Caro Hitchcock, lei è il migliore del mondo

Caro Hitchcock, lei è il migliore del mondo Caro Hitchcock, lei è il migliore del mondo L Per concessione dell'editore Einaudi pubblichiamo alcuni brani dall'epistolario di Francois Truffaut. •Autoritratto» (LXIV-300 pagine, 30.000 lire). A ALFRED HITCHCOCK, Parigi, 2 giugno 1962 Caro Signor Hitchcock, Per cominciare faccio appello alla sua memoria. Qualche anno fa facevo il critico cinematografico, e alla fine del 1954 sono venuto, con il mio amico Claude Chabrol, ad intervistarla allo studio Saint-Maurice, dove lei curava la postsincronizzazione di To Catch A Thief. Lei ci aveva chiesto di attenderla al bar dello studio, e fu allora che emozionati per aver visto quindici volte di seguito un -anello» che mostrava Brigitte Auer e Cary Grant in canotto, siamo caduti — Chabrol e io — nella vasca gelata del cortile dello studio (...) Da quando ho cominciato a dirigere film, la m ia ammirazione per lei non si è affievolita, al contrario, si è accresciuta e modificata. Ho visto cinque o sei volte tutti i suoi film, e oggi li guardo in primo luogo dal punto di vista della costruzione. Molti cineasti hanno l'amore del cinema, ma lei ha l'amore della pellicola ed è di questo che vorrei parlarle. Vorrei che lei mi concedesse un'intervista registrata, articolata in sette-otto giorni per una trentina di ore di registrazione complessive, con l'obiettivo di ricavarne non una serie di articoli, ma un libro da far uscire simultaneamente a New York — penso di proporlo, ad esempio, a Simon and Schuster, dove ho degli amici — e a Parigi, da Gallimard o da Robert Laffont, e in seguito, probabilmente, un po' dappertutto. Se l'idea le piace, e lei decidesse di farla sua. io conterei di procedere in questo modo: potrei stabilirmi per una decina di giorni nel luogo più comodo per lei. Da New York condurrei con me Miss Helen Scott, che è l'interprete ideale, traduce in simultanea con una velocità tale che noi avremo l'impressione di esserci parlati senza intermediari e inoltre, lavorando al French Film Office di New York, il vocabolario del cinema per lei non ha segreti. Miss Scott ed io potremmo stare nell'albergo più vicino a casa sua o a un qualunque luogo di lavoro da lei fissato. Ecco il piano di lavoro. Soltanto un'intervista molto dettagliata e in ordine cronologico. Anzitutto la biografia, i primi lavori fuori dal cinema, poi il soggiorno a Berlino. In seguito: 1) ifilm inglesi muti: 2) ifilm inglesi sonori: 3) i primi film americani per Selznick e i film di spionaggio: 4) la 'Transallantic Pictures»; 5) il periodo Vistavision: 6) da The Wrong Man a The Birds. Più precisamente le domande verterebbero su: a) le circostanze che accompagnano la nascita dei film; b) l'elaborazione e la costruzione di soggetto e sceneggiatura: c) problemi di messa in scena caratteristici dei diversi film; d) la situazione di ogni film in rapporto ai precedenti; e) la valutazione che lei dà dei risultati artistici e commerciali, in rapporto alle intenzioni di partenza. Questioni d'ordine più generale su: buoni e cattivi soggetti, i diversi stili dei dialoghi, la direzione degli attori, l'arte del montaggio, l'evoluzione della tecnica, dei trucchi e del colore, saranno ripartite nei vari capitoli per non interrompere l'ordine cronològico. Il tutto sarà preceduto da una mia introduzione, lo spirito della quale può essere riassunto come segue: se da un giorno all'altro il cinema dovesse rinunciare a ogni colonna sonora e ridiventare nuovamente un'arte muta, parecchi sarebbero i registi condannati alla disoccupazione. Ma, tra i superstiti, ci sarebbe di sicuro Alfred Hitchcock e tutti comprenderebbero, finalmente, che lui è il migliore regista del mondo. Francois Truffaut A NICOLESTEPHANE Parigi, 31 agosto 1964 Signorina, Alla fine del mese di aprile, lei mi ha proposto con una telefonata di realizzare per suo conto un film tratto da un adattamento di Un amore di Swann di Marcel Proust. Io ero, secondo lei, uno dei pochi, dei rari cineasti apoter condurre felicemente in porto un progetto cosi ambizioso. Ho immediatamente condiviso con lei la mia reticenza e i miei scrupoli, ma non ho voluto rifiutare in modo definitivo prima di aver riletto Dalla parte di Swann. Dunque, ho chiesto alcune settimane di riflessione ed avrei dovuto chiamarla ali 'inizio di giugno. In effetti, non le ho telefonato, di settimane ne sono passate altre. Perché? Dopo aver riletto Dalla parte di Swann, mi è risultato evidente che non potevo metterci mano, anzi che non si doveva proprio fare. Eppure, se è sacrilego girare un film tratto da Proust, è terribile pronunciare la frase: no, rifiuto, non mi interessa. Questa è la ragione del mio silenzio. Da quattro anni a questa parte ho rifiutato tanti di quei Viaggi al termine della notte, di Grand Meaulnes, di Stranieri, di Balli del conte d'Orgel, dì Chants du Monde, e