La rabbia uzbeka sconfina in Kazakhsfan
La rabbia uzbeka sconfina in Kazakhstan Nuovo focolaio di violenza nelFUrss asiatica: bande armate sparano e incendiano La rabbia uzbeka sconfina in Kazakhstan La Tass parla di «vittime», senza però precisarne il numero - La crisi economica alla base della rivolta - Il governo promette all'Uzbekistan 200 mila nuovi posti di lavoro entro il 1990 per calmare la popolazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Un numero imprecisato di morti e feriti, bande di giovani all'assalto di case, negozi e passanti, gruppi armati di bastoni, di pistole e di bombe molotov che tentano di prender possesso della stazione di polizia, dell'acquedotto e di altre «installazioni vitali». Dopo gli scontri. d'Uzbekistan, la violenza esplode in Kazakistan, anche so è presto per parlare di contagi a sfondo razziale. Ma dal primo drammatico dispaccio diffuso in serata dall'agenzia Tass, la situazione a Novy Uzen, un cittadina del Kazakhtan sud occidentale, sembra esplosiva, perché gli scontri non sono finiti nonostante l'arrivo sul posto di nuovi contingenti della milizia e di truppe speciali del ministero dell'Interno. n resoconto dell'agenzia parla infatti di fabbriche e di negozi chiusi, di servizi interrotti e di trasporti paralizzati. Parla di attacchi ad edifici amministrativi e del tentativo di occupare la stazione di polizia. E soprattutto di una situazione che, esplosa nella notte fra venerdì e sabato scorso per l'improvviso apparire di bande giovanili nel¬ le strade della città, è peggiorata 11 mattino dopo, quando ormai la violenza sembrava domata per l'Intervento della milizia locale. "Bande di teppisti armate di bastoni, sbarre di ferro e pietre», hanno invece dato l'assalto a case e negozi e hanno cominciato ad aggredire 1 passanti, ferendone a morte alcuni. Perché? Le cause delle violenze, che hanno fatto un nu¬ mero imprecisato di vittime, sono ancora sconosciute, secondo la Tass. Colpiscono tuttavia le somiglianze, apparenti almeno, con gli scontri in Uzbekistan. Anche a Ferganà la scintilla fu casuale, una rissa per i prezzi troppo alti al mercato secondo molte testimonianze, ma fu una scintilla sufficiente a scatenare un Inferno durato due settimane e non ancora del tutto placatosi, nonostante la presenza di dodicimila uomini delle truppe speciali. Questa volta non c'è notizia di moventi etnici, ma quel che più inquieta il Cremlino, nelle violenze d'Uzbekistan, è il loro carattere soltanto in parte razziale: dietro i pogrom contro la minoranza meskheta, esplosi a Feragnà ma presto sconfinati ..nelle province vicine, si nascondo¬ no cause economiche e sociali; la disoccupazione giovanile per esempio, che ha spinto il governo a promettere ieri la creazione di duecentomila nuovi posti di lavoro entro il '90 nelle regioni al centro delle peggiori violenze. Ma si nascondono, forse, anche ragioni politiche. Dietro quelle violenze così bene organizzate, dietro le battaglie di strada contro le unità speciali inviate da Mosca, c'era forse la mano di qualche boss locale messo da parte, c'era il segno della misteriosa «mafia uzbeka» capace di attirare incoraggiamenti e consensi anche fra i burocrati del partito che temono per 11 proprio potere. C'era una firma non ancora del tutto chiara ma, secondo lo stesso primo ministro Ryzkhov, certo non priva di complicità nella struttura locale del partito. C'era, soprattutto, l'ombra sinistra della provocazione, il tentativo di spandere terrore, violenza e morte in un momento già segnato da forti tensioni sociali e politiche. Secondo la Komsomolskaia Pravda di domenica, che dava notizia di »attl di vandalismo» ma non parlava di vittime, la scintilla degli scontri in Kazakhscan è stata economica, legata ai problemi della distribuzione alimentare e all'introduzione del razionamento per alcuni generi di prima necessità. Ma i disordini «per il pane» sono i più difficili da domare, e per tradizione i fuochi più facili da sfruttare e da trasformare in incendio. e. n.
Persone citate: Ryzkhov
Luoghi citati: Kazakistan, Mosca, Uzbekistan
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