I nostri soldi di Mario Salvatorelli

Ortolani torna e si costituisce Era l'ultimo dei latitanti nell'inchiesta sul crack del Banco Ambrosiano Ortolani torna e si costituisce L'ex braccio destro di Celli è rientrato ieri dal Brasile in Italia per consegnarsi alla magistratura - Ha 76 anni, soffre del morbo di Parkinson: i difensori hanno già presentato istanza di libertà provvisoria MILANO — Umberto Ortolani, finanziere che fu nome di spicco nell'inchiesta F2 e nel fallimento del Banco Ambrosiano, si è costituito. E' colpito da due mandati di cattura intemazionali per bancarotta fraudolenta; era latitante dall'82, abitava a San Paolo del Brasile. Da questa città è giunto ieri all'aeroporto della Malpensa, tappa del volo 0722 Caracas-Rio-Roma. Imbarcatosi a San Paolo, Ortolani ha viaggiato in prima classe con le generalità di Mario Malatesta. Il velivolo, un 747 delle linee aeree svedesi Varig, era partito alle 20,45 di lunedi. Secondo una passeggera brasiliana, che stava in classe turistica e non ha notato nulla di particolare durante il tragitto, le operazioni d'imbarco a San Paolo sono state più rapide del solito. Alla Malpensa l'aereo è atterrato alle 14,29 di ieri, con 20 minuti di ritardo, compiendo tre giri sulla pista prima di bloccarsi. Subito sono arrivate macchine del nucleo regionale di polizia tributaria di Milano e della polizia che hanno circondato il velivolo. Ortolani è stato fra i primi a scendere, insieme con il figlio Mario. Ad attenderli, Amedeo, un altro figlio, e gli avvocati Luciano ReveL Giuseppe Carboni e Luigi Fischetti, giunti da Roma. A cronisti e fotografi, i legali hanno spiegato che la decisione dì costituirsi è dovuta «al desiderio di porre fine a una latitanza che durava da sette anni, e anche a questioni di salute quali il morbo di Parkinson e problemi cerebrovascolari". Ortolani ha percorso pochi metri a piedi, poi è salito su una Thema blu, facendo «ciao» con la mano; accanto, un ufficiale della Guardia di Finanza in uniforme; davanti, due graduati in divisa Scortata da altre due auto, la vettura ha raggiunto un'uscita secondaria dell'aeroporto. Di qui, si è diretta subito verso gli uffici della polizia di frontiera. I mandati di cattura a suo tempo emessi dai giudici istruttori Antonio Pizzi e Renato Bricchetti sono stati notificati negli stessi uffici di polizia, dove l'imputato e i suoi avvocati sono ri¬ masti tre ore, in attesa di conoscere la successiva destinazione. Alle 17,45. Ortolani ha lasciato l'aeroporto, su un'Alfa 75 grigia diretta al Comando di via Fabio Filzi. Anche qui ha trovato i cronisti.' «Nemmeno due parole ci vuole dire?", ha chiesto qualcuno. La risposta è stata: «Vi saluto, ecco le due parole». Nient'altro? E Ortolani: «Dov'è la mia valigia? Non trovo più la mia valigia". Dopo di che si è infilato negli uffici. Vi è ri¬ masto fino a sera, con i legali. La decisione su quale carcere di massima sicurezza dovrebbe accogliere Umberto Ortolani spetta al ministero di Grazia e Giustizia, in particolare a Nicolò Amato, direttore generale degli istituti di prevenzione e pena. Ma fin da ieri mattina i legali hanno depositato, alla cancellerìa della terza sezione del tribunale, un'istanza nella quale, preannunciando l'imminente arrivo del loro assistito, chiedevano di con¬ cedergli la libertà provvisoria ó, in subordine, gli arresti domiciliari. L'istanza si fonda su alcune motivazioni: intanto non sussiste il perìcolo di una fuga, avendo l'imputato deciso di costituirsi; poi ci sono ragioni di età, 76 anni compiuti il 31 maggio, e cattive condizioni di salute; infine, esprime dubbi sulla sicurezza personale di Ortolani, se dovesse rimanere in carcere. Su questo documento dovrà pronunciarsi il presidente della terza sezione. Bruno Apicella. Forse la decisione sarà resa nota oggi stesso. Nell'aprile scorso — la sentenza di rinvio a giudizio per la vicenda dell'Ambrosiano venne depositata in febbraio — dal suo appartamento a San Paolo, rue de Ingleses 308, Umberto Ortolani aveva anticipato che voleva «rientrare in Italia per chiarire lutti gli equivoci", ma non intendeva «essere messo in prigione oroba simile». I mandati di cattura furono emessi a seguito di due operazioni, rispettivamente di 141 e 90 milioni di dollari. Quando Pizzi e Bricchetti si trasferirono in Brasile — Paese con il quale non esiste un trattato per l'estradizione — allo scopo di interrogarlo. Ortolani si avvalse della facoltà di non rispondere. Adesso, a inchiesta conclusa e già rinviato a giudizio, non potrà più essere interrogato su quei fatti. I magistrati potranno ascoltarlo solamente nella veste di «teste libero imputato in procedimento connesso», per tentare di chiarire alcuni aspetti della vicenda che sono stati «stralciati» dalle indagini sull'Ambrosiano. Ornella Rota