Al Giappone le briciole del mito Ferrari

Al Giappone le briciole del mito Ferrari Piccoli ricordi sono stati venduti per centinaia di milioni all'asta di Modena Al Giappone le briciole del mito Ferrari DAL NOSTRO INVIATO MODENA — B differenziale di una Ferrari Formula 1 a 72 milioni, il cambio di una 312 P sport a 70 milioni. Un modellino lungo due spanne 7 milioni; 12 milioni e 500 mila per un altro, la Ferrari di Niki Lauda in scala. Quasi 4 milioni per lo smoking e una camicia («mai portata» ì di Tazio Nuvolari; 20 milioni per il manifesto del Gran Premio d'Italia 1935. Undici milioni per un menù autografato dal piloti Alfa Romeo anno 1930. Cinquanta milioni per l'archivio fotografico della «Mille Miglia». Un milione per un assegno da mille lire firmato Enzo Ferrari. Il mito va all'asta e le quotazioni non hanno più freni Erano trecento, ieri, nella sala dell'Hotel Raffaello. Trecento che non si sono alzati un attimo, fermi per sette ore a studiarsi, ad ingannarsi, a litigare, colpi di rialzo, consumata arte da frequentatori d'asta. Nessun curioso. Ingresso vietato ai perditempo, il mito, anche nei suoi eccessi, anche nelle pazzie milionarie per un pezzetto di carta ingiallita, vuole rispetto. Italiani e stranieri in pari presenza. Collegamenti telefonici con Bonn, Francoforte, Londra, San Francisco. Via! Segno di riconoscimento il cavallino rampante: chi l'ha all'occhiello, chi ai polsini, chi sulla cravatta. In due sul cappello. E' il terzo appuntamento del genere, organizzato dalla «Finarte» di Francesco Micheli. E' già fissato fi quarto, si vede che rende. Peccato per l'archivio di Tazio Nuvolari, che una decisione all'ultimo secondo del ministero dei Beni Culturali ha cancellato dall'asta: lo Stato, alla buon'ora, s'è accorto che ha valore storico. Peccato per il giapponese e l'americano arrivati apposta. Figura bruttina, per il ministero. Si parte con libri, libretti, articoli di giornale, ritagli, foto. In fondo alla sala, barbetta scura, il ditino che si tocca il naso per segnalare il rialzo, un signore va alla conquista del cataloghi Ferrari: la base d'asta è sotto il mezzo milione e lui sale fino a 6 milioni e mezzo: «Vengo da Londra, commercio borse da viaggio e colleziono brossure Ferrari. Ma non voglio pubblicità...». Un paio di cataloghi li perde. Chi l'ha battuto al rialzo, chi gli ha sottratto il catalogo della «Ferrari 750 mondial»? Beffa: un signore che si è collegato via telefono proprio da Londra. Trecento appassionati, patiti, feticisti del mito, malati di collezionismo. Tutti, s'intende, dal portafoglio robusto. •In Italia—dice Mario Arquatl, direttore della Libreria dell'Autodromo di Monza — siamo 3 mila. All'estero, soprattutto Inghilterra, Stati Uniti e Giappone (dove sono appena una ventina e comprano tutto), sono molti, molti di più. Troppi E alle aste, poi, è difficile che un italiano alzi la mano». Il rischio è che gli oggetti di culto Ferrari se ne vadano oltre frontiera. I giapponesi, ieri, erano in caccia di carte in¬ testate degli Anni 30. Prese. Giorgio Nada, milanese, direttore della rivista «Manovella e ruote a raggi», ha speso 50 milioni per il catalogo fotografico delle «Mille Miglia». «Almeno questo rimane da noi!», è stato il suo trionfante annuncio. Tra italiani e stranieri la competizione è evidente. Tanto che i giapponesi, mica fessi, si sono alleati con qualche italiano di copertura e non alzano il ditino. E' successo per un furgone Fiat 600 multipla del '57 con la scrìtta «Abarth» sulle fiancate. Un furgoncino a misura giapponese: 12 milioni. I furgóni di oggi, con la scritta «Ferrari» laggiù non piacciono: troppo grossi. I giapponesi sono la gioia di «Finarte» e il cruccio dei collezionisti. Non mollano mai. Pronti a fotografare minacciosi chi li ha battuti su un rialzo, com'è successo al londinese dei cataloghi Jurichiro Hiramatsu, arrivato da Nagoya, ha presentato U suo biglietto da visita (bandiera del Sol Levante e cavallino Ferrari) e ha atteso paziente l'obiettivo. «Lotto 400. Modello Ferrari 312 T2», la numero 11 del mondiale vinto da Lauda. Un modellino, una F.l per bambini. Presa a 12 milioni e mezzo. Felice, poi, l'Hiramatsu: ha una collezione di 15 mila modellini Ferrari; da ieri sono a 15.001. Chissà dove andranno cambio e differenziale da Formula 1: sono stati acquisiti via telefono da un americano e (forse) da un italiano: pezzi di ricambio o pesanti soprammobili? Si sa poi che il menù da 11 milioni è finito, a Vittorio Fini, famiglia dei tortellini. Si sa infine che i trecento si ritroveranno ai primi di dicembre, sempre qui, per una nuova asta. Dice Adolfo Orsi, uno degli organizzatori: «Da bambino giocavo con le auto dei grandi, mio nonno e mio padre erano i proprietari delia Maserati». ri gioco continua, continuerà come il mito. Pare sia bellissimo. Ed è carissimo. Giovanni Cerniti

Persone citate: Adolfo Orsi, Enzo Ferrari, Francesco Micheli, Giorgio Nada, Lauda, Mario Arquatl, Niki Lauda, Tazio Nuvolari, Vittorio Fini