Lo stress rende vecchio il cervello
Lo stress rende yecekfo il cervello Allarme al congresso medico di Pavia ma anche motivi di speranza Lo stress rende yecekfo il cervello Individuato il meccanismo che porta alla degenerazione delle cellule cerebrali - Scoperta una sostanza, la L-acetelcarnetina, che riduce i danni causati dall'affaticamento psichico PAVIA — A chi sostiene che la vita conviene prenderla come viene, la scienza sta dando ragione. Gli specialisti di neurologia, di medicina generale e di farmacologia giunti a Pavia da tutto il mondo per partecipare al congresso "Stress e invecchiamento del cervello» lo confermano. Lo stress, soprattutto quando è ripetuto e prolungato fa invecchiare precocemente il cervello, riducendo soprattutto la capacità di apprendere, di ricordare. Anche se non è la sola causa del decadimento l'accumulo di stress psicologici è sicuramente una delle cause più importanti del danno degenerativo. Da Pavia viene però anche una notizia confortante: l'invecchiamento cerebrale non deve più essere considerato un evento incontrollabile e irreversibile. «Urto stato di stress implica una serie di modificazioni biochimiche, fisiologiche e comportamentali dell'organismo — ha ricordato il prof. Luciano Angelucci, direttore dell'Istituto di farmacologia dell'università "La Sapienza" di Roma —. Adesso sappiamo che lo stress può ridurre la risposta immunitaria attraverso meccanismi ormonali che partono dalle vie ipotalamiche-ìpofisarie e agiscono sulla ghiandola surrenale». Ridurre la risposta immunitaria significa indebolire quel preziosissimo scudo contro gli agenti patogeni che è il sistema immunitario. Hanno dunque ragione gli avvocati di Enzo Tortora a sostenere che sono stati proprio gli stress gravissimi e ripetuti a privare il presentatore della protezione contro il tumore che poi l'ha ucciso? La catena di reazioni che dallo stress portano a queste conseguenze dannose è stata analizzata in tutte le sue fasi. «7n seguito ad un evento stressante le cellule nervose di alcuni nuclei cerebrali, soprattutto quelli delle strutture isislema limbico e ippocampo) deputate al controllo degli stati emotivi e della memorizzazione, producono in quantità anomala alcuni mediatori nervosi e peptidi — ha spiegato il prof. Alessandro Agnoli, direttore della la Clinica neurologica dell'università "La Sapienza" di Roma — Queste molecole agiscono sia su altre cellule del cervello, protraendo nel tempo turbe dell'umore e dell'emotività e disturbi della memoria, sia sul surrene e sul sitema immunitario". Un'annotazione specifica per le donne l'ha fatto il prof. Andrea Genazzani, direttore della Clinica ostetrico-ginecologica dell'università di Modena. -Nella donna la reazione agli stress è mediata dagli ormoni glucocorticoidi. L'organismo li attiva proprio per sopravvivere allo stress. Accumulandosi nel cervello, accelerano però la degenerazione delle cellule nervose, facendole invecchiare precocemente ». Conferme preoccupanti, come si vede. Per valutare lo stress basta un semplice esame del sangue che misuri il cortisolo, un ormone liberato dalle ghiandole surrenali: quanto più è alto il suo livello, tanto più l'individuo è stressato. E quando supera i livelli di norma, il cortisolo risulta neurotossico e colpisce soprattutto le cellule dell'ippocampo, accelerandone la degenerazione e causando gravi disturbi alla memoria. -In una ricerca effettuata presso la nostra clinica — ha comunicato il prof. Giuseppe Nappi, direttore della Clinica neurologica dell'unviersità di Pavia — è emerso che in oltre il 50 per cento dei pazienti con demenza senile da invecchiamento cerebrale degenerativo, i livelli di cortisolo erano significativamente più elevati che nei soggetti sani della stessa età». Come difendersi da questo subdolo nemico del nostro cervello? Da Pavia arriva anche un concreto messaggio di speranza. -Finora non esistevano sostanze capaci di modificare le reazioni psicobiologiche determiante dagli stress — ha precisato Genazzani —. Oggi ce l'abbiamo. Abbiamo infatti dimostrato che la L-acelìlcarnitina, una sostanza naturale dell'organismo ma sintetizzabile farmacologicamente, riesce ad eliminare le sostanze tossiche che determinano l'invecchiamento precoce del cervello». Una ricerca condotta nelle cliniche universitarie specializzate di Roma, Milano. Modena e Pavia, ha già dimostrato che in tre mesi di trattamento la L-acetilcarnitina ripristina la funzionalità biologica delle aree cerebrali compromesse. Bruno Gbibaudi
Persone citate: Alessandro Agnoli, Andrea Genazzani, Bruno Gbibaudi, Enzo Tortora, Giuseppe Nappi, Luciano Angelucci
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