Per Teheran Gorbaciov «poco liberale
La base si ribella a Walesa: «Non liquidarci» Solidarnosc vuole chiudere le «sezioni politiche» create per la campagna elettorale La base si ribella a Walesa: «Non liquidarci» Sofferta assemblea sul futuro del sindacato-partito - Nel Comitato Centrale prosegue a porte chiuse lo scontro falchi-moderati - Tramonta la candidatura Rakowski, ma già si affaccia un nuovo «liberal» DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — Aula Magna dell'Università di Varsavia. Dal podio degli oratori un signore in maniche di camicia tenta di mettere ordine alla discussione ma la platea rumoreggia con fischi ed applausi. Lech Walesa, il volto teso, si alza di scatto, afferra il microfono. "Amici, sarò chiaro. Non zittirò chi mi ostacola però non sono disposto a sentire tutte le vostre campane». Solidarnosc è piombata di colpo nella bufera, l'opposizione che sembrava granitica, compatta, disciplinatissima mette invece in piazza l'improvviso dissidio interno scoppiai. < fra la base dei militanti ed il vertice sindacale. A scatenare la crisi sono stati ì 17 membri del Comitato esecutivo nazionale che hanno appena ordinato lo scioglimento a livello regionale dei comitati civici nati in concomitanza con le elezioni. Secondo gli strateghi walesiani la liquidazione delle strutture era nei patti perché la loro collocazione troppo politica sarebbe entrata fatalmente in rotta di collisione con la filosofia del sindacato. "Ci date il benservito», grida una delegata di Stettino. «Afa chi credete che vi abbia eletti? Siamo stati noi con il nostro lavoro di bestie da soma». Parla un rappresentante dei minatori: denuncia preoccupato l'inquietudine della sua sezione dinanzi alla prospettiva di distruggere l'unità di Solidarnosc prima àncora di affrontare i prossimi negoziati con il governo. "Lech, mi sembri un immortale come gli Accademici di Francia, non è questo che volevano i nostri simpatizzanti». La replica del Premio Nobel è pacata. Un accorato appello ai presenti, guardatevi allo specchio, non dilaniatevi -in futili esami di coscienza dopo la confessione. Se abbiamo una crisi d'identità, non può scalfire l'obiettivo finale, quello di riportare il sindacato alle sue antiche dimensioni organizzative che ora dovranno fungere da supporto alle nostre attività parlamentari. Faremmo il gioco dei nostri avversari, che attendono eventuali passi falsi mentre la nostra missione è collaborare». E ripete. "Non entreremo nel governo, restiamo all'opposizione però aiuteremo il regime quando e dove si batterà per l'adozione delle riforme che costituiscono l'impegno principale della rinascita polacca». Che cosa succederà? La fronda post-elettorale non elimina il dissidio di fondo che ha comunque evidenziato i malumori dell'apparato, restio a rìcorloscérsi nei dirigenti. Acque agitate pure nei ranghi del partito comunista, come dimostra l'aspro dibattito, carico di risentimenti incrociati, in corso alla due giorni del Comitato Centrale, riunito dall'altro ieri a porte chiuse. Lo scontro fra riformisti e conservatori non accenna a chiudersi, ogni decisione sarebbe stata rinviata al Plenum del 28 giugno dal quale scaturiranno il nuovo vertice del Politbjuro e il nome del candidato alla guida del governo, forse l'attuale ministro degli Interni, generale Klszczak. Stando alle indiscrezioni raccolte negli ambienti del poup, la nomina a segretario dell'ex primo ministro Rakowski in sostituzione del pre¬ sidente Jaruzelski incontrerebbe notevoli difficoltà mentre salirebbero le azioni di Marian Orzechowski, esponente dell'ala liberale. Questi è uscito allo scoperto con una dichiarazione molto possibilista ripresa con risalto dalla stampa di regime, quindi di certo approvata dall'alto. La realtà espressa dalla società polacca — dice Orzechowski — che ha dato piena fiducia "alle forze creative» della piattaforma programmatica di Solidarnosc deve trovare sbocco nell'accordo parlamentare di sostegno ad un governo unitario. L'eventuale inclusione di tecnici dell'opposizione diventa quindi un ripiego "artificiale- e non risolve le radici del problema. Bisogna quindi continuare il dialogo della pacificazione nazionale avviato ai negoziati della «tavola rotonda». Il nodo polacco è tutto qui: potere ed opposizione vogliono allentarlo nel segno della concordia, ma nessuno — vinti e vincitori — sa ancora con precisione quale sia il metodo migliore per sbrogliare la matassa. Piero de Garzarolli
Persone citate: Aula Magna, Jaruzelski, Lech Walesa, Marian Orzechowski, Orzechowski, Piero De Garzarolli, Rakowski, Walesa
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