Troppo goloso, muore il baco da seta

Troppo goloso, muore il baco da seta Un male oscuro mette in crisi la produzione nel Veneto Troppo goloso, muore il baco da seta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PADOVA—B baco da seta muore. Ucciso da un male oscuro, che finora ha lasciato senza spiegazioni studiosi e allevatori, quasi tutti veneti: 85 produttori su 100 hanno le proprie aziende tra Treviso e Padova. Sono stati loro a dare l'allarme. «/ bachi — raccontano — non smettevano più di mangiare e dopo aver raggiunto dimensioni enormi, mostruose,- morivano, senza filare la seta». Notevoli i danni già accertati dalla Regione: un miliardo e mezzo di lire. Due giorni fa a Vedelago, un piccolo centro alle porte di Treviso, l'Usi ha imposto al sindaco di mandare al rogo cinquecentomila bachi da seta morti di obesità. Avevano continuato a mangiare foglie di gelso molto più a lungo dei venti giorni previsti. E' dunque una strage, oltre che un grave problema economico e scientifico. Nessuno, finora, è riuscito a spiegare 11 fenomeno: «Mai vista una cosa del genere tn quarant'anni di attività» dice Mario Trevisan, direttore dell'Istituto sperimentale per la zoologia agraria di Padova, specializzato nel settore della bachicoltura «Si è come arrestato il meccanismo di trasformazione da larva a crisalide. Non cisono precedenti in letteratura e quindi è molto difficile capire le cause della catastrofe». Cosi, insieme alle altre ipotesi (un misterioso virus, un sabotaggio) si è affacciata anche quella dell'inquinamento ambientale. C'è anche chi parla di effetto-Cernobii, anche se dall'incidente alla centrale nucleare sovietica sono passati più di tre anni. Vero o falso che sia u sospetto è la dimostrazione della grande paura che si sta diffondendo tra i bachicoltori del Veneto: temono il fallimento. Ma l'allarme coinvolge anche gli altri settori dell'agricoltura, dato che uno dei principali «imputati» per la strage dei bachi è il gelso. Le sue foglie, alimento preferito dall'insetto, sarebbero avvelenate, forse dall'inquinamento ambientale..E così l'assessore regionale all'Agricoltura, Giulio Veronese, ha ordinato un'inchiesta Dagli allevamenti arrivano testimonianze inquietanti. Racconta un produttore di Treviso, dove ha sede l'Associazione nazionale dei bachicoltori: «Le larve sono come impazzite, mangiano foglie di gelso per venti giorni e poi, invece di tessere il bozzolo, continuano a nutrirsi. Infine, si gonfiano e muoiono senza mettersi al lavoro, diventare adulti e riprodursi normalmente». Raffaello C arguta, allevatore di Rustega (Padova), aggiunge: «Abbiamo provato tecniche diverse, ma senza alcun risultato. Addirittura abbiamo rispolverato i metodi di molti anni fa, la disinfestazione con lo zolfo: ma anche questo tentativo è andato a vuoto». Qualcuno, per consolarsi, o forse per respingere lo spet¬ tro dello smog, attribuisce la responsabilità dell'ecatombe al clima abbastanza rigido di questi giorni (alle piante occorrono infatti temperature comprese tra i 24 e i 27 gradi). Ma anche questa versione vacilla perché alcuni allevamenti che avevano il riscaldamento in serra non sono stati risparmiati dal «morbo». D'altronde, solo pochissimi bachi sono riusciti a sfuggire finora al male oscuro Secondo dati dell'Istituto Sperimentale di Padova, solo il 5 per cento degli insetti segue il normale percorso di sviluppo. Nel Veneto, lo scorso anno, sono stati prodotti 80 mila chili di bozzoli ( 13 mila lire per chilo il prezzo mìnimo garantito): nel settore lavorano migliaia di persone. Per loro c'è lo spettro del crack economico; ma forse la strage dei bachi da seta nasconde rischi più gravi. Antonello Francica (A pagina 12 il servizio di I. Lattes Coihnann).

Persone citate: Antonello Francica, Giulio Veronese, Lattes, Mario Trevisan