Un problema gestire il risparmio

r I nostri soldi di Mario Salvatorelli Un problema gestire il risparmio «Le sarei veramente* graia se potesse rispondermi auraverso la sua rubrica, che seguo sempre con interesse, cercando di capire e imparare attraverso le sue risposte, perche', mi creda, è pur sempre una grossa responsabilità gestire al meglio i risparmi della famiglia". Chi scrive così, da Torino, è la signora S.B., che firma con la sigla, ma questa volta faccio un'eccezione alla regola di rispondere solo a lettere firmate per disteso (anche se spesso chi scrive prega di pubblicare le sigle), mosso a simpatia da quel richiamo alla «grossa responsabilità" di chi gestisce i risparmi di famiglia. Inoltre, non sono numerose le voci che si levano in difesa dei Fondi comuni, anche in questi tempi che li vedono generalmente in discreta ripresa. «Ho investito buona parte dei miei risparmi in Fondi — così inizia la lettrice — diversificando tra azionari, bilanciati e obbligazionari. Pur avendo considerato a un certo punto l'opportunità di toglierne una parte, e questo prima del crack dell'ottobre '87, ho tergiversato e cosi l'ho subito in pieno. Oggi. però, a conti falli, non credo di aver sbaglialo, perché, se avessi disiavestito, non avrei recuperato le perdite subile. Chi. poi, avesse sottoscritto (piote di Fondi dopo quel crack, avrà ottenuto sicuramente dei buoni risultali-. Infatti, prendendo come riferimento le quotazioni a fine ottobre 'K7. le quote dei l'ondi in possesso della signora S.B. hanno registrato aumenti che vanno dal 18 al 27 per cento. Ha ragione, quindi, la signora, quando, proseguendo nella sua lettera, scrive: 'Non riesco, perciò, a spiegarmi perché continuano i riscatti. Considerando che, se ne avessi bisogno, il mio denaro é disponibile in breve tempo, non penso di dover riscattare niente, Inoltre il Fondo ha il vantaggio che non mi pone problemi di rinnovo, scadenze, eccetera, e, se mi sene il denaro, devo far solo la richiesta di rimborso. Sono conti giusti, oppure anche nell'inveslire si seguono mode o tendenze, senza tener conto degli effettivi rendimenti?". E qui seguiva, a conclusione della lettera, la richiesta d'una risposta, e l'osservazione sul risparmio di famiglia, già riportate all'inizio. A me pare che la signora S.B. abbia saputo fronteggiare «al meglio» (come si dice in Borsa, sia pure con significato diversi), spesso opposto), la sua «grossa responsobilità", perché ha conservato il sangue freddo quando tutto sembrava precipitare. E, a questo proposito, mi sia permesso ricordare che in quei giorni, su «La Stampa» del 21 ottobre '87. rispondendo a una «lettrice impaurita», scrivevo: «Nel mondo d'oggi, sia pure rissoso e pieno di problemi, e però assai più coordinato e al tempo stesso più gremito di "variabili" rispetto a sessantanni fa. mi sembra impossibile un ripetersi del l°2°*. E, a conclusione di quella rubrica, consigliavo alla lettrice: «Se ha rispanni, li lasci dove sono, e se lavora contìnui a lavorare tranquillamente, aspettando, come Bertoldo, che, dopo il temporale, venga il sereno". Così ha fatto la signora S.B., che mi scrive quasi due anni dopo, e il sereno è venuto. Non si può ignorare, certamente, che chi allora riscattò le sue quote e ne investì il ricavato in titoli di Stato, non ha dovuto pentirsene. E' altrettanto certo, però, che la corsa ai riscatti, per i sottoscrittori di Fondi, è diventata veramente una «moda» che, oramai, dovrebbe aver fatto il suo tempo. Un'ultima osservazione. Dal contesto della sua lettera, sembrerebbe di poter evincere che la signora S.B., meglio, la sua famiglia, non abbia bisogno di ricavare dai suoi risparmi una rendita annua regolare prestabilita. Occorre, però, comprendere le ragioni di coloro che, avendo altre necessità, preferiscono all'investimento a lungo termine, qual è quello in quote di Fondi comuni (in particolare quando non sia prevista la distribuzione di dividendi), un impiego dei loro risparmi più «rapido», come può essere quello in Bot, oppure che assicuri un rendimento semestrale o annuale, come con i Cct, i Btp e gli altri titoli di Stato con cedola. Ai lettori Ancora una volta — ma, temo che non sarà l'ultima — sono costretto a pregarvi cortesemente di non chicdermi risposte in privato, e a non inserire, quindi, nelle lettere francobolli per quello scopo. Per il mestiere che faccio e il rapporto di lavoro che ho con «La Stampa», sàio su questa rubrica (e compatibilmente con lo spazio in essa disponibile), posso colloquiare con chi mi scrive. J