Treni, funziona il piano anti-Cobas

Treni, funziona il piano anti-Cobas Ieri lo sciopero ha bloccato soltanto la metà dei convogli passegger Treni, funziona il piano anti-Cobas Ma i disagi sono stati ugualmente notevoli - L'agitazione a scacchiera fino alle 10 di sabato - La tisi: niente aumenti agli scioperanti Santuz e Schimberni: «Per non si precetta » ROMA — Gran caos nelle ferrovie dalle 14 di ieri per lo sciopero dei macchinisti, disagi gravi per i viaggiatori, ma non la paralisi completa che i Cobas e il sindacato autonomo Sma-Fisafs avevano preannunciato. Le percentuali di astensione sarebbero state più basse rispetto alle precedenti agitazioni (in media intorno al 50%. ma Cobas e autonomi lo contestano): solo a Napoli, roccaforte dei ribelli, si sarebbe toccato il 74%. Fino alle 18 ha circolato il 48% dei treni a lungo percorso (110 su 232), il 56% dei locali (419 su 754) e il 29% dei convogli merci (68 su 233). Anche nelle ore successive, si e andati al di là del piano di emergenza, uno -dei più anbizzosi degli ultimi anni-, predisposto dall'Ente per assicurare buona parte dei collegamenti a lungo e medio percorso, utilizzando gli ingegneri delle Ferrovie abilitati alla guida dei locomotori, i capi deposito e, ove possìbile, i militari del Genio Ferrovieri, oltre, ovviamente, ai «confederali» che non partecipano all'agitazione. Se non sorgeranno ostacoli, il numero del treni — secondo i tecnici dell'Ente — potrebbe crescere in rapporto ad eventuali disponibilità di personale. «Si continua a vigilare, ma per il momento non si ricorre alla precettazione', è stato comunicato poco dopo le 20, al termine di una visita del ministro dei trasporti Giorgio Santuz e del commissario dell'Ente, Mario Schimberni, alla sala operativa di Roma. Cobas e autonomi, d'altra parte, non intendono modificare minimamente il «ruolino di marcia», che prevede la conclusione di questa fase dell'azione di protesta alle 10 di sabato. Anzi, sono decisi ad intensificare la pressione a brevissima scadenza, prolungandola per diversi giorni a luglio. Accanto ai macchinisti, scenderanno in sciopero altre categorie. Ad esempio, il sindacato autonomo del personale di stazione, aderente alla Fisafs, ha confermato una astensione nazionale di tutto il personale di stazione e dei guardiani dei passaggi a livello per quattro notti consecutive a decorrere dalle 21 del 30 giugno alle 6 del 4 luglio. Ed, ora, i motivi della protesta investono problemi di carattere generale: -La soppressione — precisa il Saps — di circa 40 mila posti, il peggioramento delle condizioni di lavoro con modifiche normative finalizzate alla produttività: L'atmosfera è molto tesa. Allo scontro diretto tra Ente e scioperanti si affianca una polemica durissima tra sindacati confederali, Cobas e autonomi, nella quale si inseriscono pure esponenti politici. Ieri, il segretario generale della Federazione traspor¬ ti della Cisl, Gaetano Arconti, ha lanciato l'ipotesi di escludere dai benefici contrattuali chi, in minoranza, vi si oppone con iniziative di lotta: 'L'applicazione di tale clausola farebbe cadere l'impunità di chi fomenta e cavalca il malcontento contro gli accordi firmati ed approvati dalla maggioranza: n governo è tirato in ballo da Donatella Turtura della Filt-Cgil e da Giancarlo Aiazzi, segretario generale della Uil-trasporti: «E' incredibile che il governo abbia rifiutato la proposta sindacale di una "tregua attiva" per risolvere in modo ragionato il contenzioso contrattuale, incoraggiando così una ulteriore decomposizione delle relazioni sindacali nel comparto'. Aiazzi dice che «se non si cambia registro, si arriverà a Ferragosto in condizioni di crescente conflittualità'. Contro i Cobas e gli autonomi si sono schierati ieri se- ra il sen. Gino Giugni (psi), presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, e il sen. Lucio Libertini responsabile del pei per l'area dei trasporti. 