I morti che uccidono

I morti che uccidono Finita l'ideologia, non gli spietati regimi pc I morti che uccidono Ce qualcosa di leggermente enigmatico nell'ardore con cui i doni d'Occidente, c soprilimilo d'Italia, discutono nello ultime ore- della morte del comunismo. E" come se la realtà tosse evaporala, i fatti confiscati, i massacri ordinati da Deng relegati in una qualche soffitta e trasformati in esempi illustrativi di questa o quella opinione, in cavie fabbricale per consentire questa 0 quell'esperienza mentale. Eppure li abbiamo visti con i nostri occhi, gli studenti ammazzati. Abbiamo letto u sutticicnza delle barricate costi iute con carcasse umane, delle scuole riempite di cadaveri, della quiete terrorista che legna ormai a l'echino, lino a prova del contrario, e almeno per il momento, a me pare che siano morti i resistenti, non i regimi comunisti che hanno sguinzaglialo soldati e killer*. Almeno per il momento IX-ng e in vita, non ha nulla dell'eroe tragico che Magris pretende di vedere nel suo volto, incarna un sistema di potere tuttora vivo, un pugno di terrò tuttora efficace nel mestiere d'asservire il popolo con la scusa di servirlo. Ma a che serve vedere, leggere i resoconti degli inviati, addirittura sapere? Ouel che interessa i commentatori e diagnosticare il decesso non ancora tangibile del comunismo: evento ben più cruciale, di portata storica ben più rilevante, dei tangibilissimi morti che abbiamo avuto modo di guardare in faccia. I .i tavola non e nuova, come sappiamo. • l lene tlu lontano*, direbbe Pujctta. Diciamo piuttosto che viene dai sottosuoli del pensiero hegehano-marxista. e in quel sottosuolo continuiamo allegramente a vivere pur dichiarandolo inabitabile: imperturbati, indifferenti a quanto accade, giiando sempre attorno alla stessa bugia. ì u- nico sentimento assente in questi giorni è il sentimento di lutto, il solo adatto alle circostanze. Ma portarlo non è facile, si sa: ehi e in lutto prende atto di una realtà appena accaduta, non si convita parlando d'altro o cercando sostituti. Cìuarda in faccia gli eventi, non fa •discorsi» su di evsi per meglio sopportarli, e poi scordarli. Da qualche settimana viviamo nel regno del "discorso» puro: accorato 0 soddisfatto, a seconda, ma comunque astrutto, mai aderente al quotidiano che la gente nei regimi comunisti è condannata a vivere, quali che siano le prospettive di democratizzazione che per alcuni rari popoli stanno aprendosi. Bisogna rallegrarsi della morte del comunismo'.' Ci si chiede. O conviene addolorarsi del vuoto che lascerebbe'.' Deliesperanze spente, dei sogni Barbara Spinelli (Continua ■ pagina 2 in quarta cotenna)

Persone citate: Barbara Spinelli, Magris

Luoghi citati: Italia