Eriksson e Liedholm, valzer di fine stagione di Massimo Gramellini

Eriksson e Liedholm, valzer di fine stagione Ultima panchina per i due tecnici svedesi: il più giovane torna in Portogallo, il vecchio Nils va in pensione a Cuccaro Eriksson e Liedholm, valzer di fine stagione L'allenatore viola lascia definitivamente l'Italia - Il Barone tornerà di moda con le prime dimissioni del prossimo anno • L'amaro destino di Diaz e Virdis che lasciano la platea di S. Siro ROMA — L'ultima, volta non si scorda mai. Cala il sipario su un campionato più lungo del "Dottor Zivago» e, come nelle trasmissioni di Costanzo, prima di scomparire dietro le quinte i protagonisti di trentaquattro domeniche della nostra vita si concedono la passerella finale. Alcuni di loro non appariranno più sul palco, altri ritorneranno ma con nuovi abiti di scena. Cominciamo il valzer degli addii agitando la manina all'indirizzo di Nils Liedholm. A dire il vero, il vecchio marpione spera di rinviare la pensione di qualche giorno, il tempo di conquistare e possibilmente vincere lo spareggio-Uefa contro la Fiorentina di Eriksson. Eccolo, un addio sicuro. Liedholm, vedrete, ci ripiomberà addosso all'improvviso: dall'esilio di Cuccaro aspetterà con signorile pazienza la prima crisi di una squadra di rango per subentrare al collega dimissionato. Eriksson no. Lui se ne va davvero, torna nella Lisbona che battezzò le sue ultime vittorie, prima della lunga e infruttuosa parentesi italiana. Lascia dietro di sé un gozzaniano rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Con la Roma arrivò a un passo dal sogno. Gli fu fatale il Lecce. Al ricordo, i tifosi juventini esulteranno (fu il loro scudetto più recente); quelli granata sono autorizzati a toccare ferro. A segnare, quell'anno, il gol che sancì il trionfo bianconero fu Michelino Laudrup. Sembrava l'avvento di una nuova stella, ma ben presto si scoprì che non brillava di luce propria: pensionato il sole-Platini, la luna del danese entrò in eclissi totale. Boniperti lo ha difeso contro tutto e tutti. dall'Avvocato in giù. Adesso, seppure a malincuore, il presidente è costretto ad un commiato che difficilmente potrà essere un ar¬ rivederci. Laudrup non lascia la Juve ma l'Italia, con l'intenzione di non giocarci mai più: 'Voglio fare esperienza in un altro Paese straniero. Poi tornerò in Danimarca". Qualcuno, magari proprio i tifosi che per anni ne hanno chiesto la testa, già sta cominciando a rimpiangerlo. Meno lacrime spenderanno i tifosi del Toro per l'ultima maglia granata di Roberto Cravero. Se la società lo avesse ceduto l'anno scorso, piazza Vittorio sarebbe diventata una seconda Tienanmen. Adesso il capitano se ne va, magari alla Juve, e non importa più quasi a nessuno. Un miracolo all'incontrarlo, l'ennesimo figlio di questa disgraziata stagione torinist a. Nella Milano che celebra i suoi eroi nord-europei, due signori dalla pelle scura fanno le valigie in silenzio: Ramon Diaz e Pietro Paolo Virdis: tanti gol, tante vittorie e tanti saluti. La piazza reclama nuovi idoli da immolare sull'altare dello spettacolo. Puntiamo di nuovo verso il Sud per trovare un altro personaggio scomodo in procinto di sgommare lontano dal teatro dei suoi trionfi più grandi: Ottavio Bianchi ha perso il braccio di ferro con Diego Maradona. Se ne va lasciando più trofei in bacheca che affetti nei cuori. Ma forse il tempo cancellerà le emozioni e a resistere saranno solo i risultati: allora Bianchi verrà ricordato come l'allenatore del primo scudetto e della prima coppa europea. Nel bene e nel male, inimitabile. La lista dei commiati è più lunga dello spazio a disposizione. Scegliamo ancora un nome, e che nome: Antonio Cabrini, ultimo simbolo di una Juve che fu. Da stasera la sua maglietta bianconera esce per sempre dagli armadietti del «Combi- ed entra direttamente nella leggenda. Massimo Gramellini Nils Liedholm oggi per l'ultima volta in panchina

Luoghi citati: Danimarca, Italia, Lisbona, Portogallo, Roma