Due grandi vecchi contro la libertà
Due grandi vecchi contro la libertà Dall'Iran alla lontana Cina Due grandi vecchi contro la libertà All'insegna del massacro, in Oriente, s'accende e si spegne il destino dei potenti. Deng. il grande vecchio della grande speranza, s'è suicidato politicamente col massacro di piazza Tun Ap Men. Col massacro di piazza Jalch, a Teheran, nel «venerdì nero» dcil'8 settembre 1978, Reza Pahicvi firmò il suo atto di morte politica. Da quel massacro, la cui tecnica fu, incredibilmente, la stessa di quella dei soldati cinesi che, colti da un raptus omicida, hanno fucilato alla schiena inermi popolani, prese l'abbrìvio la «rivoluzione a mani nude» teleguidala da un vecchio religioso in ciabatte: l'ayatollah Ruollah Khomeini L'avvento di Deng Xiaoping apri il cuore dei cinesi alla speranza, lo stesso accadde in Iran dove le masse avevano plebiscitato Khomeini loto imam, nell'auspicio d'una nuova aurora. Khomeini si era presentato agli iraniani, ai mondo, col volto del progressista che, nel nome dell'Islam, annuncia al popolo oppresso da una dittatura sanguinaria il ritorno della libertà, nel segno delle riforme sociali e del recupero dei valori culturali della Persia stravolti dal modernismo selvaggio dello Scià. Deng durante dieci anni ha trasformato «la scialba, cupa e atterrita Cina della rivoluzione culturale» in un Paese in marcia veloce verso l'economia di mercato e verso le libertà fondamentali, grazie al sostegno entusiasta dei vari gruppi di consenso .sociale. Del pati durante dieci anni, Khomeini ha perduto per etra da i gruppi di consenso sociale (primo fra tutti il Bazar) (acon¬ ito abortire quelle riforme che, nel loro infantilismo politico, i terzomondisti laici, veri protagonisti ed eroi-martiri della rivoluzione, pensavano di realizzare sfruttando il locomotore religioso. Sennonché nell'Iran esultante do! 1979 mancava una classe operaia organizzata, mancava soprattutto l'anello di congiunzione tra lo spontaneismo e la stanza dei bottoni: i partiti esistevano soltanto sulla carta, il sindacato era una molecola mentre il movimento religioso teneva tutto il Paese attraverso la moschea, era assolutamente egemone. Si è detto che l'Islam integralista ha ucciso la «rivoluzione a mani nude» che tanti consensi aveva suscitato nel mondo ma siamo sicuri che la colpa sia dell'Islam? Penso sia forse più corretto dire che una personalissima, dispotica interpretazione dell'Islam ha fatto si che la rivoluzione liberatoria naufragasse nell'oscurantismo clericale, nella fissità ideologica, nel dogma implacabile della miope, arrogante ortodossia coranica. Gli stessi gruppi di consenso che aiutarono la lunga ma rapida marcia di Deng verso «la Cina multicolore», hanno messo in crisi il grande vecchio. In una sola notte — quella del massacro — Deng ha sciupato dicci anni. Khomeini ne ha impiegato altrettanti per sciupare speranze c un immenso potai ziale di risorse non soltanto economiche. Certo, c'è stata la «guerra imposta» a dissangua re l'Iran mentre la Cina ha coIgor Man ( Segue a pmg. 1.93 col. >
Persone citate: Deng Xiaoping, Khomeini, Reza Pahicvi, Ruollah Khomeini
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