Silurato per un'intervista

Quadrumvirato a Budapest Tre riformisti affiancano (esautorandolo) Grosz Quadrumvirato a Budapest La direzione collegiale dovrà gestire il partito sino al congresso d'ottobre - Nyers, che nel '68 tentò invano di liberalizzare il regime ungherese, sostituisce Kadar come presidente del posu BUDAPEST — La decisione adottata ieri dai 113 membri del Comitato Centrale del partito operaio socialista ungherese è indubbiamente una soluzione provvisoria in vista di un rimescolamento più profondo che dovrà essere deciso dal congresso del partito, convocato per il 7 ottobre. Ma certo lo scontro all'interno del posu tra ala ortodossa e riformista ha dato ancora una volta ragione, come tredici mesi fa, quando Karory Grosz esautorò la vecchia guardia kadariana, ai «progressisti». Questa volta, pero, Grosz è sull'altra sponda. Si vede infatti affiancato da tre riformisti che, assieme a lui, daranno vita per poco più di tre mesi a un quadrumvirato atipico: Rezso Nyers, nominato presidente, l'uomo delle riforme del '68, Imre Pozsgay, il numero due del partito che si appresta a diventare il numero uno, e quel Miklos Nemeth, primo ministro, creatura di Grosz e adesso, sembra, tra i suoi più accesi avversari. Giorni fa, Nyers, la cui riabilitazione politica era avvenuta il 22 maggio scorso proprio ad opera del nuovo corso grosziano, aveva ammesso sconfortato che ormai, al vertice del partito, la 'collaborazione personale» aveva toccato il punto più basso. D'altro canto, nelle ultime settimane, Karory Grosz era stato posto apertamente sotto accusa per non aver saputo riavvicinare le posizioni estreme all'interno del partito. Il portavoce Laszlo Major, le cui dichiarazioni sono state riportate dall'agenzia ufficiale Mti, ha precisato che Grosz manterrà l'incarico di segretario gene- rale fino al congresso, che dovrà stabilire la linea del partito in vista delle elezioni democratiche del prossimo anno. A quella sede — concordano gli osservatori — sono probabilmente rinviati gli scontri più duri, e la mediazione fra vecchia guardia e riformisti radicali si annuncia fin d'ora difficile. Nyers succede a Janos Kadar, l'anziano leader del partito nominato presidente onorario nel maggio '88, quando Grosz lo sostituì come segretario generale. In un'intervista pubblicata l'altro ieri dal quotidiano Mai Nap, ha dichiarato di non voler ricoprire -un ruolo simbolico; ma non è ancora chiaro quali poteri gli saranno conferiti. Considerato il fautore delle riforme economiche avviate alla fine degli Anni 60, fu espulso dal Politbjuro nel 1973 in seguito al suo atteggiamento eccessivamente innovativo. Venne riammesso nell'organo esecutivo del partito soltanto lo scorso anno, quando Grosz divenne segretario generale e fu avviato il processo riformistico che ha portato, in soli 13 mesi, all'apertura del dialogo con le formazioni dell'oppo¬ sizione. Proprio questa settimana i rappresentanti del partito e dei gruppi indipendenti hanno concordato sulla necessità di elaborare insieme i disegni di legge e il calendario delle elezioni legislative del prossimo anno prima di sottoporli all'approvazione del Parlamento. n 16 giugno Pozsgay e Nemeth erano fra le migliaia di persone che a Budapest hanno partecipato ai funerali di Imre Nagy, il leader della rivolta antisovietica giustiziato nel 1958. Alla cerimonia non aveva preso parte Grosz, che per questo è stato duramente attaccato aia da alcuni esponenti del partito che dall'opposizione. n compito del quadrumvirato non sarà comunque solo di facciata, se si pensa che dovrà gestire la preparazione della nuova legge elettorale per far imboccare al Paese la tanto attesa via del pluripartitismo politico. Dovrà però soprattutto cercare di dare una nuova immagine di credibilità ad un partito che sta paurosamente perdendo consensi ad un anno da quelle elezioni libere che dovrebbero allineare l'Ungheria ai moderni Stati di diritto. Le 300 mila persone che il 16 giugno hanno dato l'addio ai martiri del '56 stanno a significare che il Paese chiede di voltare pagina e pretende quelle riforme istituzionali indispensabili per far marciare a pieno ritmo il processo di riforme. Un vuoto di credibilità che intacca sia 11 partito sia le istituzioni, se si pensa che solo il 44 per cento della popolazione (nel 1985 era il 66 per cento) si sente adeguatamente rappresentato dal Parlamento e addirittura il 24% (il 66 quattro anni fa) ha lo stesso atteggiamento nei confronti del partito. Il regime si sente braccato dalle decine di movimenti alternativi e gruppi indipendenti. Se si votasse oggi, così dice l'ultimo sondaggio, solo il 35 per cento della popolazione darebbe la sua fiducia al posu, una percentuale che scende addirittura al 12,6 per cento se riferita ai piccoli imprenditori. Un monito, questo, per il nuovo quadrumvirato, in cui peraltro la popolarità dei componenti, ad eccezione di Grosz, è fortunatamente in continua ascesa.

Luoghi citati: Budapest, Ungheria