E la Lazio tifa contro Fascetti di Massimo Gramellini
E la Lazio tifa contro Fascetti Contro una Samp raffazzonata può arrivare un punto preziosissimo E la Lazio tifa contro Fascetti Nella lotta a distanza con i granata, anche il sale del rancore contro l'allenatore amato-odiato - Materazzi: «Ma"Bologna" e Verona non si credano già al sicuro» ROMA — "Siamo nati per soffrire e ci siamo riusciti'. L'aforisma di Ennio Flaiano si cuce addosso alla Lazio come uno slogan su misura. Solo la paura di essere male interpretati ha finora sconsigliato i cardiologi dal prescrivere ai loro assistiti il divieto assoluto di tifare biancoceleste: negli ultimi trent'anni, ventuno i finali di campionato vissuti pericolosamente, col cuore imbizzarrito e la salivazione azzerata. In nove casi si è trattato di sdrucciolevoli passeggiate sul baratro: della B (sette volte) quando non della C. Ci si abitua alla sofferenza? I tifosi, per fede, giurano di sì e Materazzi, per contratto, si associa al sentimento generale, ostentando lineamenti rilassati e un piglio sicuro, al confine con la spavalderia: •■Ce la faremo. L'ho letto negli occhi dei miei giocatori. Occhi che, a forza di convivere con la sfortuna, ormai non la temono più-. Raggomitolata nella quiete di Marino, là dove fra un anno si consumeranno le vigilie della Nazionale «mundial», la Lazio aspetta l'ora del destino e insegue il coraggio sollevando lo sguardo verso il castello di Lanuvio. che sovrasta la sede del ritiro pre- Sampdoria con l'alone misterioso delle sue leggende, popolate da fantasmi e incubi non meno spaventosi di un'eventuale retrocessione. Anche quest'anno i prodi figli di Materazzi si presentano puntuali all'appuntamento con la paura: la Samp in casa, poi l'Ascoli fuori; 180' per sopravvivere, la sensazione diffusa negli animi e smentita nelle parole che per salire sulla giostra della salvezza bisognerà buttar giù il Toro: "Non è detto, non è detto — replica l'allenatore — Qualcuno si sente già salvo, ma ha fatto i conti troppo presto. Sono curioso di sape¬ re cosa combinerà la Juve a Pescara e, soprattutto, se Fiorentina e Roma rimetteranno a mollo Bologna e Verona. Una cosa è certa: non sarà una domenica tranquilla, con risultati logici e scontati. Credo proprio che ne vedremo delle belle-. E' un tentativo, più che comprensibile, di allargare il cerchio delle antagoniste per esorcizzare una realtà assai più scomoda: con un punto in due partite Ascoli, Lecce, Cesena, Bologna e Verona si toglieranno dagli impicci, lasciando nell'arena, oltre a un Pescara che pare predestinato, le due nobili inquilino del fondo classifica: Toro e Lazio, impegnate in un indiretto duello ad eliminazione, -mors tua, vita mea>. I giocatori lanciano sorrìsi sereni e, memori degli ordini di Materazzi ("Niente tabelle, pensiamo solo a battere la Samp-), sì rifiutano di appoggiare quello che oggi pomeriggio, per ogni vero tifoso laziale, sarà l'antipatico ma necessario dovere da compiere: «gufare» allo spasimo sulla pelle dei granata. Se l'Inter tritatutto schiaccerà anche il Toro sotto i suoi cingoli, alla Lazio potrà anche bastare un pareggio contro la raffazzonata combrìccola di Boskov, che si presenta al Flaminio con cinque riserve e troppe tossine da smaltire. C'è fretta di chiudere il conto già ogt,,. senza aspettare le trappole di Ascoli. E allora la sottile soddisfazione di spingere in B il Torino dell'odiato Fascetti si mescolerà nei dirigenti laziali al fragore della battaglia per le poltrone, appese ai caprìcci dell'azionista di maggioranza Renato Bocchi e concupite dal presidente Calieri e da tante •cordate», dietro le quali spunta il sorrìso ironico e senza tempo del romanista Andreotti. Massimo Gramellini
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