America, l'«arte sporca» non passerà di Ennio Caretto

America, l'«arte sporca» non passerà Oltre 140 parlamentari per una legge di censura: annullata la mostra sul gay Mapplethorpe America, l'«arte sporca» non passerà DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Una delle più celebri gallerie d'arte d'America, la Corcoran di Washington, ha cancellato all'ultimo minuto la retrospettiva del grande fotografo Robert Mapplethorpe, morto di Aids a 40 anni il marzo scorso, perché - lesiva della pubblica morale». Lo ha fatto su pressione di oltre 140 senatori e deputati della destra repubblicana, che hanno minacciato di tagliare il bilancio delle Belle Arti, e quindi anche i sussidii delle mostre, e addirittura di -tutelare la decenza e la religione con la legge-, ossia di imporre la censura. La retrospettiva di Mapplethorpe, un artista omosessuale, conteneva immagini sadomasochistiche e ritratti erotici di bambini. Organizzata dall'Istituto di Arte Contemporanea di Filadelfia con un sussidio di 30 mila dollari (42 milioni di lire) la mostra itinerante aveva già visitato buona parte dell'A¬ merica senza controversie. L'incidente ha evidenziato un fenomeno che da mesi allarma il mondo artistico americano: la nascita al Congresso di una reazione culturale che vuole bloccare le opere «degenerate», come le chiama il senatore Alphonse D'Amato. Livingston Biddle, un ex direttore delle Belle Arti, ha dichiarato al New York Times che, «per la prima volta nei 25 anni della sua storia, l'ente rischia di trasformarsi in un censore-. Il bilancio delle Belle Arti americane dell'89 è di 150-160 milioni di dollari (210-220 miliardi di lire); esso ha finanziato in toto o in parte circa 85 mila iniziative. Il direttore dell'ente, Frank Hodsoll, è passato a febbraio alla Casa Bianca, e attualmente lo gestisce il vicedirettore Hugh Southern. Southern si è detto allarmato «dal vento della conservazione che soffia sulla società americana, e rischia di eroderne anche i diritti civili-. L'anima del movimento restauratore al Congresso è il pastore metodista Donald Wildmon, che lo scorso anno mobilitò la protesta contro il film di Martin Scorsese L'ultima tentazione di Cristo. Ad aprile vide il catalogo di una mostra di un altro grande fotografo, Andres Serrano, contenente un'immagine che giudicò blasfema: un crocefisso di plastica immerso nell'urina, una denuncia, stando all'autore, «della commercializzazione crescente della fede negli Stati Uniti-. Il pa- store scopri che la mostra, tenuta al Centro di Arte Contemporanea della Carolina del Nord, era stata sussidiata dalle Belle Arti, da un'assicurazione e dalla Fondazione Rockefeller. Le attaccò sulla sua rivista (380 mila copie), letta anche al Congresso. Southern rispose che le Belle Arti «rispettano l'autonomia artistica degli istituti culturali'. Dal j'accusc di Donald Wildmon all'offensiva della destra congressuale il passo è stato molto breve. Il 18 maggio, il senatore D'Amato, dopo aver stracc'.ato in aula il catalogo di Andres Serrano, raccolse 36 firme per una lettera ricattatoria all'Ente delle Belle Arti: «Serrano ha il diritto di produrre immondizia-, scrisse, -ma non a carico dei contribuenti'. L'otto giugno, il deputato Dick Armey ne raccolse altre 107 per un secondo ammonimento scritto: -Vogliamo sapere quali misure stia prendendo l'ente per stroncare la spon- sorship di questi rifiuti intellettuali-. Il 9 giugno, il televangelista Pat Robertson, l'ex candidato alla Casa Bianca, denunciò alla tv -t sussidi governativi alle bestemmie e alla pornografia-. In questo clima, la Corcoran Gallery si arrese senza resistenza. Il deputato democratico Sidney Yates. che presiede la Commissione di controllo delle Belle Arti, cerca adesso di evitare il peggio. Ha chiesto a Hugh Southern di modificare il regolamento dei sussidi governativi -per limitare gli eccessi, senza introdurre la censura-. Ma D'Amato e Armey hanno ammonito che se non saranno soddisfatti promuoveranno un dibattito -coi cataloghi di Serrano e di Mapplethorpe in aula, e vinceremo a man bassa-. Vogliono un'arte •moralmente accettabile- e vogliono che a giudicarla siano -non solo gli artisti ma anche l'uomo della strada-. Ennio Caretto

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