Le 7 vite dell'imperatore Deng di Domenico Quirico

Le 7 vite dell'imperatore Deng Dato per morto, il vecchio leader per l'ennesima volta ha sorpreso tutti Le 7 vite dell'imperatore Deng Giovanissimo, lavorò in Francia come operaio - La prima caduta nel '33, quando si schierò con Mao - L'esilio decretato dalle Guardie Rosse «Cinesi, voglio dimostrare che socialismo non significa povertà» La luccicante limousine nera sfl'i lentamente davanti ai sokL-.i che presentano le armi schierati lungo il muro della (ìtta Proibita. Dal tetto aperto dell'auto un uomo anziano saluta la folla che occupa ogni angolo della Tienanmen. -l'i saluto compagni»: la voce soddisfatta di Deng Xiaoping che passa In rassegna il suo popolo, moltiplicata dagli altoparlanti, raggiunge ogni angolo dell'immensa spianata dove la Cina maoista ha celebrato fino a pochi anni prima I suol riti di massa. -7ì salutiamo capo-. 'Viva Deng' risponde con un boato la folla, inneggiando all'uomo che la sta guidando nella nuova, esaltante lunga marcia verso il XXI secolo. E' il primo ottobre 1984. trentacinque anni prima la Tienanmen ha vissuto un'altra cerimonia «storica»: Mao aveva proclamato la nascita del primo grande Stato comunista dell'Asia. E' passato poco più di un quarto di secolo, nulla per un Paese che è abituato a contare la storia con I ritmi dei millenni, ma nella scenografia di quelle due cerimonie c'é il segno di quanto - il piccolo timoniere' ha cambiato con le sue riforme e il suo capitalismo confuciano la vita di un quarto dell'umanità. Come impone il cerimoniale marxista, la folla, a passo ca denzato. al ritmo dell'Interna zionale. sfila davanti ai suoi capi: ma la piazza, trent'anni prima dipinta dal grigio e dal blu dell'uniforme maoìsta, ora esplode nei mille colori della nuova moda all'occidentale. Sui carri che celebrano i sue cessi dei socialismo e del •maozedongpensiero- niente più uomiri delle brigate ope nue o delle eroiche Comuni contadine: ora ci sono i simbo li della nuova Cina convertita all'elettronica e all'informati ca. i televisori, qualche com puter, le motociclette -l-unga Marcia-, sogno dei figli delia generazione del Libretto Ros so. E dietro al ritratto dei nu mi tutelari, Lenin. Marx e na turalmente Mao. affiancati con ideologico ecumenismo a ex eretici come Liu Shaoqi c Sun Yalsen. il padre borghese della Repubblica, sfilano stel le del cinema, campioni dello sport, perfino, applauditisi mi. monaci buddisti e semina rìsti cattolici. Oggi che la Tienanmen e Indelebilmente macchiata dal sangue di migliaia di giovani che hanno creduto troppo al grande riformatore, le sequenze di quel giorno di trionfo sono un ricordo Imbarazzante. I soldati, che avevano salutato Deng esitando divise fiammanti, ora occupano la piazza. I fucili spianati in assetto di guerra, assediati da una città ostile, profanata da una guerra civile. Ma è davvero il sanguinoso crepuscolo del piccolo mandarino cui, a 85 anni, sarebbe riuscita l'ennesima resurrezione? Qualche voce lo dava già morto, tutte per moribondo, confinato In qualche ospedale delle zona delle Colline Profumate dove la nomenluatura si rifugia per l suoi regolamenti di conti Venerdì é riapparso circondato dal suoi generali, per dimostrare che ancora lui guida la regia di questa ennesima tragedia cinese. 'Attenti a quest'uomo — aveva detto Chou Kn lai — è un batuffolo di cotone, ma dentro e nascosto uno spillo di acciaio'. Un ritratto fedele per un campione dell'aite più difficile, quella di sopravvivere nella Otta Proibita. La sua prima -caduta- risale al 1933. quando un'armata in sandali di paglia, vestita con uniformi sbrindellate, un sacchetto di riso nello zaino, era braccata dalle campagne di sterminio dell'esercito di Chiang Kai-shek. Deng si era unito alla -cricca- di un altro giovane rivoluzionario, grande ammiratore di Oeorge Washington e che aveva da poco scoperto Marx. Si chiamava Mao e predicava la guerriglia agraria sull'esempio del 'fuorilegge delle paludi', il Robin Hood delle saghe popolari cinesi. Una tattica che non piaceva ai dirigenti del partito e soprattutto ai loro consiglieri sovietici. Fu un declino breve: