Oscar svela i segreti del basket

Oscar svela i segreti del basket Per la prima volta si tengono ad alta quota i corsi per giovanissimi Oscar svela i segreti del basket L'asso brasiliano (che da sette anni calca i parquet italiani), oltre alle eccezionali capacità, è un modello di correttezza sportiva - «A trentun anni — dice — ritengo che il mio futuro sarà l'insegnamento» La proposta è nuova, almeno per una località a 2000 metri di quota, ma si sposa appieno con il discorso sportivo che Sestriere sta portando avanti, nella giusta ottica che in alternativa allo sci, con la bella stagione, possono essere promosse iniziative riguardanti altri sport, anch'essi molto amati dalle nuove generazioni. Ecco così per l'estate 1989 nascere l'idea di un «camp- di basket, riservato ai ragazzi in età scolare, dai 9 ai 18 anni, articolato in due corsi di una settimana ciascuno, nel periodo dal 16 al 29 luglio. 'L'idea in se stessa — spiega Marco Bogarelli, titolare della EDB, l'agenzia che organizza i corsi — non è certo nuova, perché di camp estivi se ne tengono moltissimi: lo è invece il fatto di collocare l'iniziativa in una località decisamente in alta quota. L'ostacolo principale che queste attività incontrano, proprio perché si è nella stagione più calda, è che le ore di lavoro a disposiziorie vengono ridotte notevolmente dalle condizioni climatiche. Si lavora, infatti, molto all'aperto e questo significa una sosta forzata piuttosto lunga nelle ore in cui la calura è maggiore. L'altura consente invece di superare in buona parte questo problema'. Ma il vero gioiello dell'iniziativa del Sestriere è rappresentato dal fatto che a guidare entrambi i corsi, in ognuno dei quali potranno trovar posto 150 giovani (il costo è di 585 mila lire), sarà uno dei campioni più amati della pallacanestro mondiale, il brasiliano Oscar Schmidt, che ormai da sette anni calca i parquet italiani con la maglia della squadra di Caserta. Eccezionale tiratore e realizzatore, Oscar è campione amato dai suoi tifosi quanto rispettato da quelli avversari, un giocatore che è splendido modello di lealtà e correttezza sportiva. -Abbiamo scelto Oscar — spiega ancora Mar¬ co Bogarelli — proprio perché non soltanto è un grandissimo del basket, ma perché lo riteniamo un elemento positivo, capace con i suoi modi di essere al di sopra delle parti e delle tifoserie. E' un modello cui ispirarsi, e averlo come guida può anche maggiormente interessare i giovani'. Grazie ai suoi canestri, Caserta è diventata in questi anni una delle realtà più concrete della pallacanestro italiana, arrivando ripetutamente alla finale dei playoff per lo scudetto, vincendo una Coppa Italia e raggiungendo anche, quest'anno, la Snaie della Coppa delle Coppe. E Oscar, con la maglia del Brasile, ha partecipato a tre Olimpiadi e ha vinto i Giochi Panamericani, con uno storico successo sulla favoritissima squadra statunitense. Nato a Natal, il maggior porto del Rio Grande do Norte, il 16 febbraio 1958, sposato con una sua connazionale, Cristina, Oscar—il cui nome completo è Oscar Daniel Bezzerra Schmidt — così spiega la sua scelta del 1982, quando firmò il contratto per trasferirsi da San Paolo (allora giocava nel Sirio) a Caserta: "Pensavo all'Italia descrittami da Ubiratan e Marquinho, che già avevano militato in formazioni del vostro Paese, e quasi aspettavo che qualcuno si accorgesse di me. Tanto più perché allora in Italia già giocava il mio idolo, Bob Morse, che avevo avuto occasione di conoscere durante le finali della Coppa Intercontinentale. Ero rimasto colpito subito dalla sua precisione, dalla sua serietà, dalla sua compostezza: un campione al di sopra di tutto e tutti e per questo un ideale punto di riferimento per me. Pensavo e sognavo l'Italia perché se ci giocava Bob Morse doveva trattarsi di una grande realtà cestistica». I risultati hanno appagato le attese. E oggi, a 31 anni, Oscar sente il desiderio di ritrasmettere ad altri, soprattutto ai giovani, la sua «arte»: "Il mio futuro — confessa — penso sia quello di insegnare, di diventare istruttore. Il mio impegno sociale è lo sport: ogni tiro che faccio, ogni movimento in campo so che è un esempio per i ragazzi del nostro vivaio, so che io posso essere uno stimolo per portarli a realizzarsi. E' un piccolo contributo che posso dare agli altri e ci tengo a farlo. Alcune volte rimango sconcertato di fronte all'emozione dei bambini che vengono a chiedermi l'autografo o che vogliono semplicemente dirmi qualcosa. Solo perché faccio canestro mi ritengono quasi un essere superiore e questo mi fa paura. Cerco sempre di spiegare a tutti che sono normalissimo e per questo motivo parlo sempre con tutti cercando di essere il più disponibile possibile». La sua fama Oscar se l'è costruita con la serietà e segnando montagne di canestri. Ma, come insegna la vita, dietro al successo ci sono i sacrifici e certamente quando Oscar, studente delle elementari, frequentava il primo play-ground a Natal, presso la Scuola dei Padri Salesiani, non immaginava la piega «baskettistica» che avrebbe preso la sua vita: «Sì — ricorda — lo spori mi piaceva già tantissimo, però tifavo soprattutto per il grande Pelé, sognando magari un giorno di poterlo emulare. Praticavo molto nuoto e il minibasket mi attirava, ma senza grosse motivazioni agonistiche». La svolta, ossia la pallacanestro intesa come impegno tecnico più che passatempo, Oscar quattordicenne la vive con il trasferimento a Brasilia. Qui conosce il suo mentore cestistico, José Alves, ed esplode la sua passione per il basket. "Dietro i successi non ci sono formule magiche, ma soltanto tanta applicazione: per questo mi piace insegnare ai giovani, per far capire loro questo concetto fondamentale. Il basket è diventato parte integrante della mia vita e mi piacerebbe che lo diventasse anche per tanti altri. Magari grazie al mio esempio:

Persone citate: Bogarelli, José Alves, Marco Bogarelli, Oscar Daniel, Oscar Schmidt, Schmidt