E l'Italia scopre di non essere Riva-dipendente di Curzio Maltese

E l'Italia scopre di non essere Riva-dipendente BASKET Gli azzurri entrano in semifinale con un tranquillo allenamento contro l'Olanda E l'Italia scopre di non essere Riva-dipendente Dopo il consueto show di «Mister 7 miliardi» nel primo tempo, Gamba trova un'altra pericolosa bocca da fuoco in Iacopini - Oggi riposo, domani il disperato assalto alla favoritissima Jugoslavia di Drazen Petrovic DAL NOSTRO INVIATO ZAGABRIA — Una passeggiata fra i tulipani ha portato l'Italia in semifinale. La squadra di Gamba affronterà domani la Jugoslavia, favoritissima del torneo. A meno di miracoli, gli azzurri, incassata una più o meno onorevole sconfitta, si giocheranno poi l'ultimo posto sul podio contro la Grecia, vittima designata dell'altra semifinale contro l'Urss. rivincita dell'incredibile finale degli Europei di due anni fa. E' un copione già scritto in questo Europeo che è perfino noioso per quanto fedele alle previsioni della vigilia. Jugoslavia e Urss sono su un altro pianeta, il resto del continente è costretto a sgomitare per le briciole. L'unica sorpresa, negativa, è stata semmai finora la crisi della Spagna, assai mal messa per quanto s'è visto dopo l'ennesima rivoluzione di Diaz Miguel. Pioggia di conferme anche per quanto riguarda il nostro orticello azzurro. E non tutte felici. Perfino questa ItaliaOlanda può servire a farci riflettere sopra. E' stata, va detto, una partita totalmente insignificante, una specie di amichevole. Tanto che a metà ripresa, quando i nostri erano in vantaggio di 30 punti, anche la panchina azzurra se ne è del tutto disinteressata. Fioccavano piuttosto risate e battute sul fatto che Ario Costa, per il terzo giorno consecutivo, fosse stato sorteggiato per l'antidoping. Ma, dicevamo, perfino una passeggiata come questa (89-66) ha detto qualcosa. In- nanzitutto, non è vero che l'Italia sia Riva-dipendente. Mister 7 miliardi, è vero, nel primo tempo contro l'Olanda ha deciso da solo il risultato. Un altro show personale, da iscrivere nel tabellino dei record: 8 su 8 al tiro, con due bombe da 3 punti, per un bottino complessivo di 18 punti. Cioè la metà esatta di quello della squadra (36-23) all'intervallo. Eppure quando Riva è uscito, dopo qualche minuto della ripresa. all'Italia non si sono bagnate le polveri, come qualcuno avrebbe immaginato. Anzi. Iacopini ha raccolto il testimone e ha ricominciato a bombardare la povera difesa olandese con la stessa precisione. Tanto da segnare 13 punti in appena 9' di gioco, con tre tiri pesanti. Accanto a lui si e scatenato Dell'Agnello, perfetto anch'egli con 5 su 5 al tiro, che aveva rilevato quasi subito un Morandotti in giornata storta. La difesa di burro degli olandesi, sforacchiata un po' dappertutto e soprattutto dalla lunga distanza, non sarà magari un test probante. Ma quei pochi spiccioli di gara giocati da Iacopini dovrebbero far riflettere su una Nazionale che non e proprio Riva-dipendente e forse non lo sa. Contro Jugoslavia e ancora di più contro la Grecia, servirà qualcuno per affiancare la nostra unica bocca da fuoco. Nelle prime due partite Gamba non ha voluto saperne. Si è affidato al suo braccio armato della Brianza e ha avuto ragione. Almeno in parte. Perche in definitiva è stato sacrificato il talento di Riccardo Morandotti. che non sarà un difensore eccelso ma che in campionato vanta percentuali di tiro anche superiori a quelle di Riva. Ora insistere su questa strada potrebbe però diventare pericoloso. Saltiamo il discorso sulla Jugoslavia. contro la quale avremo poche chances anche se di Riva ne avessimo tre. e arriviamo alla Grecia. I campioni d'Europa uscenti hanno ben altre armi difensive da opporre all'Italia che non la Spagna dell'altro giorno e l'Olanda di ieri. Già a Rotterdam, nelle qualificazioni olimpiche, a Galis e compagni riuscì il giochetto di ingabbiare Antonello Riva e bastonare il resto della truppa azzurra. Nella speranza che il riposo porti consiglio, archiviamo questa prima fase, che come si diceva ha offerto poche sorprese. Resta favoritissima la Jugoslavia di Drazen Petrovic. che ha sulla sua strada soltanto una vera avversaria, e cioè se stessa. Fuori di metafora, i monelli slavi, circondati in questi giorni da ondate di vero fanatismo cestistico. coccolati come ragazzi prodigio, rischiano di ripetere il crack di Seul. Allora gettarono alle ortiche, per pura presunzione, una medaglia d'oro che sembrava già conquistata a pochi minuti dal termine della sfida contro l'Unione Sovietica. Quanto all'Italia, la strada verso il bronzo è ancora lunga. E mentre la si percorre, vale l'orse la pena di chiedersi se fosse giusto concentrale tutti gli sforzi di questa spedizione sull'obiettivo immediato. A costo di non costruire e di non inventare nulla. Se non questo Michelino D'Antoni in maglia azzurra, ancora capace di insegnare con il suo entusiasmo che il basket, oltretutto, è un gioco per grandi e bambini. Curzio Maltese