già nel "35, alla Conferenza di Zunyi. Mao sconfigge gli uomini del Kominlern. Deng raccoglie il premio della sua fedeltà e inizia una folgorante carriera di Commissario politico dell'Armata Rossa, partecipando alla lunga epopea •Ira le cinque catene del Cuishou e le ncque delle sabbie d'Oro-. Dopo la vittoria toma nel Sichuan, la sua provincia, esibendo i gradi di uomo delta nomenklatura. Aveva 17 anni quando aveva lasciato una delle province più povere della Cina: ma si entrava giovanissimi nella vita, nella Cina convulsa e spietata degli Anni Venti, popolata da signori della guerra e rivoluzionari di professione, spie e mandarini nostalgici del Celeste Impero. Con un gruppo di coetanei, su una nave dal nome Porthos, era partito per l'Europa. E un po' dello spirito guascone dei moschettieri certo animava quel gruppo di studenti imbarcatisi a Shanghai e inviati nel Vecchio Continente per rubare all'Occidente I suoi segreti. I quattro anni passati a Pa- rigi sono uno dei pochi misteri della vita di Deng: nei registri della sospettosa polizia tran cese sono rimaste le tracce di una perquisizione nell'alloggio di un giovane operaio cinese cui furono sequestrati opuscoli di propaganda comuni sta. Alle catene di montaggio della Renault di Billancourt, una delle roccaforti storiche del comunismo. Deng imparo probabilmente ad apprezzare la potenza industriale dell'Occidente. Quanto ha imparalo in Francia gli servirà nel 1966. In tutta la Cina milioni di giovani agitano un libretto rosso, il catechismo rivoluzionario di Mao. e chiedono la testa di due traditori che cercano di portare 11 Paese sulla via del capitalismo , Il presidente Uu Shaoqi U rinnegato delfino di Mao. e il suo vice, Deng, 0 •numero due». Deng questa volta ha sbagliato cavallo, ha tradito Mao e puntato su Liu, il Krusciov cinese che vuole rimarginare la sanguinosa ferita della folle utopia del -grande bah» in avanti-. A Deng è risparmiato Il martirio di molti dirigenti, l'autodafé in piazza tra gli sberleffi dei giovani pretoriani di Un Piao. E' un potente, e una legge non scritta ma sempre rispettata nelle falde che dividono 1 signori della Città Proibita stabilisce che non bisogna infierire, 1 vin- ti di oggi infatti potrebbero diventare i vii!cjt'.i di domani Cosi Deng paga 1 suoi errori con S anni di esilio a Nachang che la figlia Deng Rong ha raccontato in un articolo sul Quotidiano del popolo, una delle poche concessioni al culto dela personalità-di questo politico che non ha mai amato la ribalta Al mattino Deng lavorava In una fabbrica di trattori, sorvegliato da soldati: al pomeriggio allevava polli e accudiva 11 piccolo orto. Ogni sera usciva dalla misera casa di mattoni rossi, e passeggiava a passo svelto attorno al cortile; dopo cinque anni sul terreno resto un solco profondo. Poi, un giorno. Deng fu convocato a una riunione politica e 1 soldati non lo accompagnarono. Lui Piao era morto e Mao aveva deciso di sollevarlo dalla polvere: alcuni anni prima al Cremlino aveva detto a Krusciov indicandolo: -Quel piccoletto farà carriera'. Deng risorge a fianco di Chou Eri-lai. riottiene il ruolo di vicepremier e di capo dell'esercito. Deng non cerca vendette, guida con pazienza la liquidazione delia Rivoluzione Culturale. Ma la sua terza disgrazia politica coincide con !a Primavera degli studenti del '76, dimostrazioni in piazza Tienanmen che anticipano questo maggio sanguinoso. Deng è nuovamente cacciato dal potere, fugge a Canton presso un generale che gli e amico. Ha una nemica potente e senza scrupoli. Jung Qing. la moglie di Mao che manovra il leader ormai senescente. A provocare la sua ira è stato uno •sgarbo musicale- Deng ha applaudito un'orchestra sinfonica occidentale in tournee a Pechino: 'Questa e musica, quando si ascoltano le oliere di Jang Qing sembra di essere sul campo di battaglia-. Offesa mortale per l'ex attrice che vuole essere la musa della vera cultura rivoluzionaria. Questa volta la punizione dura appena un anno, il tempo perché la caduta della •banda del quattro- restituisca vigore i' chi. dopo gli anni dell'ubriacatura rivoluzionaria e xenofoba, cerca di far valere le ragioni