«Studiate il verbo di Deng»

«Studiate il verbo di Deng» «Studiate il verbo di Deng» PECHINO — Pubblichiamo un eccezionale documento, ancora parzialmente segreto in Cina: il discorso pronunciato da Deng Xiaoping il 9 giugno alla Commissione militare e a 200 generali delle truppe impiegate nella repressione. La Stampa è venuta in possesso della versione integrale. Di esso sono apparse a New York due versioni: una sul quotidiano dei cinesi d'oltremare, l'altra sul World Journal, sempre in lingua cinese, riprese dal New York Times. In Cina si moltiplicano gli inviti a studiare il discorso, che costituisce la «linea ufficiale» sull'intervento militare. •La bufera doveva arrivare prima o poi, determinata dal clima politico intemazionale ed interno. E' bene per noi che sia giunta in un momento in cui molti rivoluzionari veterani sono ancora vivi. Alcuni compagni non capiscono questo, ma alla fine essi comprenderanno la verità ed appoggeranno la decisione presa dal partito. L'editoriale del Quotidiano del Popolo (quello del 26 aprile che scatenò ancor più le manifestazioni studentesche — ndr) definiva il movimento come disordine. (A questo punto interviene Li Peng: questa è una cospirazione pianificata, la cui essenza è negare la guida del partito, negare il socialismo). Il disordine è un termine accurato per questo movimento. E' quindi naturale che esso si sviluppasse in una ribellione controrivoluzionaria. Ed è stato relativamente facile risolvere il problema con l'aiuto di cosi tanti veterani della rivoluzione. La difficoltà è stala che non avevamo mai dovuto fronteggiare prima un problema come questo. Un piccolo gruppo di cattivi soggetti si erano mischiati con gli studenti e le masse e ciò rendeva difficile per noi prendere le misure che dovevano essere prese. Senza il sostegno di molti veterani del partilo non avremmo potuto valutare bene la natura degli eventi. •Qualcuno può pensare che è solo un problema di come trattare il popolo. Comunque dall'altra parte non c'è soltanto gente dalle idee non chiare, confuse, ma anche i superstiti delle guardie rosse e dei criminali. Essi vogliono rovesciare partilo e governo. Questa è la natura degli incidenti. Io credo che una analisi seria e chiara porterà molti dei compagni a sostenere le decisioni e l'approccio presi dal partito. •La natura del movimento ed il suo scopo è stalo chiarissimo sin da quando è comincialo. Essi avevano due slogan: abbasso il partito comunista, rovesciamo il socialismo. Essi volevano stabilire una repubblica capitalista completamente occidentalizzata. •Abbiamo perduto tanti buoni compagni durante la ribellione. Sono state saccheggiate persino armi e munizioni. Perché tutto ciò? Perché i criminali si erano mischiali al popolo e così noi non potevamo prendere i passi decisivi per fermare tutto ciò. •Le forze armale hanno superato un severo test durante la ribellione. E' emerso che i nostri giovani soldati hanno superato con succes¬ so questo test. Se noi avessimo usato i carri per schiacciare la rivolta, tutto il Paese ne sarebbe rimasto sconcertalo e confuso. Per questo io debbo ringraziare l'Armata per il suo autocontrollo, malgrado le perdite, l'Armala può conquistare la fiducia del popolo, chiarire la confusione che è nelle menti della genie, far vedere di cosa è veramente capace l'Armata Popolare di Liberazione, dimostrare chi è che ha sparso il sangue. Una volta chiaro ciò. l'iniziativa sarà nelle nostre mani. Una volta che il popolo avrà visto la verità esso coopererà con l'Armata. In ogni caso noi non dobbiamo più permettere che vengano saccheggiate armi. •Nell'Armata non ci sono più tanti veterani della rivoluzione, ma i nostri giovani soldati sono leali al partito ed al popolo. •Essi hanno sacrificalo le loro vite in un momento critico senza alcuna esitazione. Ciò dimostra che l'Armata Popolare di Liberazione è ancora il grande bastione d'acciaio a difesa degli interessi del partito del popolo. Qualsiasi cosa avvenga l'Annata è sempre sotto la guida del partito. Al tempo stesso noi non dobbiamo dimenticare quanto crudeli siano i nostri nemici, non dobbiamo avere nessuna pietà per loro, neanche l'I per cento di pietà. •Questo incidente ci obbliga a riesaminare il nostro passato e a pensare per il futuro. Può venire fuori che il negativo si trasforma in positivo e ci aiuti a prendere passi più decisivi e migliori e stabili verso le riforme e l'apertura. •Si deve rispondere seriamente