«Papandreu non andrà al vertice di Madrid»
«Papandreu non andrà al vertice di Madrid» «Gli manca l'autorità per rappresentarci» «Papandreu non andrà al vertice di Madrid» La nuova maggioranza propone che ci vada il presidente Sarzetakis NOSTRO SERVIZIO ATENE — Costantino Mitsotakis ha avviato ieri il giro delle consultazioni, previste dal mandato esplorativo affidatogli, ■ incontrandosi con Harilaos Florakis, segretario del partito comunista greco e presidente della Coalizione della sinistra, che l'esito delle recenti elezioni ha elevato al ruolo di ago della bilancia della futura maggioranza parlamentare. La moralizzazione della vita pubblica, previa punizione dei responsabili politici degli scandali e della corruzione, è stata ovviamente l'oggetto principale del colloquio, poiché su tale cavallo di battaglia i due partiti avevano condotto le loro campagne elettorali. I due leader hanno dichiarato, alla conclusione dei colloqui, che erano d'accordo sull'impellenza della «pulizia», ma che le rispettive posizioni sulla procedura da adottare per non fare slittare l'attuale legislatura erano rimaste le stesse della vigilia. Un altro nodo da sciogliere nel corso dei febbrili incontri che segnano queste giornate di stallo politico è quello della rappresentanza del Paese all'imminente vertice comunitario di Madrid. La gestione del semestre precedente, affidata al turno presidenziale della Grecia, aveva fruttato ben poco per via del tumulto politico interno e della malattia di Papandreu, che ne avevano menomato l'abituale capacità d'iniziativa. Per la prossima sessione, i neodemocratici hanno pro¬ posto che il capo dello Stato, Sarzetakis, accompagnato dal ministro degli Esteri uscente, prenda il posto del primo ministro, giudicato inadeguato a ricoprire un ruolo tanto importante per via della fresca sconfitta elettorale. Secondo la Costituzione, tuttavia, Papandreu, pur dimissionarlo, continua ad essere capo del governo rimasto a gestire gli affari correnti. Per decidere sulla posizione greca e sui temi da portare a Madrid, è stato convocato, per domani, un incontro fra 1 rappresentanti dei tre maggiori partiti presso il ministero degli Esteri di Atene. Vi si discuterà probabilmente anche di questa questione, ma, a meno di una convergenza unanime, non si vede come si possa precludere la presenza di Papandreu al vertice, dato che ciò non è previsto da nessuna norma costituzionale. Intanto, appena chiusa la parentesi elettorale, la Giustizia ha ripreso il suo corso sul fronte dello scandalo della Banca di Creta. Il nuovo fatto è l'incriminazione formale, con conseguente divieto di espatrio trasmesso alle frontiere, della moglie di Agamemnon Kutsojorgas, l'ex vice di Papandreu, lasciato fuori dalle liste dei candidati socialisti a queste elezioni a causa dei sospetti di corruzione. Il capo d'accusa riguarda quel conto della Banca Citycorp di Ginevra, intestato alla coppia, sul quale, nell'estate scorsa, un consigliere legale di Kosko- tas, il bancarottiere fuggito in America, aveva depositato una somma di due milioni di dollari. Il denaro era destinato a compensare Kutsojorgas, a quel tempo a capo del ministero della Giustizia, per una legge ad hoc fatta votare per impedire l'ispezione dei depositi della Banca, sospettata dalla Banca di Grecia di scorrettezze. L'incriminazione dello stesso ex ministro è tuttora al vaglio dei consiglieri d'appello. Ma, ieri mattina, i giudici istruttori Scarlatos e Krustallakis hanno consegnato al presidente del Parlamento uscente, Jannis Alevras, cinque volumi d'incartamenti con le evidenze dell'implicazione, tanto di Kutsojorgas, quanto di Jorgos Petsos, ex ministro dei Trasporti, anch'egli depennato dalle liste elettorali del Pasok per l'accusa di partecipazione nel dissesto della banca. Secondo la prassi costituzionale, i due magistrati dovranno rimettere al Parlamento la decisione di muovere a carico dei politici incriminati la procedura prevista dalla cosiddetta legge sulla responsabilità dei ministri. I due, nel corso di dichiarazioni precedenti, avevano respinto le accuse. Sia Kutsojorgas sia Petsos avevano detto che non intendevano assumersi il ruolo di capri espiatori e che, se responsabilità c'erano, essi avrebbero dimostrato che «tali responsabilità erano collettive'. Minas Minassian
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