E' «tregua armata» per i trasporti di Gian Carlo Fossi

E' «tregua armata» per i trasporti E' «tregua armata» per i trasporti Stamane si conclude lo sciopero dei treni, ma i ferrovieri restano sul piede di guerra - E per il pubblico impiego si preannunciano tempi difficili ROMA — Tregua armata da domani nei trasporti, dopo la raffica di scioperi che ha sconvolto le ferrovie dalle 14 di sabato fino alle prime ore di questa mattina (solo a Trieste il personale di stazione è in agitazione fino alle 21). Sindacati confederali, associazioni autonome, cobas dei ferrovieri sono pronti a riprendere le ostilità a brevissima scadenza se non verrà chiusa rapidamente la vertenza su ferie, turni estivi, incentivi per il personale di macchina, di scorta ai treni e delle stazioni. Inoltre i marittimi minacciano il blocco di traghetti e navi ed altri disagi si preannunciano nel trasporto acreo in seguito alla persistente contestazione del «coordinamento» degli assistenti di volo e dei controllori di volo aderenti al gruppo autonomo Lieta. La situazione è molto tesa anche nel settore del pubbli¬ co impiego, dove sono riprese con difficoltà le trattative contrattuali per i parastatali e stentano a decollare quelle dei dipendenti degli altri sei comparti (ministeri, sanità, aziende autonome, enti locali, enti di ricerca, università). I lavoratori degli enti locali sono già orientati a proclamare una astensione dal lavoro di 4 ore a breve scadenza per protestare contro le 'lentezze- del governo. -Abbiamo presentato le piattaforme — afferma il segretario nazionale della funzione pubblica Cgil, Michele Gentili — nel mese di febbraio. Ci troviamo di fronte a rinvìi ingiustificabili. Non ci rimane che ricorrere allo sciopero, paralizzando tutte le attività di Comuni, Province e Regioni-. Insiste Fabrizio Lucarini, segretario generale dell'Undel-Uil: -Nessuno può credere di fare slittare i contratti senza pagare prezzi altissimi in termini di conflittualità. Il governo deve evitare l'esplosione di una micro-conflittualità, altrimenti qualcuno potrebbe pensare di mettere in dubbio i tempi e la preparazione delle elezioni europee». Una forte tensione attraversa l'intero comparto della sanità, medici in testa. Tutti i sindacati respingono il tetto di aumenti salariali (pur migliore rispetto al precedente) offerto nel vertice svoltosi a Palazzo Chigi ai primi di maggio. 'Neanche a pensarci-, osserva il segretario generale dell'Associazione degli aiuti ed assistenti ospedalieri e coordinatore della Cosmed, la confederazione che raggruppa dodici organizzazioni dei medici pubblici. «Con questo rinnovo contrattuale — aggiunge Paci — vogliamo recuperare il potere di acquisto che le nostre retribuzioni avevano nel 1975 e che via via si è notevolmente ridotto. Oltre a congrui aumenti, chiediamo per i medici pubblici un contratto separato, vero e definitivo, con il riconoscimento anche di categoria speciale. Come è avvenuto per i magistrati, gli avvocati dello Stato, le forze di polizia, si deve prendere atto che la specificità dello stato giuridico dei medici è strettamente legata alla particolarità delle loro funzioni». Né si può dire che le cose vadano meglio nella scuola, nonostante che il contratto sia stato rinnovato lo scorso anno a condizioni indubbiamente vantaggiose. C'è addirittura il rischio che ancora una volta cobas e l'autonomo Snals ricorrano alla paralisi degli scrutini e degli esami per far sentire le loro ragioni. Lo Snals è esplicito in questa direzione: «Per evitare una conclusione traumatica e conflittuale dell'anno scolastico è indispensabile risol¬ vere almeno tre questioni urgenti: la sistemazione dei precari, il blocco degli organici relativi agli insegnanti di educazione fisica e di educazione tecnica, la riforma degli esami di maturità. Sono queste le condizioni che poniamo al governo e al ministro della Pubblica Istruzione per allentare la pericolosa escalation delle tensioni in atto nel mondo della scuola». Lo Snals sottolinea, poi, che l'attuale crisi politica non può assolutamente impedire il varo di provvedimenti, sui quali si è già registrata in sede parlamentare e nel confronto con le forze sociali un'ampia e positiva convergenza. "Il Paese e, in particolare, la scuola — conclude — non può e non deve attendere i tempi lunghi di una crisi originata da motivi non chiari e obiettivi non precisati. Il governo e il ministro Galloni devono assumersi le proprie responsabilità anche nella fase della cosiddetta ordinaria amministrazione». Su tutti i fronti intanto, incombono i cobas. "Ci opporremo con forza — annunciano — al tentativo di riproporre una gestione di lungo periodo delle trattative, che tende a farle slittare a settembre, in considerazione delle elezioni europee e del periodo feriale». Gian Carlo Fossi

Persone citate: Fabrizio Lucarini, Galloni, Michele Gentili, Paci

Luoghi citati: Roma, Trieste