«Fondi neri» Iri assolto Bernabei
«Fondi neri» Iri assolto Bernabei La sentenza della Cassazione «Fondi neri» Iri assolto Bernabei Il presidente Italstat era già amnistiato DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Ettore Bernabei è stato prosciolto dalle accuse di appropriazione indebita, legate alla vicenda dei cosiddetti «fondi neri» dell'In. Bernabei, attuale presidente dell'Italstat, aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della corte d'appello di Roma che lo aveva amnistiato dallo stesso reato di chiarendo estinto il reato senza entrare nel merito. Una soluzione che Bernabei aveva sempre rifiutato. La vicenda risale alla fine degli Anni 70: la procura di Milano aveva scoperto che i bilanci di alcune società dell'Italstat (gruppo In) nascondevano cifre ingenti. Successive indagini avevano portato all'incriminazione di Giuseppe Petrilli, ex presidente per 18 anni dell'Ili; di Alberto Boyer, ex direttore generale dell'ente; di Fausto Calabria, ex direttore centrale addetto alla direzione finanziaria dell'Iri, e di Ettore Bernabei, ex direttore generale della Rai. La procura della Corte dei conti aveva definito lo scandalo •il più grave nella storia della Repubblica». Circa duecento miliardi erano usciti dalle casse dell'Ir! e se ne era persa ogni traccia. Bernabei si difese dicendo che erano soldi utilizzati per la promozione d'immagine di società del gruppo. Risultano agli atti: 10,7 miliardi per l'acquisto di immobili a Roma e Firenze, 1,5 miliardi consegnati a Gianni Letta, direttore del quotidiano romano 'Il Tempo»; 6 miliardi per la chiesa di Torbe llamonaca consegnati alla Pontificia Opera per le Chiese di Roma; 2,7 miliardi per lo sviluppo dell'edilizia universitaria; 3,3 miliardi alla società Elis per corsi di aggiornamento professionale; 2 miliardi al professor Mandelli per realizzare un centro di oncologia ematologica; 500 milioni al professor Luigi Gedda per lo studio delle tossicodipendenze; 3,1 miliardi al dottor Postiglione, amministratore delegato della società Condotte; 70 milioni allo scultore Cecco Bonanotte. La seconda sezione penale della Cassazione ha riconosciuto la validità delle tesi difensive 'perché il fatto non è previsto dalla legge come reato».
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