Dalla Russia 60 anni d'arte di Renato Rizzo

Dalla Russia 60 anni d'arte Aperta al Lingotto la mostra che presenta 260 opere Dalla Russia 60 anni d'arte Agnelli: «La rassegna si integra con quella di Palazzo Grassi» - Argan: «E' la rivalutazione dell'avanguardia sovietica» - lotti: «Peccato per quei quadri distrutti in nome della politica» TORINO — Sotto uno sventolare di enormi gonfaloni rossi che il vento muoveva come fiamme è stata «varata» ufficialmente ieri sera al Lingotto la grande mostra dedicata all'arte russa e sovietica dal 1870 al 1930, realizzata in collaborazione tra Fiat, Ministero per la Cultura sovietico e Associazione Italia-Urss. La rassegna ripercorre, attraverso 260 opere, il cammino storico di una nazione che, oggi, come ha sottolineato Giulio Carlo Argan, -risalendo alle prime autentiche fonti della sua rivoluzione, ha ritrovato e rivalutato l'avanguardia artistica dei primi decenni del secolo: Un momento di ricerca di radici che non è solo sovietico, ma s'inserisce, grazie ai misteriosi canali che confluiscono nell'Arto senza frontiere, in un più ampio scenario. Ha detto Giovanni Agnelli nel suo discorso di benvenuto ai politici (con l'ambasciatore dell'Urss, Lunkov, erano presenti il presidente della Camera, Nilde lotti, il sottosegretario ai Beni Culturali, Astore, gli onorevoli Bodrato. Rognoni e Forte) agli studiosi e agli 860 invitati che gremivano il cortile dell'ex fabbrica: -Questa mostra è, in un certo senso, compie?nenlare a quella sull'arte italiana del Novecento che si sta svolgendo a Palazzo Grassi a Venezia-. Poi, ricordando l'ampiezza del periodo storico rappresentato dalle opere esposte, ha aggiunto che solo in questo modo era possibile -cogliere in tutto il loro sviluppo storico i diversi movimenti che si sono succeduti: dalla vecchia Russia all'Unione Sovietica, dai primi segni del Modernismo sino all'affermazione del Realismo Socialista come arte ufficiale-. Ma la mostra è anche vetrina d'un edificio che è stato guscio della storia industriale italiana. E rivolto alla gigantesca mole del Lingotto che incombeva sul cortile, Giovanni Agnelli ha voluto sottolineare l'unicità di questo luogo della memoria: -E' il più naturale per una mani¬ festazione promossa ed organizzata dalla Fiat e dimostra, una volta di più, le sue grandi possibilità d'impiego: una struttura che rappresenta una grande opportunità per le sue attività culturali e per la sua vita civile-. Dopo il discorso di Giulio Carlo Argan, che ha firmato l'introduzione al catalogo della Fabbri, è intervenuto l'ambasciatore sovietico. Lunkov ha messo in evidenza gli stretti legami tra Unione Sovietica e Italia (-entrambe hanno esercitato un ruolo di primaria importanza per la vita spirituale del mondo-i e, più ancora quelli con Torino, gemellata con Volgograd: •Ho ancora negli occhi i due grandi aerei che a dicembre s'alzarono dalla pista di Caselle per portare aiuti concreti alle popolazioni colpite dal terremoto in Armenia». Dopo l'on. Astori e Maria Magnani Noya, che ha auspicato maggiori scambi culturali tra la città e l'Urss, l'intervento di Nilde lotti: -E' una mostra che ci consente d'ammirare, di vìvere, anche grazie all'apertura politica in atto in Urss, una grande arte sconosciuta ai più all'interno della quale si colgo¬ no profondi connessioni con i movimenti artistici dell'Europa degli anni a cavallo tra '800 e "900. Dopo averla vista mi sento arricchita d'una irripetibile esperienza: L'inaugurazione ufficiale è stata l'ultimò atto della «giornata russa» del Lingotto. In mattinata Nilde lotti aveva voluto visitare in anteprima la rassegna. Accompagnata dal direttore artistico Giovanni Carandente, s'era soffermata per due ore davanti alle opere ospitate nei bianchi «golfi» creati da Renzo Piano: Chagall e la sua fantasia, che Argan definisce •liberazione da tutte le censure-, Kandinskji, -il mutamento radicale di tutte le strutture percettive e intellettuali-, Malevic, -la temeraria discesa al grande zero del saputo dove si riapriva infinita la prospettiva del sapere-. Ogni quadro, un'evocazione storica, un momento di discussione. Ma anche momenti di rabbiosa tristezza. Di fronte a certe realizzazioni di Vladimir Tatlin o di Naoum Gabo di cui si possono ammirare solo i bozzetti, perché gli originali sono stati distrutti in quanto non aderenti ai dettami del regime, Nilde lotti s'è rabbuiata: «Sì, sono triste: questa parte di esposizione è drammatica. Fa soffrire la mancanza di pezzi che non facevano parte solo dell'arte sovietica, ma dell'arte senza etichette e che sono stati cancellati per sempre in nome della politica». Renato Rizzo Torino. Un dipinto esposto al Lingotto in occasione della mostra dedicata all'arte russa e sovietica