La fiamma dei tribuni

La fiamma dei tribuni La fiamma dei tribuni «Non vi è grande eloquenza senza libertà» Magna eloquentia, sicut fiamma, materia alitur et motibus excitatur et urendo clarescit. Eadem ratio in nostra quoque civitate antiquorum eloquentiam pròvexit. Nam etsi horum quoque temporum oratore» ea consecuti sunt, quae composita et quieta et beata re publìca trìbuìfas erat, tamen Ma perturbatane ae licentia plura sibi adsequi videbantur, cum mixtis omnibus et moderatore uno carentibus tantum quisque orator saperet, quantum erranti populo persuaderi poterat. Hinc leges adsiduae et populare nomen, hinc contiones magistratuum paene pernoctantium in rostris, hinc accusationes potentium reorum et adsìgnatae etiam domibus inimicitiae, hinc procerumfactiones et adsidua senatus adversus plebem certamina.' Quae singula etsi distrahebant rem publicam, exercebant tamen ìllorum temporum eloquentiam et magnis cumulare praemiis videbantur, quia quanto quisque plus dicendo poterat, tanto facilius honores adsequebatur, tanto magis in ipsis honoribus collegas suos anteibat, tanto plus apud principes gratiae, plus auctoritatis apud patres, plus notitiae ac nominis apud plebem parabat. Tacito Dialogus de oratoribus XXXVI, 1-4 La grande eloquenza, come la fiamma, è alimentata da materia, è ravvivata da movimento, risplende bruciando. Questo motivo, anche nella nostra città, ha fatto progredire l'eloquenza degli antichi. Infatti, sebbene anche gli oratori dei nostri tempi abbiano raggiunto quel prestigio che si poteva ottenere in uno stato ben regolato, pacifico e felice, tuttavia allora sembrava che potessero ottenere di più nello scompiglio frenato di quei tempi. Allora, infatti, nella confusione generale e nell'assenza di un unico capo, un oratore valeva nella misura in cui poteva influire su un popolo senza guida. Di qui le continue proposte di leggi e la popolarità del nome, di qui le arringhe di magistrati che quasi passavano le notti sulla tribuna, di qui le accuse contro uomini potenti e le inimicizie dichiarate anche a intere famiglie, di qui le faziosità dei nobili e le continue lotte del Senato e della plebe. E tutto ciò, sebbene lacerasse lo stato, tuttavia manteneva viva l'eloquenza di quei tempi e sembrava promettere grandi ricompense: infatti quanta più influenza esercitava ciascuno con la parola, tanto più facilmente otteneva le cariche e tanto più superava i colleghi nell'esercizio delle cariche stesse, tanto più otteneva favori presso i grandi, autorità presso il Senato, fama e celebrità presso la plebe. prof. Enrico Morano Liceo classico «Gioberti» di Torino

Persone citate: Enrico Morano, Gioberti

Luoghi citati: Torino