Povera Biancaneve: così perfetta, così infelice

Povera Biancaneve: così perfetta, così infelice Colette Dowling ci parla della sua inchiesta sulle ansie delle donne americane, dopo il femminismo Povera Biancaneve: così perfetta, così infelice TORINO — Sono vivaci e intelligenti. Hanno successo e guadagnano soldi. Ma le statistiche parlano chiaro. Dietro le apparenze, le donne americane degli Anni 80 mostrano inquietanti sintomi dt malessere: st drogano, pensano al suicidio, sono tormentate da disordini alimentari, consumano tonnellate di psicofarmaci. Colette Dowling. giornalista e scrittrice di successo, con ■La sindrome di Biancaneve- (Bompiani. 278 pagine. 22.000 lire), cerca di andare alle radici di questa ansietà. Vive virino a New York Ha tre figli, un divorzio e tre best seller. Sta lavorando al suo primo romanzo, la storia di una donna che abbandona, dopo 15 anni, manto e psicanalista. Nel libro precedente. -Il complesso di Cenerentola', dimostrò che il progresso della donna negli Anni 70 era ostacolato da un senso nascosto'di dipendenza. Ora, con -Sindrome di Biancaneve', spiega perché il mito della donna perfetta, si trasforma spesso in un veleno per l'esistenza. La sindrome di cui parla è raccontata nella famosa fiaba, oltre che nel mito di Narciso II dolore, la competizione, con cui la strega cattiva chiedeva, -specchio, specchio delle mie brame chi e la più bella del reame?-, sarebbero presenti in multe americane, provocando enormi scompensi psicologici e traendo origine da un morboso rapporto con la madre. • Il rispecchiamento con la madre e fondamentale per lo svilupppo dell'io femminile — dice la Dowling. Le figlie possono diventare degli specchi in grado di restituire alle madri immagini di gloria. L'ho provato io slessa. I successi di mia figlia erano qualcosa che usavo per alimentare la mia autostima. I suoi successi diventavano i miei successi. Le madri vogliono che le loro figlie diventino sempre più belle, ricche, potenti. Questo desiderio quasi cannibalico lacera la psicologia della ragazza e altera il suo sano sentimento di narcisismo. In America c'è lo slogan: puoi aver tutto. Le madri lo trasmettono modificato: voglio che tu abbia ogni cosa, tulio ciò che io non ho avuto: GII Anni 80 presentano grandi opportunità per la donna. Nelle migliori università oltre 11 50 per cento degli studenti è di sesso femminile. Sono molte le coppie dove la moglie guadagna più del marito. Ma i turbamenti nell'animo femminile sono enormi. -Sei corso della mia ricerca ho intervistato un centinaio di donne, studentesse universitarie e professioniste, tra i diciannove e i sessant'anni — dice la Dowling —. Malgrado una formidabile esibizione di dinamismo ed efficienza, molte donne continuano a soffrire di inadeguatezza. Ho scoperto che lottano contro intimi sensi d'inferiorità. E questo le spinge a comportamenti obbliganti come usare la droga, ammazzarsi d'aerobica per migliorare ossessivamente il proprio corpo, massacrarsi di lavoro per fare carriera. Molte altre, ed è una vera e propria emergenza medica, soffrono di disturbi alimentari, come l'anoressia o la bulimia: •La sindrome di Biancaneve' hi avuto una gestazione molto lunga, quasi 4 anni di lavoro. •£' il mio libro più difficile' osserva l'autrice perché In esso ha voluto detronizzare U tabù della madre. Dal personaggio di Shirley M nel.alno In ■ Voglia di tenerezza' alla poetessa Sylvia Piath. Colette Dowling offre un'immagine inquietante del rapporti tra madre e figlia niente dolcezza, ma solo una simbiosi ossessiva che le donne americane si portano dietro come una maledizione. Colette DowDig A rivolge al vasto pubblico. Usa uno stile accattivante e rie*» di aneddoti. I suoi libri somigliano a reportage* gì. -nail .tiri, ma contengono molte citazioni di psicanalisti, di ht*M£ a Freud, a Kohut. Sorridendo non nasconde il sio «more per la psicanalisi: • Dall'analista — dice — ho passai•: p'ù tempo di Woody Alien. E'stata la cosa più bella della mia vita. Ha portato alla luce le forze profonde del mio animo. Con i miei libri voglio fare altrettanto. Aiutare le donne che non sono mai state in analisi a fare chiarezza su se stesse-. L'au*r*ce racconta i turbamenti delle giovani americane. Riempie di storie e di aneddoti quel senso di vuoto che cinema e letteratura stanno offrendo delle donne in carriera. Non è un testo scientifico, ina il documento di un'epoca di transizione, di post-femminismo, del mito del successo a tutti i costi. Che messaggio vuol lanciare, con le sue storie? •/< mondo offre molte possibilità — dice —, ma le donne continuano a soffrire di un complesso d'inferiorità, trasmesso loro dalle madri che erano mollo più oppresse. Son so se questo processo terminerà negli Anni 90, perché i cambiamenti psicologici durano più a lungo di quelli sociali. Voglio esortarle a guardare più sé stesse nel proprio interne, nel proprio io». E la felicità, che nel libro sembra essere il limite negativo, può essere coniugata al femminile? -La felicità non consiste nell'inseguire un continuo perfezionamento esterno, ma nell'accettazione dei propri limiti, lo ho raggiunto la serenità ai cinquant'anni quando ho smesso di cercare il plauso del mondo e ho cominciato a godere di piccoli piaceri, come coltivare il mio giardino: Bruno Ventavo!!

Persone citate: Bruno Ventavo, Colette, Colette Dowling, Dowling, Freud, Sylvia Piath, Woody Alien

Luoghi citati: America, New York, Torino