a due domande. Primo: la politica e le strategie adottate sin dall'I 1° congresso del partito (1918) sono corrette? Le riforme e l'apertura sono una politica troppo di sinistra? Nei passati dieci anni di riforme abbiamo raggiunto lo scopo di raddoppiare la dimensione della nostra economia e contiamo di usare i prossimi dodici anni per un ulteriore raddoppio. Per questo le nostre politiche non sono troppo di sinistra o estremiste. Possiamo quindi dire in questo momento che non abbiamo mancato il raggiungimento di scopi strategici. Secondo: il 13° congresso (1987; ha deciso di aderire alla politica di apertura ed ai quattro principi cardinali (guida del partito, strada del socialismo, dittatura democratica proletaria, marxismo-leninismo e pensiero di Mao — ndrj è una strategia sbagliata? Ho pensato spesso a questo recentemente. Ma non c'è nulla di sbaglialo in questa strategia. Se c'è qualcosa di sbagliato è che non abbiamo fatto abbastanza riforme e abbastanza aperture, l'errore coiisiste quindi nella applicazione della linea, non siamo stali coerenti nell'applicare la strategia. •L'errore più serio compiuto in questi 10 anni di riforme è nell'aver trascuralo l'educazione. Certamente non intendo l'educazione scolastica, intendo l'educazione ideologica del popolo. Dobbiamo rafforzare da una parte l'educazione ideologica e dall'altra le aperture alle riforme. •Questa politica di riforme e di apertura è sbaglia¬ ta? No. Senza di essa il nostro popolo non potrebbe godere dello standard di vita di cui gode oggi. Dobbiamo dare una valutazione serena delle conquiste delle riforme. In campo economico noi continueremo a rafforzare la combinazione tra la pianificazione e i meccanismi del mercato. Nel periodo di aggiustamento potremo mettere più enfasi sulla pianificazione, mentre in altre fasi potremo dare maggior ruolo al mercato. Ci deve essere più flessibilità in questa politica. Ciò che è importante è che la Cina non torni ad essere mai più un Paese chiuso. Non dobbiamo mai più controllare rigidamente l'economia come abbiamo fatto in passato. Spero che il Politbjuro sludierà con attenzione la mia proposta. •Sul piano delle riforme politiche dobbiamo continuare a rafforzare il sistema dei congressi del popolo. Non potremmo mai adottare il sistema parlamentare occidentale. Anche alcuni Paesi occidentali non adottano pienamente il sistema parlamentare. Che titolo hanno gli americani per attaccarci? Negli anni Cinquanta e Sessanta anche loro hanno represso disordini studenteschi. Hanno perfino usato paracadutisti per sopprimere agitazioni in una scuola. Ciò che essi hanno fatto è stato purgare il popolo, mentre noi stiamo soltanto schiacciando una ribellione controrivoluzionaria. •Infuturo noi dovremo dare maggior attenzione a questo genere di tendenze, appena esse appaiono dobbiamo mettervi fine immediatamente. Che cosa faremo? Io credo che dovremo seguire ciò che è stalo fatto in passato, cioè riforme ed aperture. Dobbiamo essere molto fermi in questo. Ciò che deve essere modificala è la terminologia ma la politica ed i principi di base debbono restare gli stessi. •Per quanto riguarda la dislocazione degli investimenti pesanti io propongo di rafforzare l'industria di base e l'agricoltura. L'industria di base vuole dire materie prime ed energia. Dobbiamo investire di più in quest'area nei prossimi vent'anni. Anche a costo di indebitarci. Questo è apertura. Dobbiamo costruire più ferrovie, produrre più energia elettrica e più acciaio. Gli stranieri prevedono che per la fine del secolo avremo bisogno di 120 milioni di tonnellate d'acciaio. Perora ci stiamo avvicinando ai 60 milioni. Se potessimo rinnovare le acciaierie esistenti potremo aumentare la produzione di circa 20 milioni di tonnellate, riducendo l'importazione. Se potremo raggiungere questo, allora avremo applicato politica di apertura e di riforme. •Il problema adesso non è se questa politica sia corretta o no. E' come dobbiamo applicarla. Noi abbiamo aderito fermamente ai principi ed alla polìtica stabiliti al terzo plenum dell'I 1° congresso del partito (dicembre 1978, riabilitazione delle vittime della rivoluzione culturale ed inizio delle riforme — ndr) ed abbiamo perseguito ciò che è giusto correggendo ciò che è sbagliato, rafforzando ciò che è insufficiente, facendo tesoro dell'esperienza del passato e pensando al futuro-.

Persone citate: Deng Xiaoping, Mao

Luoghi citati: Cina, New York, Pechino