Le urne processano Papandreu
Le urne processano Papandreu La legge elettorale renderà difficile la formazione di una maggioranza Le urne processano Papandreu NOSTRO SERVIZIO ATENE — Le ultime battute della campagna elettorale greca, che alle europee abbina quelle legislative locali, si sono esaurite l'altra notte dopo il rituale comizio di Papandreu nella piazza centrale di Atene. Inquadrate dalla televisione di Stato, le folle urlavano e si agitavano ad ogni affermazione di vittoria. Chilometri di impalcature sormontate dalle luci e da grappoli di altoparlanti sono riusciti finalmente ad animare un elettorato che nei mesi scorsi, quando la controversia politica in Grecia si era trasposta sul piano degli scandali rosa e delle malversazioni statali, era sembrato in preda all'apatia. Secondo una consuetudine radicata nel costume, l'ultima settimana pre-elettorale è dedicata dai segretari di partito alla capitale, dove risiede oramai quasi il 40 per cento della popolazione del Paese. Il voto delle circoscrizioni rurali greche dipende, quasi sempre, dall'esito dei meticolosi intrallazzi che i candidati riescono a concludere con i piccoli notabili locali. Le rintronanti scenografie di Atene, dall'umore maggiormente condizionabile dal giornali e dalle radio locali, sono destinate invece ad impressionare soltanto qualche frangia indecisa. Pertanto, nel contesto di un discorso politico che sinora aveva evi¬ tato gli scottanti problemi della congiuntura, stavolta più che mai è prevalsa la logica della fazione calcistica, e cioè la ragione di chi grida di più. Gli oratori dei partiti hanno detto poco. Nelle serate di questa settimana, sugli ela¬ borati palchi di piazza Syntagma, si sono susseguiti i leader delle formazioni che nelle elezioni precedenti avevano raccolto il maggior numero di voti. In ordine crescente, a partire dal minuscolo epen, partito di destra dal quale si è dissociato all'ultimo mo- mento l'ex dittatore Papadopulos, gli oratori hanno radunato udienze via via più consistenti. Ultimi, i due schieramenti che faranno la parte del leone: la nuova democrazia di Costantino Mitsotakis, che nel traguardo di una maggioranza parlamentare ha posto la condizione indispensabile per giungere alla «catarsi», parola chiave delle tragedie greche, cioè alla punizione dei responsabili degli scandali, mentre il movimento socialista, con Andreas Papandreu non ha cessato di ripetere che -ilpasok è qui- e non se ne andrà dal potere tanto facilmente. Oggi sono in tanti a convenire che mai elezioni tanto cruciali si sono preparate con argomenti così poveri di visione del futuro. Una campagna colma di colpi bassi e di attacchi personali, nella quale si sono affrontati ancora una volta due personaggi che trascinano reciproci rancori da un quarto di secolo, da quando cioè entrambi figuravano quali comprimari nella «unione del centro» del padre di Papandreu, scissasi nel lontano 1965. Chi la spunterà stasera? Nessuno azzarda pronostici, giacché la legge elettorale, modificata nel febbraio scorso, non sembra consentire la formazione di maggioranze monopartitiche come In passato, a meno di decisivi travasi di voti. Minas Minassian
Persone citate: Andreas Papandreu, Costantino Mitsotakis, Minas, Minassian, Papadopulos, Papandreu
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