L'azienda agricola di un mafioso diventa una comunità per drogati di Giovanni Bianconi

L'azienda agricola di un mafioso diventa una comunità per drogati Esperimento nel Cosentino dopo il decreto suU'utilizzo dei beni confiscati L'azienda agricola di un mafioso diventa una comunità per drogati Dall'82 all'87 sequestrati a Cosa Nostra case e terreni per 955 miliardi ROMA — Al clan cuniorristico del Nuvoletta i giudici hanno confiscato beni per un valore di 50 miliardi Sono terreni e case che appartenevano ai fratelli della -Nuova famiglia-, sparsi per tutta la Campania. E in Calabria, al boss della 'ndrangheta Domenico Piromalli, hanno porlato via fabbricati, appezzamenti e macchine per un miliardo e mezzo. I siciliani, invece, si sono visti sparire sotto gli occhi soprattutto le case di campagna. Al cugini Nino e Ignazio Salvo, condannati al primo maxi processo di Palermo, insieme alle proprietà agricole e ai terréni hanno confiscato la villa in contrada Olivello di Santa Flavia, quella dove ospitarono il latitante Tommaso Buscetta all'inizio della -guerra di mafia-, nel 1982 Allo St ato sono passate anche le residenze estive di Michele e Salvatore Oreco a Casteldaccia (assieme ad un'azienda agricola di 150 cttaril. di Salvatore Budalamenti a Cinisi, di Francesco Mudoniu in contrada San Lorenzo. E. di nuovo fra i camorristi, gli appartamenti intestati a Michele /a. a e Assunta Maresca. In Calabria, i terreni rteoll e fabbricabili di Gae¬ tano e Saverio Mammoli!! (valore 3 miliardi e mezzo) e le proprietà di Francesco Sei ramo Adesso tutti questi beni potranno essere destinati -ad enti che operano, senza fini di lucro, nel campo sociale o educativo-. E' scritto nel decreto-legge appena approvato dal governo sull'uso dei -beni mafiosi- confiscati, e chi ha voluto questa norma, negli uffici dell'Alto commissariato antimafia, pensava specificamente olle comunità terapeutiche per il recupero del tossicodipendenti. Sulle comunità il prefetto Sica fa molto affidamento, al punto che ha proposto di inserirvi i parenti dei -pentitlper proleggerli meglio dalle vendette di Cosa Nostra. 11 primo esperimento è già in atto. A Cassano Jonio (Cosenza), l'Intendenza di Finanza ha consegnato al Comune l'azienda agricola -Avicola calabrese-, sequestrata nel 1983 a Giuseppe Cirillo, accusato di far parte della -Nuova camorra organizzala-. Il Comune, a sua volta, ha -girato- i beni ad una comunità terapeutica. Fra la fine del 1982 e il 31 dicembre '87. in Sicilia. Campania e Calabria, sono stati sequestrati -beni maflosiper 955 miliardi. Quelli confiscati, cioè con provvedimenti definitivi, ammontano a quasi 500 miliardi Su quanto accaduto lo scorso anno e nei primi mesi del 1989 non ci sono dati complessivi. Di fronte a questa situazione, nell'ufficio dell'Alto commissario si è tentato di fare un po' di chiarezza. -Ma era la slessa legge Rognoni-La Torre ad impedirlo-, dice uno dei collaboratori di Sica. Una normativa votata sull'onda dell'emozione provocata dall'omicidio Dalla Chiesa, che proprio in materia di sequestro e confisca dei beni ha mostrato negli anni tutte le sue lacune. •Un sequestro da 100 miliardi — spiega ancora 11 funzionario antimafia —. secondala Rognoni-La Torre è stato amministrato fino ad oggi con la logica con cui si gestisce una moto tolta ad uno che guida senza patente'. Finora dei beni sequestrati o confiscati ai mafiosi si occupava un -custode- pagato allindila 1000 lire al giorno, che spesso e volentieri era il vecchio fattore dell'azienda o delia villa. Con questo sistema molte proprietà sono state abbandonate a se stesse. comprese quelle che creavano occupazione e attività produttive. Adesso, con la nuova legge. 11 giudice dovrà nominare un amministratore pagato adeguatamente e scelto fra gli iscritti agli Albi degli avvocati, dei procuratori legali, dei commercialisti o dei ragionieri del distretto. La procedura che l'amministratore dovrà seguire ricalca quella prevista in campo civile per i fallimenti. Ma e l'aspetto -politicodelia riforma che sta più a cuore agli uomini dell'Antimafia, una destinazione dei beni che lega la lotta alle cosche alla battaglia contro la droga e gli spacciatori. Chi gestisce le comunità terapeutiche saluta con soddisfazione questo decreto-legge, sperando pero che sia solo un primo passo. -L'aiuto dei magistrati potrebbe essere risolutivo per rimuovere gli ostacoli burocratici che bloccano i fondi-, dice don Mario Picchi, del Cer.iro italiano di solidarietà. E don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo -Abele-: - Vorrei che io sfessa celerità si verificasse nella strategia complessiva della lotta alla droga-. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Calabria, Campania, Casteldaccia, Cosenza, Roma, Santa Flavia, Sicilia