Ma l'Eni non vuole vendere di Roberto Ippolito

M M ROMA — Franco Re viglio è risentito con Raul Gardini. Il presidente dell'Eni non ha gradito la richiesta del «collega» della Montedison di rilevare tutta l'Enimont. Gli ricorda che il colosso chimico è il frutto della collaborazione fra capitale pubblico e privato e che in questo momento bisogna preoccuparsi soltanto di farlo funzionare. La replica di Reviglio è netta: -Il problema è che dopo tante fatiche abbiamo finalmente fatto nascere questa joint venture che non è, come qualcuno pensa o come qualcuno vorrebbe, un'impresa esclusivamente privata: è un'impresa di joint venture pubblico-privato. Dalla collaborazione dei due partner dipende in grande parte la misura del successo». Il presidente dell'Eni ne ha parlato ieri mattina con i giornalisti, solo ventiquattr'ore dopo la dichiarazione di Gardini che -fra tre anni Enimont. oggi controllata pariteticamente da Eni e Montedison, passerà sotto il nostro controllo'. La richiesta di avere tutta l'Enimont ha sorpreso l'Eni, ma anche il mondo politico. •Se sono questi i desideri di Gardini, sono legittimi; ma cerchiamo di far funzionare l'Enimont per la quale si fa molta fatica^ osserva il vicepresidente del Consiglio, il socialista Gianni De Michelis. Ci si chiede anche come come mai si discuta l'assetto dell'Enimont non ancora operativa: non si sono svolte le assemblee societarie per conferire le attività dei due partner; si sta lavorando per la quotazione in Borsa; il Parlamento deve confermare gli sgravi fiscali alla Montedison. In base agli accordi, l'assetto proprietario può essere rivisto fra tre anni, n "deside¬ rio di Gardini», secondo Reviglio, è perciò 'Compatibile con la nostra convenzione che prevede la possibilità di proporre il conferimento di attività chimiche e la conseguente scelta, da parte Eni, se andare in minoranza o acquisire la quota di Gardini». Reviglio è ironico nei confronti del presidente della Montedison: 'Non ha avuto la pazienza di aspettare tre anni per esprimere il suo desiderio: dovrà avere però la pazienza di aspettare tre anni per conoscere quello che sarà il desiderio Eni e la decisione del governo. Dovrà quindi esercitare in questo periodo una virtù che ritengo molto importante: quella della pazienza'. L'orientamento del governo è sempre stato netto: la chimica è strategica e quindi lo Stato deve essere presente nell'Enimont. -La chimica italiana non può essere privatizzata' ricorda Biagio Marzo, presidente socialista della commissione bicamerale per le Partecipazioni statali. Dopo le disfatte di Eugenio Cefis, Nino Rovelli e Raffaele Ursini, aggiunge Marzo, la lezione è 'privilegiare senz'altro la strada della collaborazione tra pubblico e privato». Roberto Ippolito

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