Sud, un povero ricco

Sud, un povero ricco Sud, un povero ricco Per la prima volta la relazione del governatore all'assemblea della Banca d'Italia contiene un capitolo dedicato specificamente al problema del Mezzogiorno. In esso si sottolinea la straordinarietà del problema, e si Invitano banche ed imprese ad affrontarlo in un'ottica straordinaria. 11 governatore si riferiva, ovviamente, agli altissimi tassi di disoccupazione e Inoccupazione c|ie.si registrano nelle regioni meridionali, al sottosviluppo e alla crisi dell'industria locale, allo stato disastroso delle infrastrutture pubbliche e al peso della criminalità organizzata che strozza gli investimenti. Ma 11 problema del Mezzogiorno può essere definito straordinario anche In un altro senso. Nel senso, occorre dire, che a tutte le parti in causa conviene di fatto che le cose, nel Sud, stiano precisamente cosi come starno. Non e questa l'ultima delle ragioni per cui il problema del Mezzogior- rno appare ormai, dopo decenni di analisi e convegni e solenni uiciiituKzimù' r speciali, virtualmente irrisolvibile. Anche se vi sono ancora sacche di povertà — che poi non mancano nemmeno nel Centro-Nord — U Sud non è più povero. Flussi rilevanti di fondi pubblici, attraverso mille canali trasparenti e non. alimentano oggi come non mal la mi.' economia. Tuttavia essa rimane strutturalmente inadeguata a produrre la massa di risorse necessarie per oltre un terzo della popolazione italiana. Ne segue 11 paradosso che 1 consumi reali pro-capite del Sud non sono lontani' dalla media nazionale, mentre i tassi di disoccupazione «I avvicinanti -a quelli del Terzo Mondo. Re 1 primi corrispondessero davvero ai secondi. I saccheggi dei supermercati non si verificherebbero soltanto a Caracas o a Rosario. In tale situazione, le classi dirigenti del Mezzogiorno. Ivi inclusa la classe politica, hanno un doppio vantaggio. Riscuotono un consenso accettabile da parte della popolazione, mentre possono tutelare i loro interessi in tanti modi che un sano sviluppo economico, il quale non potrebbe fondarsi che su una robusta Industrializzazione, metterebbe « ni^hin ' A loro volta i 20vemi che si succedono a Roma, posto che molto debbono al consenso delle classi dirigenti meridionali, non hanno veri motivi per tentare di modificare simile equilibrio. Quanto alle Imprese, si sa. il Mezzogiorno è poco attraente, per la ca¬ renza di Infrastrutture, la scarsità di centri di ricerca, la difficoltà di trovare personale specializzato, e l'onnipresenza della criminalità organizzata. La quale, in questa oggettiva convergenza di interessi a non fare, a mantenere sottosviluppato il Mezzogiorno, ovviamente ci guazza, aggiungendovi prepotentemente Usuo. Bene ha fatto 11 governatore della Banca d'Italia a richiamato la neretta di guardare al problema del Sud in un'ottica straordi nana. Questa rivoluzione galileiana potrebbe comln ciare efficacemente col riconoscere, far pubblica mente rilevare, additate con impietosa durezza l tanti anelli che stringono 11 Sud, con consumata ahi Illa, nella catena dell'arre tratezza economica e socia le: alcuni del quali le stesse popolazioni del Sud contri buiscono a fabbricare, sia pure Inconsapevolmente ima non certo le classi diri genti), con le loro stesse mani. Pero le rivoluzioni ot tiche hanno luogo soltanto .se qualcuno accetta di guardare nel telescopio. In questo caso, c'è da temere che coloro I quali si son finora rifiutati di guardarci dentro, e con tutta probabilità continueranno a farlo, siano — l'avverbio è d'obbligo — straordinariamente numerosi. LUCIANO GALLINO

Luoghi citati: Caracas, Roma