Gli esperti: brani facili, più filosofici che storici di Raffaello Masci

Gli esperti: brani facili, più filosofici che storici Gli esperti: brani facili, più filosofici che storici ROMA — Le versioni di latino erano facili o comunque accessibili. Oli studenti del classico hanno fatto i conti con un Tacito non tra I più cattivi; quelli del magistrale con un Quintiliano sentenzioso e pedagogo, perché gli aspiranti maestri lo sentissero più vicino. Il brano di Tacito aveva per titolo: «JVon vi è grande eloquenza senza libertà», ed era tratto dal Dialogus de oratoribus, opera di discussa attribuzione, anche se considerata universalmente dell'illustre storico. II brano di Quintiliano, era invece intitolato: «Il futuro oratore deve abituarsi fin dall'infanzia a vivere in società: più vantaggiosa è pertanto la scuola pubblica», ed era tratto àah'Institutio oratoria, un'opera a cui si attinge spesso negli istituti magistrali. La sola attenta lettura dei titoli avrebbe subito svelato ai maturandi 11 senso generale dei rispettivi brani, requisito fondamentale per affrontarli con cognizione di causa. Tempo consentito per condurre a termine la traduzione: quattro ore. Come di consueto, non si poteva portare altro che il vocabolario italiano-latino. Il primo del commenti «a caldo» sui brani proposti ci viene dal decano dei latinisti, il prof. Ettore Paratore: «C'è criterio e uniformità nella scelta. Ritrovo da alcuni anni a questa parte una preferenza per i temi a carattere speculativo e analitico di situazioni ambientali. I due testi non comportano gravi difficoltà, ma il carattere riflessivo può rappresentare una "aggravante"per chi attendeva brani di narrativa, specie dì tipo storico». Ma vediamo che tipo di brani erano, secondo una lettura assai originale di Carlo Carena, esperto del mondo antico. «Il brano di Tacito — dice il prof. Carena — è un grande quadro della Rivoluzione francese, un ritratto di Mirabeau e di Babeuf, lo si può trasferire addirittura al potere odierno dei mezzi di comunicazione di massa, e alle caratteristiche di una campagna di stampa (accusationes potentium, reorum ...) o di una polemica o di una stroncatura. Non c'era solo da rendere con efficacia i due quadri, dell'eloquenza languente nei regimi del consenso e di quella effervescente delle repubbliche liberali, o meglio giacobine; bensì anche da vitalizzare certi termini, come turbatio et licentia, o moderator o distrahebant rem publicam o apud principes gratiae, questo miraggio intramon¬ tabile». Quanto al brano di Quintiliano, siamo di fronte a un »elogio, di solito polemico, qui argomentato, dell'istruzione pubblica — continua Carena — e più in generale della vita associata, contro le congiure psicologiche di quella privata e solitaria; poi una descrizione al vivo di una scolaresca, e un apprezzamento della competitività appena smorzato in extremis. Le difficoltà di resa credo siano in alcuni significati, magari primari, ma più remoti all'italiano come celebritas per folla o offendit per inciampa». Secondo il prof. Scevola Marietti, che insegna filologia greca e latina nell'Università di Roma: «/ due passi si muovono in uno stesso ambito di problemi, che sono quelli dell'oratoria della fine dell secolo. Mentre l'uno pone l'accento più sull'e¬ ducazione dell'oratore (Quintiliano), l'altro ne sottolinea la valenza civile (Tacito): C'è una domanda di prammatica: agli studenti la versione sarà apparsa facile o difficile? 'Senz'altro il brano di Quintiliano per una maturità va benissimo, è pieno di buon senso e di cose valide ancora oggi — dice il prof. Giovanni D'Anna, docente di letteratura latina alla Sapienza di Roma — una versione peraltro abbastanza facile. Altrettanto si può dire per il brano di Tacito, considerando che si tratta di un Tacito molto particolare. Credo soprattutto che una conoscenza, attraverso lo studio della storia letteraria, dell'argomento del Dialogus, avrebbe giovato alla comprensione e quindi alla resa del testo». «71 brano di Tacito è ass -t ciceroniano e quindi j. incline ad una esposizione articolata — aggiunge Scevola Mariotti — per questo non è di quelli che seminano il terrore tra l candidati». Secondo il prof. Francesco Glancotti, dell'Università di Torino, il brano di Quintiliano 'S'incentra sulla necessità del futuro oratore di abituarsi a vivere tra gli uomini ed evitare la solitudine. Questo è il nocciolo del discorso, ed è solo recependo prima questo senso generale del brano che la traduzione si esegue con facilità». Come in ogni versione di latino che si rispetti, anche In queste non mancavano i trabocchetti. Oltre a quelle segnalate da Carena, Giancotti sottolinea alcune asperità sulle quali i maturandi con ogni probabilità si saranno arenati. In Quintiliano il passo ostico era uno solo: «Neque enim est sanctius sacris isdem quam studiis initiari: In Tacito i passaggio ardui erano invece tre (a riprova della maggiore durezza del tema scelto per il classico): 1) «tantum quisque orator saperet, quantum erranti populo persuaderi poterat»; 2) «adsignatae etiam domibus inimicitiae»; 3) la parola segnalata anche da Carena, «distrahebant», che andava tradotta nel senso di «lacerare». Qiancotti ha anche una proposta da fare per gli anni venturi: la possibilità di scegliere tra uno o più testi da tradurre, e tra questi uno poetico, affinché il candidato possa esprimere, unitamente alla conoscenza della lingua latina, anche* una sua sensibilità estetica. Raffaello Masci Roma. Tutti insieme dopo l'esame per un controllo sul libri: il compito fatto sarà giusto?

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