«I br sono assassini, non golpisti»

«I br sono assassini, non golpisti» Il pm ha chiesto l'assoluzione di 253 terroristi dall'accusa di insurrezione armata «I br sono assassini, non golpisti» Escluso dal pubblico ministero Nitto Palma ogni carattere politico delle Brigate rosse • «Non sono mai riuscite a scatenare la rivolta dei cittadini contro lo Stato, non possiamo punire l'intenzione» - La sentenza è prevista per il prossimo autunno DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — L'assoluzione di tutti 1253 brigatisti rossi accusati di aver tentato di portare il Paese verso l'Insurrezione armata e la guerra civile è stata chiesta In Corte d'assise a Roma dal pubblico ministero Francesco Nitto Palma. Ad un curriculum giudiziario stracarico di condanne, spesso al carcere a vita, molti degli ex protagonisti degli «anni di piombo», da Renato Curcio a Barbara Balzarani, stanno cosi per aggiungere forse anche il primo proscioglimento, e per reati certo non di poco conto. Eppure, se i giudici dell'Assise dovessero condividere le conclusioni, e con esse tutta l'impostazione, della requisi¬ tòria del magistrato della pubblica accusa, per capi e gregari delle br si tratterebbe di una sconfitta più bruciante di qualsiasi condanna. -Le Brigate Rosse non sono mai state un movimento politico — ha infatti soffermato 11 pubblico ministero—ma soltanto una banda di assassini, che la società civile ha saputo espellere ed isolare e non certo, come forse loro speravano, seguire lungo la strada della guerra civile: La richiesta di assoluzione generale non è altro che la conferma dell'esclusione di qualsiasi riconoscimento politico alle Brigate rosse, mentre gli aderenti all'organizzazione eversiva hanno sempre dichiarato di puntare a questo obiettivo, e non solo du¬ rante il sequestro di Aldo Moro. Anche da dietro le «gabbie» dell'aula bunker di Rebibbia, dove sta per chiudersi uno degli ultimi maxiprocessi contro 11 «partito armato», molti degli «irriducibili» di un tempo confidavano proprio In una sorta di attestato di «progioniero politico» per abbreviare la detenzione. Ma il dott. Nitto Palma ha escluso categoricamente la possibilità di assegnare una valenza politica alle br. Non ha esitato, anzi, a ricordare come molti dei capi dell'organizzazione (come Fenzl e Morucci) abbiano esplicitamente riconosciuto che 1 documenti prodotti dai «vertici» brigatisti non hanno mal realizzato alcun contributo di natura politica. D'altronde, secondo 11 pubblico ministero, le br «non sono mai andate al di là delle semplici intenzioni' di realizzare un'insurrezione armata e, nel nostro ordinamento penale, non si possono punire 1 propositi. Pur difendendo l'operato dei colleghi romani che hanno istruito questo maxiprocesso, da tanti criticato, il rappresentante dell'accusa ha ricordato ai giudici che le sentenze della Cassazione e la dottrina giurisprudenziale hanno ribadito come, per ritenere sussistenti reati così gravi come quelli contestati ai brigatisti rossi, sia indispensabile il requisito dell'idoneità del comportamento e delle azioni delittuose a mettere In pericolo l'integrità dello Stato e delle sue istituzioni. Ebbene, omicidi, gambizzazioni, agguati di ogni sorta, sono stati, si •fatti gravi ed angoscianti, ma certamente inidonei a produrre anche uno solo degli effetti che i brigatisti si proponevano». Furono solo 'vigliacche azioni che mai avrebbero potuto indurre la popolazione a sollevarsi in armi contro lo Stato-. Dunque, non può esserci conclusione diversa se non quella di una generale assoluzione da entrambe le imputazioni con la formula più ampia, quella «perché 11 fatto non sussiste». Ora, una settimana di pausa, prima del via per gli interventi degli avvocati della difesa. La sentenza verrà emessa nei prossimo autunno. Quello in corso a Rebibbia è soltanto il primo dei due tronconi nei quali la magistratura romana ha suddiviso 11 maxiprocesso contro le Brigate rosse, istruito per ben dieci anni. Le accuse di «insurrezione armata» e di guerra civllo contestate a centinaia u. brigatisti rossi, gran parte del quali già condannati per fatti specifici, ed i conseguenti mandati di cattura, sono stati oggetto di critica da parte di chi ha visto dietro questo processo esclusivamente una manovra per evitare la scarcerazione per decorrenza dei termini della custodia cautelare di numerosi imputati del terrorismo rosso.

Persone citate: Aldo Moro, Francesco Nitto Palma, Morucci, Nitto Palma, Renato Curcio

Luoghi citati: Roma