della logica economica. Deng ha 74 anni, alle spalle una lunga vita di battaglie e un futuro di tranquillo pensionato del regime, punteggiato di riunioni senza palpiti e di vacanze sulla spiaggia proibita di Beidahe. E invece inizia la sua carriera di •riformatore» che vuole lacerare la ragnatela dell'utopia marxista per dimostrare, come disse In un discorso, che •socialismo non significa necessariamente povertà'. Mao voleva scalare le tre montagne del feudalesimo, del capitalismo e dell'imperialismo Deng lo fa imbalsamare nel centro di Pechino e tenta di vincere la sfida del sottosviluppo. E cosi le Comuni, mito dell'egualitarismo, finiscono In soffitta, sostituite dallo Zire Shi. il principio della responsabilità che restituisce al contadini la terra e il gusto del guadagno. Nelle fàbbriche entrano gli yuppics cinquantenni con potere di licenziare; gli eroi della Lunga Marcia lasciano il posto ai colonnelli che conoscono missili e computer. Deng vuole quadruplicare la produzione industriale entro 11 Duemila, riformare dopo le campagne, etemo cuore pulsante delia Cina, anche l'industria e 'toccare la schiena della tigre; cambiare cioè le città. Ma intanto, fuori dalle mura della Città Proibita, ai nuovi miliardari si affiancano lunghe code di giovani senza lavoro, Intellettuali frustrali dai bassi stipendi, operai travolti dall'inflazione. Sono gb anni del mito di Deng. un mito in fondo più diffuso all'estero che in Cina. L'Occidente, che alla Cina chiede sempre il piacere di illudersi, lo saluta come U riformatore coraggioso che cancellerà U marxismo xenofobo e contadino di Mao. Ma U premier cinese, che moltiplica le fresie capitaliste, resta in fondo un confuciano: fedele al modello di uno Stato pedagogico e conformista, dove chi si distingue deve essere punito e rieducato, e la parola jefang, liberta, e da sempre pronunciata con il fastidio di un'accentuazione negativa, come licenza e violazione. Deng stringe la mano al Presidenti americani che vengono a Pechino alla ricerca di un alleato e soprattutto di un mercato popolato da un miliardo di potenziali consumatori. Ma il suo modello non sono Keynes o la City: la dna che vuole lasciare in eredità ai suoi successori dovrebbe copiare Singapore e i fratelli separati di Taiwan con 11 loro capitalismo asiatico, fatto di stupefacenti bilanci ma anche di dispostismo e obbedienza di massa. La Cina, presa d'assalto da milioni di turisti, tappezzata di manifesti pubblicitari, resta uno spazio totalitario dove l'apparato di sicurezza e una delle poche cose che non ha avuto bisogno di modernizzazioni perché funziona perfettamente, e la battaglia per il potere si svolge con i consueti rituali bizantini tra leader che al Comitato Centrale si portano in tasca due discorsi per essere pronti ad adeguarsi alla linea vincente. Deng. che ripeteva in ogni occasione ufficiale l'Intenzione di ritirarsi e la fiducia che la Cina riformata potesse camminare con le proprie gambe, in realtà si è trasformato in un vecchio despota sospettoso, che ha eUmlnato uno dopo l'altro I suoi delfini, Hu Yaobang e poi Zhao, colpevoli di prendere troppo sul seno il suo riformismo. 11 maestro del pragmatismo ha accentuato eoa la sua vena autoritaria, la sua tentazione dispotica. -l>\ scustere alla pari con Deng c più diffide che appoggiare una scala al cielo-. diceva Chen Boda. un leader della Ri voiu/ioni- Culturale e suo nemico giurato. L'operazione di allentare, del triplice monopolio del regime, soltanto quello economico, mantenendo intatto quello ideologico e politico, si e rivelata troppo complessa anche per uno spregiudicato equilibrista come Deng. -Se le generazioni future potessero attribuirmi un settanta per cento di cose giuste e un trenta per cento di errori dopo la mia morte, sarei soddisfallo-, aveva detto alcuni anni fa criticando il culto della personalità di Mao Ma per U «piccolo imperatore- forse non ci saranno nuovi mausolei sulla Tienanmen. Domenico Quirico Pechino. Un cittadino offre una sigaretta a un soldato di guardia sul lato meridionale della piazza Tienanmen, ieri manina, ma II militare gentilmente la rifiuta (Ansa-Rcutcr)