Il campionato è malato, guarirà?
Il campionato è malato, guarirà? Il campionato è malato, guarirà? Gli intoccabili di Filippo Grassia I) campionato è ammalato e ha bisogno di un medico capace per evitare di diventare il cancro di se stesso oltreché della schedina e quindi dello sport italiano. La diagnosi è semplice, almeno per gli uomini di buon senso. Più complessa è la prognosi: per volontà politica, non per mancanza di farmaci adeguati. 11 malato non è ancora grave, ma rischia di diventarlo nell'anno dei Mondiali che faranno da crocevia al destino del calcio futuro. Si immaginino i lettori cosa sarà di questo sport, cosi pompato e inflazionato, e non solo dì quattrini, se la Nazionale di Vicini non riuscirà a raggiungere il traguardo delle semifinali. La struttura del campionato scricchiola, cosa ne sarebbe del suo interesse se il drammone della salvezza non facesse da alibi a numerose manchevolezze? Il torneo, già appesantito dall'aumento delle squadre in virtù di .una cervellotica decisione, non rappresenta più l'ideale punto di riferimento di coloro che si rivolgono al mondo del pallone. La situazione rischia di appesantirsi nel prossimo anno. L'organizzazione dei Mondiali costringe alcune squadre, e altre le costringerà, a disputare le partite casalinghe in stadi di capienza ridotta e a incassare il 50-70 per cento in meno rispetto al recente passato. Una contingenza durissima da sopportare, ma una contingenza. Niente a che vedere con quanto si è già verificato. In questa stagione il campionato lia subito più di un attentato. La lotta di coda, checché ne dicano i lacchè di rito, è stata falsata dal comportamento delle squadre impegnate nelle Coppe europee e dall'inserimento delle finali di Coppa Italia e della Supercoppa nella fase più delicata del torneo. E' un attentato continuo nel nome di interessi particolari a cui la Lega deve opporsi con fermezza per evitare che il meccanismo del campionato si deteriori in misura irreparabile. L'avventura europea delle grandi squadre non può ostacolare il regolare svolgimento del torneo alla stessa stregua degli interessi commerciali, a cominciare da quelli televisivi. Lo capiscano i dirigenti federali ma anche quei dirigenti di società che cercano di forzare il meccanismo con una filosofia in stridente contrasto con i tempi. Le idee di Berlusconi e del suo staff sono validissime — è un esempio — ma rientrano in un'organizzazione professionistica che in Italia è ancora ai prodromi. Il campionato va salvaguardato nell'interesse generale. Ci riferiamo in particolare a quelle manifestazioni che vengono create per riempire una serata televisiva. E' stato il caso della Supercoppa costata alla Fininvest 500 milioni di lire. La gara è stata osservata da 8 milioni di spettatori, tanti, tantissimi, nonostante i sonisi della Rai. Il business televisivo sta divenendo così la montagna da scalare per Lega, Rai ed emittenza privata. Il problema non è insolubile, basterebbe riflettere su ciò che ha riferito al nostro giornale l'avvocato Dario Di Gravto: - La partila è un evento pubblico e. come tale, va governato dal principio del diritto di cronaca. Un'altra cosa è il suo sfruttamento ai finì economici". Spetta pertanto alla Rai (titolare dell'esclusiva) regolamentare i rapporti con l'emittenza privata e tutelare il diritto di cronaca.
Persone citate: Berlusconi, Dario Di Gravto, Filippo Grassia I
Luoghi citati: Italia
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