Novara, morta la mamma in coma

Novara, moria la mamma in coma Da due mesi i medici la tenevano in vita per salvare il feto Novara, moria la mamma in coma CASALE MONFERRATO — Alle 17 di ieri, nel reparto rianimazione dell'ospedale Maggiore di Novara, è morta Elisabetta Dini, la giovane madre in coma da circa due mesi che i medici mantenevano in vita artificialmente per tentare di salvare il bimbo in gestazione nel suo grembo. Racconta il dottor Cleto Antonini che aveva in cura la giovane: 'Il cuore ha cessato di battere e non abbiamo più messo in atto alcun tentativo di rianimazione. Da giorni il quadro clinico della paziente era sensibilmente peggiorato: la pressione era instabile e si era registrato un aumento della temperatura corporea dovuto a complicazioni di tipo infettivo. Il bambino, invece, continuava a dare segni di attività, con battito cardiaco nella norma. Solo l'aumento dipeso si era notevolmente ridotto». ' La notizia della morte è stata subito comunicata ai familiari a Valmacca, piccolo paese vicino a Casale Monferrato dove Elisabetta Dini abitava assieme al marito. L'annuncio li ha raggiunti poco prima che, come ogni giorno, partissero per l'ospedale di Novara, per assistere Elisabetta. Che questa dovesse essere la conclusione del dramma, era purtroppo pressoché scontato, ma la speranza, dopo i primi momenti di sconforto, non aveva abbandonato i familiari. Soprattutto dopo che un'altra giovane madre. Maria Grazia Rollino di Vercelli, anche lei in coma a Pavia, aveva dato alla luce un bimbo con parto cesareo. Due vicende parallele, che hanno tenuto con il fiato sospeso tutta Italia. Le due madri si sono trovate accomunate in una lotta gemella. E ieri mamma Elisabetta si è arresa. La giovane, incinta di tre mesi e mezzo, all'ora di pranzo del 4 maggio scorso aveva accusato un forte mal di testa e nausea. Il marito, Walter Pigato, l'aveva accompagnata immediatamente all'ospedale Santo Spirito di Casale. I medici, compresa la gravità del caso, ne avevano disposto il trasferimento d'urgenza, in elicottero, all'ospedale Maggiore di Novara. Ma quando Elisabetta veniva ricoverata era ormai in coma a causa di una emorragia cerebrale. Il giorno dopo era dichiarata clinicamente morta. Vivo era invece il bimbo che Elisabetta portava in grembo. I parenti si opponevano al tentativo di mantenerlo in vita, temendo che nascesse con malformazioni. I medici decidevano di tentare il miracolo. Grazie alla rianimazione artificiale, per seti te settimane si sono garanti¬ te le funzioni vitali della giovane, nel tentativo disperato di consentire al feto di raggiungere un grado di maturazione sufficiente per praticare il parto cesareo. E qualche risultato positivo c'era, in effetti, stato: il feto cresceva. Ma fin dall'inizio le speranze erano poche: «£' una situazione impossibile, non ha precedenti» avevano ammesso con franchezza i medici. Eppure, il cuore di Elisabetta ha continuato a battere per cinquanta giorni. «C/re caso unico», commenta il dottor Antonini. Una resistenza inaspettata, continuata fino a ieri pomeriggio, quando in casa dei familiari della giovane è squillato il telefono: poche frasi di circostanza per mettere la parola fine alle speranze che Elisabetta riuscisse a compiere il miracolo per sé e per la creatura che portava in grembo.,, , . , ... s.m.

Persone citate: Antonini, Cleto Antonini, Elisabetta Dini, Maria Grazia Rollino, Walter Pigato

Luoghi citati: Casale, Casale Monferrato, Italia, Novara, Pavia, Valmacca, Vercelli