di altri capolavori ancora, che dovrei ormai essere corazzato. Eppure non lo sono. Ogni rifiuto, che pure è necessario fare, mi costa infinitamente. Dopo la lettura, mi sono convinto che solo un macellaio accetterebbe di mettere in scena il salotto Verdurin, ed ho infatti appreso che, senza essersi data troppa pena del mio silenzio, lei aveva per l'appunto fatto appello a un macellaio, René Clement che, dando prova ancora una volta della sua sfrontata volgarità, in quattro e quattr'otto ha preso la palla al balzo. Francois Truffaut A JEAN-LUC GODARD Maggio-giugno 1973 Jean-Luc. Per non costringerti a leggere fino infondo questa lettera sgradevole, vado subito al sodo: non entrerò in coproduzione nel tuo film. In secondo luogo ti restituisco la lettera che hai mandato a Jean-Pierre Léaud: l'ho letta e la trovo disgustosa. E'per questo che sento arrivata l'ora di dirti, a lungo, che secondo me tu ti comporti come una merda (...). Amante di gesti e dichiarazioni spettacolari, altezzoso e perentorio, nel 1973 stai sempre sul tuo piedestallo, indifferente agli altri, incapace di dedicare qualche ora disinteressata pei aiutare qualcuno. Tra il tuo interesse per le masse e il tuo narcisismo, non c'è posto per niente e per nessuno. Chi ti ha trattato da genio, qualunque cosa facessi, se non quella famosa 'gauche- elegante che va da Susan Sontag a Bertolucci, passando per Richard Roud, Alain Jouffroy, Bourseiller, Cournot e anche se tu sembravi impermeabile alla vanità, per causa loro tu scimmiottavi i grandi uomini: de Gaulle, Malraux, Clouzot, Langlois, alimentavi il tuo mito, rinforzavi il tuo lato più tenebroso, inaccessibile, caratteriale (come direbbe Scott), permettendo al servilismo di prosperare attorno a te. Hai bisogno di recitare una parte e che sia una parte prestigiosa; ho sempre avuto l'impressione che i veri militanti siano come le donne di servizio, lavoro ingrato, quotidiano, necessario. Tu sei come Ursula Andress, un'apparizione di quattro minuti, il tempo di far scatenare i flash, due o tre frasi a sorpresa e via, di ritorno a un comodo mistero. Dalla parte opposta rispetto a te. ci sono i piccoli uomini, da Bazin a Edmond Maire, e poi Sartre, Bunuel, Queneau, Mendès France, Rohmer, Audiberti, che chiedono notizie degli altri, li aiutano a riempire il modulo della previdenza sociale, rispondono alle lettere, hanno in comune una cosa: si dimenticano facilmente di se stessi e si interessano di più dì quel che fanno che di quel che sono o di quel che sembrano. E ora, tutto ciò che è sialo scritto, deve poter essere detto, perciò finisco come te: se vuoi parlarne, d'accordo, Francois •Se io avessi, come te, mancato alle promesse della mia ordinazione, avrei preferito che fosse per l'amore di una donna, piuttosto che per ciò che tu chiami la tua evoluzione intellettuale» (Il diario di un curato di campagna). A GEORGE SIMENON Honfleur, 23 novembre 1977 Caro Signore, I suoi libri -dettati' mi appassionano e. due volte all'anno, li aspetto con impazienza. Ai due grandi blocchi in cui si divide la sua opera, i romanzi psicologici e il ciclo di Maigrct, si aggiungono ora, come terza parte, questi 'dettati». In ATabri de notre arbre lei espone la necessità di trovare un titolo che raggruppi questi libri di tipo nuovo. E visto che lei preferisce parlare dei -piccoli uomini», piuttosto che dei "grandi», il termine 'Memorie» le sembra immodesto, eppure è proprio di questo che si tratta o, più esattamente, di una felice combinazione tra il diario intimo e la raccolta di ricordi. Per questo motivo ho pensato di proporle un titolo complessivo che potrebbe adattarsi a questa sua cronologia degli umori, il titolo sarebbe: Memorie elastiche oppure La memoria elastica. Una ventina d'anni fa, una stroncatura del suo romanzo En cas de malheur, su "Le Canard enchainé», mi ha fatto venir voglia di leggere quel libro di cui sono poi rimasto entusiasta, e che mi ha spinto tra le fila della pacifica coorte dei Simenoniani. Più tardi, un amico svizzero mi ha detto che a lei era piaciuto il mio primo film, I quattrocento colpi, e questo mi ha fatto davvero piacere. Due volte sono stato sul punto di portare sullo schermo uno dei suoi libri (Tre camere a Manhattan e La ragazza del peccato) e tutte e due volte mi è dispiaciuto non aver trovato il coraggio. Parlo spesso di lei con Jean e Dido Renoir che vado a trovare tre volte all'anno a Beverly Hills. Anche loro adorano i suoi "dettali', ma credo che glielo abbiano già detto. Tra una decina di giorni sarò da loro per una settimana e so che parleremo di A' l'abri de notre arbre. Per i suoi lettori Teresa è ormai una figura amica, auguro dunque a tutti e due un buon anno al riparo del vostro albero, fedelmente e cordialmente suo, Francois Truffaut Francois Truffaut sul set dei «400 colpi»

Luoghi citati: Berlino, Manhattan, New York, Nicolestephane, Parigi, Thief