'Le modalità dello sciopero — rileva Giugni — costituiscono una gravissima violazione delle norme di autoregolamentazione. Se fosse stata approvata dalla Camera la legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ci sarebbero stati gli strumenti per affrontare efficacemente una circostanza del genere'. Libertini: 'Siamo dinanzi ad una emergenza nazionale, nata da decisioni inaccettabili di comitati di agitazione che non rispettano i diritti degli utenti e norme corrette di relazioni sindacali, ma anche dallo stato di degrado e di confusione nel quale è stato gettato il sistema ferroviario dalla politica del governo e dell'Ente: Gian Carlo Fossi Con l'ingegnere in cabina-guida DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Il diretto 2121, partito da Torino alle 16, arriva alla stazione Centrale alle 18,20, con 40 minuti di ritardo. Non sono tanti, se si considera che il numero delle fermate intermedie è stato almeno triplicato per «servizio viaggiatori», vale a dire per garantire qualche possibilità di spostarsi ai pendolari. Lo conduce, sia all'andata che al ritorno (quando diventa 2122) una coppia di macchinisti inusuale, costituita dal caposezione dell'esercizio di Torino ingegner Claudio Teti, 37 anni, e da Giuseppe Viora, 48 anni, da 28 in ferrovia («Ho ancora condotto locomotive a vapore', annota con orgoglio). 'Non sono emozionato — afferma sicuro l'ingegner Teti —. Guidare un convoglio è un fatto tecnico, devo però ammettere che la situazione è molto particolare ed è la prima volta che trasporto passeggeri'. Sto per arrampicarmi nella cabina del locomotore Tigre632 e mi piomba tra capo e collo una raccomandazione: 'Passi a me il taccuino e salga tenendosi con entrambe le mani. E' per sicurezza'. Su una targhetta è incisa la velocità massima, 160 all'ora. Penso a un viaggio terrificante, con pignola osservazione di tutti i regolamenti, magari bloccato a un sedile dalla cintura di sicurezza. Ma non è cosi. Ci si può muovere a proprio agio mentre ingegnere e capodeposito si scambiano osservazioni durante tutto il viaggio, commentano i segnali, sono prodighi di spiegazioni. L'entusiasmo di quella strana coppia, affiatata dai molti anni di lavoro insieme, ma formale nel rapporto (l'ingegnere ha due livelli in più) è quasi palpabile. Sembra che debbano superare il periodo di prova, per essere assunti. Fanno a chi scorge prima i semafori (e ce ne sono davvero molti sul percorso di 157 chilometri), singoli e accoppiati, fìssi, lampeggianti, ognuno con un significato. I momenti di tensione e di allerta, malgrado il traffico ridotto sulla linea, non mancano. Intanto c'è il numero di soste cresciuto a dismisura, ma a Torino Dora e Stura non sale nessuno o quasi, come pure in altre piccole località. 'Tutto tempo gettato via' commenta adirato il caposezione che deve rispettare una tabella oraria. A Settimo e Chivasso («come sempre-) frotte di ragazzini in bicicletta attraversano i binari, sembrano allenarsi nel pericoloso sport di sgusciare tra i convogli. Finalmente, dopo Bianzè, la lancetta del tachimetro si fìssa sui 160, a Vercelli si sono recuperati 3 minuti su 20 di ritardo. A Magenta si deve ridurre l'amperaggio per un calo di corrente a causa di una riparazione sulla linea. Ma una volta la trazione si disinserisce automaticamente. «Meno male che il traffico è scarso' commenta Viora. Semaforo rosso a Vittuone. 'Perché, se non ci sono treni?». La risposta giunge dopo qualche minuto. E' lo stesso capostazione a informare i macchinisti: «C'è la sbarra rotta del passaggio a livello al chilometro 130,477. Vi dò l'autorizzazione a procedere a vista, a passo d'uomo'. Scende il capotreno: 'Cosa dico ai passeggeri?'. Già i passeggeri, un altro mondo. 'Tutto bene, ripartiamo'. Si arriva in zona e dietro gli alberi si vede spuntare il cofano di un'utilitaria. Che cosa farà? Un sospiro di sollievo, si è •fermata. Poi si giunge a Rho, non ci sono altri intoppi, l'aria densa di gas maleodoranti ci accompagna nel cuore di Milano. Carlo Novara INFORMA £ IONI GENERALI SUSSIDIARIE