Una trattativa per il ragazzo rapito di Francesco La Licata

Una trattativa per il ragazzo rapito La clamorosa protesta in Aspromonte di Angela Casella ha aperto uno spiraglio nel sequestro Una trattativa per il ragazzo rapito Don Ribaldi ha telefonato alla madre di Cesare: «Qualcosa si muove, non posso dire di più» - II vescovo di Acerra si era offerto in cambio del giovane - La donna replica alle crìtiche di De Mita: «Avrei preferito che parlasse come un padre» - Incontro tra Sica e i sindaci della Locride DAL NOSTRO INVIATO LOCRI — Un barlume di speranza premia la fede incrollabile dl mamma Angela, ieri mattina inginocchiata davanti al Cristo di Zervò, capolinea della quasi totalità delle storie di sequestri in Aspromonte. Qualcuno sta pensando a Cesare. «S'è aperto uno spiraglio. E'difficile stabilire la verità, ma qualcosa si muove». Queste parole, che ridanno linfa e vigore alla «madre coraggio» di Pavia, vengono da Acerra. Don Antonio Riboldi di più non può aggiungere: forse neppure lui è in grado di valutare Ano in fondo il valore, l'ampiezza dl quello spiraglio. Raccomanda cautela, invita mamma Angela a mantenere la calma, ad avere pazienza. "Ci vuole discrezione». I due si sono parlati al telefono, altri colloqui forse seguiranno. «12 momento è particolarmente delicato, può bastare un solo passo falso per bruciare una speranza». Per questo don Riboldi ha scelto di attendere ancora un po'. Fra due o tre giorni avrà certamente più elementi per valutare e farà una scelta. «Se allora non sarà avvenuto nulla, andrò a Locri e mi offrirò ancora come ostaggio. Voglio guardare in faccia questi uomini». n vescovo di Acerra si era già fatto avanti per assumere un ruolo di mediatore tra mamma Angela e i banditi che tengono prigioniero Cesare Casella da quasi un anno e mezzo. Durante la trasmissione Samarcanda aveva ribadito questa sua disponibilità e anche, «se fosse necessario», la volontà di andare coi banditi al posto di Cesare. Ieri si è pronunciato anche sull'atteggiamento che le istituzioni hanno tenuto nel confronti di mamma Angela e sui «rimproveri» piovutele addosso da più parti. -Nessuno — ha detto il vescovo — può impedire a una madre di spendere tutte le sue forze per il figlio, lo Stato è al servizio di una madre e non può dire: stia a casa e aspetti». Il riferimento, evidente, va alle affermazioni del giorno prima del presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, che, a proposito del caso Casella, aveva detto: "C'è una gestione strana da parte della famiglia, che certo non concorre a risolvere questo caso come sono stati risolti altri». E su questo intervento, mamma Angela ha avuto parecchio da osservare, ieri mattina prestissimo uscendo dalla tenda canadese dove aveva trascorso la notte, davanti al municipio di Locri. Uno sguardo ai giornali, poi lo sfogo: "Non capisco cosa intende per strano l'onorevole De Mita. La mia famiglia non ha mai avuto stranezze. Abbiamo sempre fatto tutto in pieno accordo con la poli- zia e con la magistratura. Tranne una sola volta: quando sono venuta in Calabria per la prima volta in incognito: Mamma Angela non riesce a frenarsi, le parole le escono a stento per l'emozione: 'Avrei preferito che l'onorevole De Mita dicesse poche cose, che avesse parlato come un padre. Avrebbe anche potuto dirmi che non condivide le mie scelte, ma che si sarebbe prodigato per far qualcosa per mio figlio, lo non ho nulla. Non ho la televisione, non ho potere. Non ho neppure una banca-. E' stata dura la giornata per mamma Angela. Dopo una notte in tenda, la scalata fino a! Passo dello Zillastro in cima a una punta «proibita» dove l'arroganza dei padroni dell'Aspromonte non ha risparmiato neppure il famoso crocifisso, sfregiato al petto da un colpo di lupara. Ai piedi di quel Cristo tanti pellegrinaggi di familiari di sequestrati: qui il padre del piccolo Marco Fiora è stato oltraggiato e deriso dopo aver pagato la prima rata del riscatto; qui il rilascio di Pietro Castagno, re della gastronomia torinese. Angela Casella prega rivolta al Cristo che dà le spalle a Montalto, simbolo della 'ndrangheta, e guarda verso il Tirreno. C'era già stata in questo groviglio di pini, ginestre, agrifogli e felci. Aveva pregato il Cristo, lasciando ai piedi della croce un messaggio scritto su una tavoletta: -Gesù ti prego, proteggi Cesare-. "Questa volta — dice rivolta a Cristo — noti scrivo messaggi, il messaggio sono io. Lui, Gesù, sa che cosa voglio-. Si siede ai piedi della croce mentre arriva don Mario Capanni, cappellano del 66° Battaglione meccanizzato -Valtellina»: 300 uomini scesi in Calabria il 29 maggio Francesco La Licata (Continua a pagina 2 In settima colonna)

Luoghi citati: Acerra, Calabria, Locri, Pavia