Così l'azienda Italia perde competitività di Emilio Pucci
Così l'azienda Italia perde competitività Così l'azienda Italia perde competitività ROMA — Sono anni da dimenticare per il nostro commercio estero. Nel 1938 è andata male, con un saldo negativo di 12.875 miliardi. Nel 1989 andrà peggio, con un passivo record oltre i 20 mila miliardi. Le esportazioni -made in Italy» crescono ad un livello nettamente inferiore allo sviluppo del commercio mondiale. Non c'è più tempo da perdere, ammoniscono il ministro Renato Ruggiero e l'aniministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, indicando nella finanza pubblica e nella cattiva qualità dei servizi (poste, ospedali) i principali limiti al rilancio e allo sviluppo della nostra competitività. Il consulto sulla -malattia» del commercio estero italiano si è fatto ieri al Cnel, dove è stato presentato il rapporto Ice per il 1988. Il presidente dell'Ice, Marcello Inghilesi, ha fotografato il brutto momento con una battuta: 'Siamo un Paese che compra da ricchi e che vende da poveri', nel senso che le nostre maggiori esportazioni riguardano prodotti convenzionali.mentre siamo deboli nel mercato delle tecnologie, il più vivace ed aggressivo. E' toccato poi a Romiti elencare i guai che affliggono la nostra bilancia commerciale. •Le esportazioni — ha detto l'amministratore delegato della Fiat — sono cresciute nel 1988 del 5,9 per cento, a fronte però di un aumento dell'export comunitario del 6, 3Vt e di un incremento complessivo del commercio mondiale del 9 per cento. Ciò significa una perdita di quote da parte del prodotto italiano, tton solo nel mondo, ma anche all'interno della Comunità europea. I livelli di competitività del nostro sistema economico sono quindi insoddisfacenti e questa è una delle più grosse ipoteche che condizionano le prospettive future del Paese'. lì problema ha aggiunto Romiti, non è attenuato dalla esistenza in Italia di imprese in posizione di rilievo internazionale nel campo delle tecnologie avanzate. Bisogna perciò voltare pagina e rimuovere gli ostacoli all'export, come la carenza di una politica industriale orientata a sostenere il livello tecnologico medio: il costo del denaro, con tassi tra i più alti in Europa; il costo del lavoro; il costo derivante dall'inefficienza dei servizi pubblici; il costo delle operazioni doganali. «Se continuano tali tendenze, il sistema economico italiano si troverà ad avere nel "92 un grado di competitività ancora più basso dell'attuale-. Tutti questi limiti si collocano poi nella prospettiva di un'inflazione tendenzialmente crescente. Dichiarandosi contrario a manovre sul cambio, l'amministratore delegato della Fiat ha sollecitato una politica economica -seria, organica, globale-. Cosi come andrebbe esaltata la qualità, 'elemento centrale nella competizione del presente e del futuro'. JJ ministro Ruggiero ha ammesso che -la classe politica è poco sensibile alla politica commerciale' e che la diminuita competitività italiana è dovuta ad una cattiva qualità dei servizi, n deficit commerciale è preoccupante e la soluzione, secondo Ruggiero, sta sì nell'esportare di più, ma soprattutto nel 'raffreddare la nostra domanda interna di beni di consumo'. Emilio Pucci
Persone citate: Cesare Romiti, Marcello Inghilesi, Renato Ruggiero, Romiti
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