C'è il diavolo che trilla dentro il violino di Uto Ughi di Leonardo Osella

C'è il diavolo che trilla dentro il violino di Uto Ughi All'Auditorium col pianista Bagnoli, mercoledì 31 maggio e giovedì 1° giugno C'è il diavolo che trilla dentro il violino di Uto Ughi UTO Ughi riscopre le sue radici istriane e, tornando a Torino per l'Unione Musicale, rende omaggio a Giuseppe Tartini, figlio illustre di quella terra. Proprio Tartini apre i due concerti, che si terranno all'Auditorium Rai mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno alle 21, nei quali Ughi si esibirà in uno stesso programma con il pianista Eugenio Bagnoli. Quale miglior esordio, per «scaldare» il pubblico, della Sonata in sol minore che fu definita «Trillo del diavolo?». Questo suggestivo marchio deriva dal fatto che il compositore avrebbe sognato appunto il diavolo in persona, mentre ai piedi del suo letto eseguiva quel difficilissimo passo. Si tratta, come si sa, di un lunghissimo trillo che accompagna, contemporaneamente, la melodia su un'altra corda: è un esempio di acrobazia tecnica destinata soltanto a esecutori eccezionali, che nella versione originale non richiede neppure il basso continuo di accompagnamento. Tartini ha avuto un ruolo di primo piano nel mondo della musica in virtù delle sue concezioni matematiche e, in un certo senso, esoteriche della musica, accompagnate però da una ricerca di pura cantabilità: non dunque virtuosismo fine a se stesso, ma sempre avendo di mira precise finalità espressive che preludono a Mozart stesso. Dal «bello naturale» di Tartini alla sublime cantabilità bachia- na della Seconda partita in re minore BWV1004. Qui il violino è solo soletto, benché Schumann abbia dotato le Sonate e le Partite di Bach di un accompagnamento pianistico per fornire un ausilio alla comprensione del disegno contrappuntistico, giocato più come successione di voci che come loro sovrapposizione. La Partita n. 2 si snoda secondo il noto avvicendarsi di danze in Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga, per chiudersi con la stupenda Ciaccona: un vertice assoluto che lascia sempre con il fiato sospeso. Se è vero che la pura forma esiste soltanto come entità ideale, qui ci siamo davvero vicini. Le due serate si concluderanno all'insegna di Schumann. E' l'ultimo Schumann, quello degli anni che precedono il tentativo di suicidio e il ricovero nella cllnica psichiatrica. Una pagina discussa e piuttosto negletta dagli interpreti, che in realtà meriterebbe maggior fortuna, visto quanto ne scriveva già il grande violinista Joseph Joachim: «Per me è una delle più belle creazioni dei tempi moderni, per l'affascinante unità sentimentale e per l'espressività dei suoi temi. E' ricca di un nobile pathos, per lo più severo ed amaro nella sua espressione, e l'ultimo movimento potrebbe far pensare ad una marina con le sue grandiose onde di suono-. • La stagione sinfonica di primavera della Rai continua a «visitare» il repertorio del cosiddetto Decadentismo. Questa volta però, tralasciate le consuete plaghe austro-ungaro-tedesche, ci si sposta sul versante francese con un programma diretto da Charles Bruck, con il Coro diretto da Dario Incìngo, il soprano Isabel Garcisanz e il mezzosoprano Alexandre Papadjiakou. Si inizia con Poème de l'amour et de la mère op. 19 di Ernest Chausson: due liriche («La fleur des eaux» e «La mort de l'amour» di Maurice Bouchor) intercalate da un intermezzo strumentale. Seguirà La demoiselle élite, su un poema lirico di Dante Gabriel Rossetti, che risale al periodo romano di Claude Debussy. Infine il poema di Robert d'Humières messo in musica da Florent Schmitt, La tragèdie de Salame op. 50. Leonardo Osella Uto Ughi nel brillantissimo «Trillo del diavolo» di Tartini

Luoghi citati: Torino