Ma il Torino non ci sta: «Serve a poco»

Tifo da stadio per gli ultrà sotto processo Tifo da stadio per gli ultrà sotto processo Prima udienza per la morte del tifoso romano a San Siro - Tre milanisti accusati di omicidio - Tra ia folla che «tifava» per loro anche l'interista coinvolto nella morte di un ragazzo ad Ascoli MILANO — Avvio movimentato, con in aula tifo per gli imputati come allo stadio, del processo contro i tre sostenitori del Milan, accusati di aver provocato la morte di un tifoso romanista due domeniche fa. n procedimento, però, entrerà nel vivo lunedì prossimo, con l'interrogatorio degli imputati. L'udienza di ieri infatti è servita solo per concedere agli avvocati difensori i termini a difesa. I sostenitori della squadra rossonera, Antonio La Miranda, 21 anni, Daniele Formaggia, 29 anni, del servizio d'ordine del Milan, e Luca Bonalda, 18 anni, devono rispondere di concorso nell'omicidio preterintenzionale di Antonio De Falchi, il giovane tifoso romanista morto subito dopo essere stato aggredito la mattina del 4 giugno, mentre si accingeva a raggiungere lo stadio di San Siro per assistere alla partita Milan-Roma. I tre imputati erano in aula e hanno ottenuto dal presidente della quarta corte d'assise, Renato Sameck Ludovici, di non essere ripresi dalle telecamere e dai fotografi. La breve udienza ha avuto un seguito movimentato quando un cronista si è avvicinato alla gabbia degli imputati per chiedere una dichiarazione ai tre presunti teppisti, n più giovane di loro, Bonalda, prima di scoppiare in un lungo pianto ha reagito con violenza verbale («pai via, vattene che ti sputo'), facendo anche scatenare analoghe intemperanze oltre le transenne, dove avevano preso posto decine di Ad un certo punto si è addirittura levato un coro da stadio: 'Dai Luca, forza Luca». Per impedire che dalle parole i tifosi passassero a vie di fatto, sono intervenuti i carabinieri, che hanno isolato il gruppetto di scalmanati. Tra i presenti è stato notato anche Nino Ceccarelli, un tifoso dell'Inter incriminato ad Ascoli per la morte del tifoso ascolano Nazareno Filippini e poi scagionato dall' accusa principale di concor¬ so in omicidio. Per il resto le formalità hanno richiesto pochi minuti, essendo stata accolta la prima istanza del collegio difensivo, quella di avere qualche giorno a disposizione per esaminare le carte processuali raccolte. Poi i tre sono stati riaccompagnati a San Vittore, da dove tomeranno in aula lunedi La pubblica accusa, rappresentata da Pietro Forno, ha già convocato otto testi- moni che dovrebbero confermare i particolari sull'aggressione dei tifosi milanisti contro gli avversari di fede calcistica. Il pubblico ministero, nel richiedere il rito direttissimo, aveva sostenuto che De Falchi era morto per arresto cardiocircolatorio favorito da un difetto congenito, ma che questo era da mettere in connessione con 'lo shoc psicofisico determinato dall'aggressione e dalle percosse'. Forno aveva anche evidenziato, insieme al giudice istruttore Gustavo Cioppa, una 'Contiguità cronologica tra l'azione degli omicidi e una fulminea patologia che non sì era minimamente manifestata fino all'inizio di detta azione-. L'avvocato di parte civile invece ha annunciato l'intenzione di presentare un certificato medico, stilato pochi giorni prima del 4 giugno, che testimonierebbe sulle buone condizioni di salute del giovane. Per l'accusa, comunque, si tratta di omicidio preterintenzionale, aggravato dalle circostanze che i quattro romanisti, tra i quali De Falchi, erano stati aggrediti da un numero rilevante di avversari e che la morte è stata provocata per futili motivi In aula, nel ricostruire l'episodio, si parlerà del ruolo e della strategia di certe squadre, della tifoseria organizzata e utilizzata o scaricata dai club secondo circostanze. Secondo l'istruttoria, il gruppo dei milanisti si sarebbe trovato sul posto con funzioni tattiche, cioè col fine di aggredire gli eventuali avversari dopo 1 averli individuati dall'accen(Ansa-Aat) !

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