La Ferrari dice basta via Bernard

Un regno di mille giorni che non lascia rimpianti Un regno di mille giorni che non lascia rimpianti All'Inizio era stato un colpo di fulmine, dettato molto dalla necessità (si era chiusa l'era Forghieri) e un po' dall'ammirazione che il personaggio suscitava per le vittorie e la perfezione delle sue vetture, le McLaren. Era stato chiamato da Enzo Ferrari, deciso a dare un colpo di timone al team, e dal figlio Piero Lardi. Contratto da favola, un centro a Guildford, carta bianca. Così si era presentato John Barnard alla Ferrari. Ma dopo 15 giorni la situazione era già cambiata. Fra le sue prime decisioni l'imposizione di un capo meccanico spagnolo, Villadelprat, l'allontanamento di Piero Ferrari dai campi di gara, persino la proibizione di bere lambnisco nei pasti. Barnard, ingaggiato da Maranello il 1° novembre 1986, in quasi mille giorni di regno (a ieri erano 953) ha prodotto poco: due vittorie nel finale 1987 con una vettura disegnata da Brunner e rivista da Postlethwaite, un successo l'anno scorso a Monza con una monoposto ibrida, un altro a inizio '89 con la «639» divenuta poi «640». Più di due anni per realizzare una monoposto valida sul piano concettuale, ma con l'handicap di un cambio a controllo elettronico che avrebbe meritato qualche test in più. Negativa anche la decisione di allontanare uomini di valore come His, Migeot e lo stesso Postlethwaite, cui Barnard strappò sulla faccia il progetto di un'auto che ora si chiama Tyrrell. L'addio dell'inglese, tecnico con grandi idee ma poco cuore, non lascia rimpianti. c. eh. John Barnard (a sinistra) lascia la Ferrari dopo tre anni

Luoghi citati: Maranello, Monza