Nostro razzismo quotidiano

Nostro razzismo quotidiano Altre prime: «Afrikander» di Oliver Schmitz e «Il ritorno dal fiume Kwai» di Andrew McLaglen Nostro razzismo quotidiano In Sud Africa odii e ingiustizie intorno a un piccolo delinquente che vive di furti - Un improbabile seguito al celebre colossal di Lean, con gli americani all'assalto del celebre ponte AFRIKANDER (Mapantsula) di Oliver Schmitz con Thomas Mogotane. Produzione sudafricana. Drammatico. Cinema Charlie Chaplin 1 di Torino. Una produzione sudafricana che non andrà mai in Sudafrica. Realizzato grazie a una sceneggiatura che sembrava quella di un poliziesco come tanti, dopo la presentazione a Cannes (sezione «Certain regard») il film ha rivelato in pieno il vero contenuto antiapartheid e la censura ha comunicato una lunghissima serie di tagli per la distribuzione nelle sale. Gli autori (il regista trentenne, bianco, e il protagonista, nero) si sono ben guardati dal farli. Forse proprio nel contenuto è il valore e il limite dell'opera. Nella volontà di diffondere un preciso messaggio, raccontare attraverso il microcosmo di una storia il macrocosmo degli odi razziali e delle ingiustizie, la trama del film qua e là si sfilaccia in dialoghi che probabilmente vorrebbero essere esemplificativi delle diversità, delle tensioni e degli scontri generazionali all'interno della stessa comunità nera, ma che appaiono (almeno nella traduzione e nel doppiaggio) superflui. Il merito di Afrikander è la scelta dei toni sommessi per dipingere una realtà tanto più terribile quanto più «normale» nelle sue aberrazioni. Schmitz non racconta episodi clamorosi o significativi, ma la quotidianità desolata della comunità nera: l'ingiustizia, la violenza, i coprifuoco, i giochi dei ragazzini interrotti dalle cariche della polizia, la disoccupazione, i soldi dell'affitto che non ci sono nemmeno per pagare le baracche. Il protagonista è un piccolo delinquente che vive di furti, si diverte sbronzan¬ dosi, si sente importante maltrattando la fidanzata. Ma nemmeno un qualunquista indifferente può: rimanere a lungo impassibile. " ' J- "e I ! Così, quando per l'unico atto di solidarietà umana compiuto (l'aiuto a una madre disperata nella ricerca del figlio portato via dalla polizia durante il funerale di un altro nero ucciso) si trova coinvolto negli scontri, a poco a poco la sua ribellione si incanala in una presa di coscienza ideologica. In carcere, nella stessa cella con i «terroristi», il borsaiolo già in precedenza rilasciato per aver «collaborato» con la polizia, riacquista una dignità umana e razziale che le torture morali e fisiche per spinger! ; alla delazione rafforzano fino a un fiero, conclusivo: »No!» a. pie. IL RITORNO D/»L FIUME KWAI di Andrew McLa¬ glen con Edward Fox e Denholm Elliott. Produzione Usa. Guerra. Cinema Cristallo di Torino. ■ Una didascalia ci avverte che nel febbraio del '45, a pochi mesi dalla fine ingloriosa della guerra per gli aggressori giapponesi, il ponte sul fiume Kwai costruito in Thailandia dai prigionieri inglesi viene attaccato da aerei Usa. Subito ci si mette a fare paragoni con l'affascinante filinone di Lean che nel '57 mostrò come, pur condannando la guerra, se ne potevano sfruttare le mostruosità in senso spettacolare. Ma non era in Birmania il fiume Kwai? E non si potrebbe riascoltare l'ossessiva marcetta di Arnold? Senza contare che qualcuno in sala crede che si tratti d'una copia restaurata e integrale del vecchio titolo. Così il regista avventuroso Andrew McLaglen si trova subito in difficoltà, con tanto di paragone e di rammarico. Dalla sua ha alcune citazioni non letterali (l'attivismo del prigioniero americano che cercherà l'evasione; il contrasto tra il maggiore britannico e il colonnello giapponese, avversari lealissimi; le sofferenze sotto il peso della fame e dell'arsura). Le sfrutta come può continuamente impacciato dai ricordi. Poi, avvilito dalla nostalgia per gli scontri tra Guinness e Hayakawa, concede all'ufficiale di S. M. Britannica una mentalità da Corto Maltese alquanto improbabile. Così in una storia senza credibilità e soprattutto senza tensione avremo la rivolta degl'inglesi, la conquista della nave che li porterebbe in Giappone, rincontro-scontro con gli alleati nordamericani i quali non brillano certo di perspicacia. Edward Fox conduce in fretta i suoi in salvo su un dragamine di passaggio. Che ci sia qualche taglio nell'edizione italiana? p. per.

Luoghi citati: Birmania, Cannes, Giappone, Sud Africa, Sudafrica, Torino, Usa