Della Dynasty del volo resta soltanto il nome
Della Dynasty del volo resta soltanto il nome La morte di Corrado Agusta, «re» degli elicotteri Della Dynasty del volo resta soltanto il nome L'industria, che ha 10 mila dipendenti, ora è gestita dall'Efim Cascina Costa è un quieto paesino affacciato alla brughiera della Malpensa, ai bordi dell'aeroporto internazionale e non lontano da Gallare te. E' qui che domani si svolgeranno i funerali del conte Corrado Agusta, l'ultimo figlio di Giovanni, il fondatore della «Costruzioni aeronautiche Giovanni Agusta», oggi una delle maggiori industrie elicotterìstiche del mondo. Corrado Agusta è morto improvvisamente mercoledì a St. Moritz, a 66 anni. Oggi l'Agusta, un gruppo con circa 10 mila dipendenti, che spazia dagli elicotteri agli aerei, all'avionica, che ha stabilimenti in tutta Italia e una sede negli Stati Uniti, appartiene al gruppo Efim. Ora la scomparsa di Corrado sembra suggellare non solo il distacco della famiglia dall'azienda, già avvenuto da alcuni anni, ma anche la fine di un'epoca, quella dei pionieri dell'industria aeronautica italiana, che nella brughiera della Malpensa avevano trovato la loro culla, con Caproni a Vizzola Ticino, la Siai Marchetti a Sesto Calende, Agusta a Cascina Costa, la Macchi poco più a Nord, presso Varese. Giovanni Agusta, nato a Parma nel 1879, aveva fatto volare il suo primo velivolo, un «planeur» biplano, il 14 febbraio del 1910 a Capua, trainato da un'auto, e aveva lavorato con Giovanni Caproni prima di fondare, nel '23, la sua industria a pochi chilometri di distanza. Alla sua morte gli era succeduta la moglie Giuseppina che si era trasformata in manager e aveva condotto l'azienda fuori dalla crisi del dopoguerra. Dei suoi quattro figli, Domenico ne continuò l'opera, diventando un capo duro e accentratore, la vera mente dell'impresa, mentre Corrado, il più giovane, appariva piuttosto il rappresentante tipico di una nuova generazione. Personaggio non ignoto alle cronache mondane, elegante, coltivava amicizie nel jet set internazionale, tra cui Vittorio Emanele di Savoia e lo Scià di Persia. Finita la guerra, l'Agusta si era trovata senza nulla da fare, insieme con tutte le altre industrie aeronautiche italiane, a causa dei divieti posti dagli alleati Così, come la Piaggio aveva «inventato» la Vespa e la Macchi aveva cominciato a costruire motocarri, aveva deciso di puntare sulle motociclette. La scelta si rivelò un successo: le Mv (la sigla significava Motoristica Vergherà) per anni dominarono i mercati e le competizioni (in particolare con Carletto Ubbiali e Giacomo Agostini). Ma all'inizio degli Anni 50, grazie ad un accordo con la americana Bell, a Cascina Costa fece la sua comparsa l'elicottero. L'accordo con la Bell segnò infatti il destino dell'Agusta che cominciò a produrre su licenza gli elicotteri Usa, dall'Ab-47 del '52 all'Ab204 nel '61, passando per il Sikorsky SH-3D del '65, per l'Ab-212 e ii grosso «Chinook•• del]a Boeing. Nel "70 però mori Domenico. Proprio in quell'anno l'azienda aveva cominciato a progettare il primo elicottero interamente concepito in casa, l'A-109, battezzato al¬ lora -Hirunuo». Gli investimenti per portare a termine l'impresa erano enormi, la famiglia non poteva o non voleva gettare nell'impresa altro denaro. La soluzione fu trovata nell'intervento dell'Erta, che assunse il controllo della società. Da allora l'A-109 è diventato un bestseller, l'Agusta ha assorbito prima la Siai Marchetti poi la Caproni mentre altri progetti tutti italiani sono stati realizzati negli uffici di progettazione di Cascina Costa e nei nuovi stabilimenti sparsi in tutta Italia, come l'A-129, l'elicottero controcarro costruito per l'esercito italiano e ora adottato come elicottero europeo, e rEH101, trimotore costruito insieme con l'inglese Westland. Corrado Agusta era diventato presidente all'inizio di questa fase di forte crescita, ma aveva dovuto consentire che la sua quota nella società si andasse rapidamente assottigliando, dato che la famiglia, ormai del tutto estraniata dall'azienda, non aveva partecipato ai vari aumenti di capitale che si erano succeduti Alcuni anni fa Corrado Agusta si era mostrato sfiduciato, amareggiato per gli scontri politici e le polemiche che circondavano l'azienda (tra l'altro, la vendita dei Chinook all'Iran, propiziata da Vittorio Emanuele di Savoia, si era rivelata un disastro finanziario dopo la caduta dello Scià). Aveva annunciato che se ne sarebbe andato all'estero, ad occuparsi di finanza. E infatti poco dopo, nell'84, aveva abbandonato la presidenza. v. r.
Luoghi citati: Capua, Iran, Italia, Parma, Persia, Sesto Calende, Stati Uniti, Varese, Vizzola Ticino
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