I falchi dell'Est: Ungheria fermati
I falchi dell'Est: Ungheria fermati La riabilitazione di Nagy irrita i regimi più chiusi del Patto di Varsavia I falchi dell'Est: Ungheria fermati Praga è d'accordo con Ceausescu: «Socialisti e controrivoluzionari vogliono restaurare il capitalismo» -1 duri ungheresi: non finirà così La Tass: a Budapest slogan anti-russi DALLA REDAZIONE DI MOSCA MOSCA — Imre Nagy aveva gli stessi scopi dell'attuale leadership ungherese e non era anti-socialista, anche se si dimostrò incapace di governare e fece scivolare il Paese nel caos. E' con questa ardita riflessione che la Komsomolskaia Pravda commenta la cerimonia di venerdì a Budapest in onore di Nagy e altre vittime della repressione sovietica del '56, segnando una improvvisa, signl| ficativa rottura con la cautela mostrata dalla stampa sovietica di questi giorni. Rispetto alle scarne notizie pubbllcaj te dai giornali di Mosca, l'editoriale del ; quotidiano dei giovani comunisti sor' prende per la vivacità dei suoi giudizi. ; La Komsomolskaia infatti non si limita ; a ripetere la consueta versione sovieti! ca, secondo la quale l'Intervento delle j truppe del Patto di Varsavia in Unghe! ria avvenne su richiesta del legittimo ì governo di Janos Kadar, ma insiste sul ! ruolo di Nagy, contraddittorio ma non privo di elementi positivi, e dunque tale ' da meritare rispetto e considerazione: '■ 'Il suo nome è legato alla lotta contro lo > stalinismo, alla formazione del Fronte ' popolare, allo sviluppo socialista basalo sull'autogestione, a un sistema democratico con più partiti e a un pluralismo fondato sulla sovranità e sull'indi- pendenza nazionale. Nella sostanza, si tratta degli scopi principali ai quali lavorano oggi i comunisti ungheresi: Nagy tuttavia, secondo il quotidiano, pur dimostrando • la ferma intenzione di conservare il sistema socialista», non ebbe la necessaria decisione e flessibilità per trattare con una situazione confusa. Un personaggio così contraddittorio e complesso va studiato meglio, sembra suggerire il giornale, ma impone anche una revisione del ruolo giocato dai sovietici in quei tragici eventi: 'Dal momento che i compagni ungheresi sono decisi a scoprire e a dire la verità sui fatti del '56, è necessario fare un bilancio delle attività del governo sovietico e degli altri Paesi socialisti in quegli anni», aggiunge la Komsomolskaia Pravda senza meglio precisare, ma con un chiaro invito a non dimenticare, a non lasciare pagine bianche in una delle peggiori tragedie che hanno scosso il mondo comunista. E' un tono che contrasta con il secco comunicato Tass dedicato alle cerimonie di Budapest, ripreso ieri dalla Pravda. L'agenzia evita giudizi ma insiste sulla manifestazione organizzata davanti all'ambasciata sovietica, durante la quale «si sono udite richieste per il completo ritiro delle truppe sovietiche dal Paese e per l'uscita dell'Ungheria dal Patto di Varsavia», si sono viste le 'bandiere nere già sventolate dai controrivoluzionari del '56», si sono uditi slogan anti-russi e si è chiesto esplicito appoggio ai Paesi occidentali di fronte alla minaccia di un nuovo intervento sovietico. E' soprattutto la preoccupazione delle denunce di antisovietismo, pur mirate e riservate a 'personaggi dell'opposizione», a interessare dunque la Tass. Anche durante la cerimonia, lamenta l'agenzia, «alcuni oratori si sono permessi di pronunciare frasi antisovietiche, sostenendo che l'intervento dell'Urss ha schiacciato la rivoluzione del '56 e ha posto fine alle speranze ungheresi» . La Tass cita in particolare l'ex presidente del Consiglio degli operai di Budapest, Ratz, secondo il quale «una delle cause principali che hanno ostacolato la fioritura della libertà in Ungheria è stata la presenza delle truppe sovietiche». Il solo giudizio è quello, indiretto, affidato alle parole del premier Nemetz, e sembra un auspicio condivìso: «Per chiudere questa tragedia storica è necessaria la concordia sociale, bisogna rivolgere tutte le nostre forze e le nostre idee alla realizzazione del benessere del popolo ungherese».
Persone citate: Ceausescu, Imre Nagy, Janos Kadar, Nagy
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