Bompiani, le zampate dell'editore di Valeria Sacchi

Bompiani, le zampate dell'editore A MILANO UNA MOSTRA PER IL GRANDE VALENTINO, TRA LIBRI, FOTO E QUADRI Bompiani, le zampate dell'editore MILANO — Portamento eretto, occhi ironici, baffetti impertinenti: a novant'anni (novantuno a settembre), Valentino Bompiani è ancora scattante e lucido come un ragazzino. Dice di sé: «Io sono un uomo che ha vissuto naturalmente. A me non fa differenza scrivere o pubblicare un libro. Si tratta sempre di rapporti coerenti, personali, e di aspetto e di funziona etica». E' anche un uomo molto festeggiato, come prova la mostra inaugurata nel Refettorio deìle Stelline (con un bel catalogo curato da Vincenzo Accame), che resterà aperta fino al 29 luglio e andrà poi ih altre città, titolo Valentino Bompiani. Idee per la cultura. La mostra si muove su più piani, tutti visivi. Valentino privato: l'atto di nascita (1898 ad Ascoli), la famiglia d'origine, stirpe di militari, 11 matrimonio e la moglie Nini, le figlie Emanuela e Ginevra. Valentino editore: la casa editrice, gli autori e i collaboratori, le collane. Valentino scrittore: dieci commedie che hanno avuto fortuna non solo in patria ma anche fuori d'Italia, le autobiografie. Infine Valentino pittore, un divertissement più recente che data dalla fine degli Anni Cinquanta: 24 quadri a tecnica mista, tra l'ironico e il sognante, con qualche cedimento lirico. Il teatro l'ha abbandonato da dieci anni: l'ultima prova, Spigola, ovvero finché dura la confusione, è del 1978. Perché? 'Chi lo sa», risponde. E la pittura? 'Dipingo quando capita, se c'è qualcosa che mi interessa...». Dunque l'editoria resta la parte fondamentale della sua vita. 'Sì, ammette, della mia vita e delle mie giornate. Fare teatro e pubblicare libri, sono due cose che vanno sotto braccio. L'editore sceglie le parole di chi scrive meglio di lui. E tra lo scrivere e pubblicare un libro ci sono vicinanze e curiosità...». E poesie? 'Mai scritte, nemmeno da bambino». Ecco, dunque, una delle pochissime cose che Va¬ lentino non ha mai fatto. Per il resto, la sua è senza dubbio una vita d'eccezione, portata avanti con baldanza, vincente. «Se sei incerto sulle decisioni da prendere, scegli le più difficili, le uniche che non ingannano; è uno dei credo che rimbalzano dai pannelli della mostra. E difatti l'editore Bompiani amerà sperimentare strade nuove, e prendere rischi. Gli esordi nascono da un litigio: quello con 1 proprietari dellTJnitas, la piccola casa editrice di cui era diventato il direttore, pomo della discordia Guido Da Verona che essi volevano pubblicare e lui no. Così di colpo si mette in proprio e butta nell'impresa una liquidazione di 65 mila lire. E' il 1929, il primo libro è la biografia di Don Bosco. Da allora le tappe della Bompiani coincìdono con momenti importanti della vita culturale italiana «L'Almanacco letterario» è del 1930, la collana «Idee Nuove» diretta da Antonio Banfi del 1934, le «Strenne per i giovani», che portano in Italia 72 piccolo principe, I ragazzi della via Pai, Mary Poppins, Emilio e i detectives, partono nel 1935. Sono anni difficili, il fascismo trascina pian piano l'Italia all'isolamento, ma a Valentino riesce l'equazione di stare nella corrente e controcorrente. Nel 1938 escono gli americani: punto di forza è Steinbeck, con Uomini e topi (nella traduzione di Pavese), cui seguiranno Pian del la TortiUa (tradotto da Vittorini), La Battaglia (tradotto da Montale), Furore. Anche nella scelta dei traduttori, la parola d'ordine è «il meglio». In mezzo (1934 e 1939) ci sono La mia battaglia e La mia vita dell'autore Adolf Hitler, ma anche i grandi italiani: Zavattini (1931), Bontempelli, Moravia, Ortese, Alvaro e, più avanti, il primo Piovene (1941), Brancatl e Vittorini. Nel 1938, con 1 venti di guerra, viene ideato il Dizionario letterario delle opere e dei personaggi, punto fermo e testimonianza. Nel dopoguerra le scoperte si chiameranno Marotta, Savinio, La Capria, Tecchi, Ottieri. Per la Francia i grandi autori del catalogo Bompiani sono Malraux, Camus e Gide, per l'Inghilterra Eliot, Cronin, Waugh, Graham Greene. Né bisogna dimenticare il mensile «Sipario» del 1946. Negli anni, la casa editrice continua a essere un nucleo elitario, fisicamente un grande stanzone dove tutti lavorano gomito a gomito. Una bottega artigiana nella quale le funzioni sono intercambiabili e dove, nel 1959, sbarca come redattor giovane Umberto Eco. n clima, le esperienze, le amicizie letterarie e non, sono testimoniati in tre libri di ricordi Via privata. Incontri ravvicinati. Il mestiere di editore, e nelle belle fotografie della mostra delle Stelline. Nel 1972 Vrlentino vende al gruppo Fabbri la Bompiani, ma resta consulente, e non smette di sentirsi ed essere grande editore. Quando il nipote Luciano Mauri vuole fare qualcosa per ricordare il padre e la figlia scomparsi, Valentino suggerisce ima scuola per librai. Nasce cosi «La scuola del libro» di Venezia che, finalmente, avvicina professionalmente l'Italia editoriale all'Europa. Un'altra zampata da leone. Eppure, scrive Valentino di se stesso, «non è l'età che sgomenta, ma che i giovani parlano d'altro». Valeria Sacchi Milano. «Idee per la cultura», omaggio a Valentino Bompiani