Porto Genova, rottura dc-psi

Porto Genova, rottura d I socialisti accusano: «nomine lottizzate» dal ministro Prandini Porto Genova, rottura d Anche gli utenti, la Camera di commercio, imprenditori e armatori criticano il governo - Intanto l'ammiraglio Francese avverte i portuali: lavorate troppo poco DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — La vertenza per il porto di Genova si riaccende con nuovi scontri, che investono anche il mondo politico. Dapprima s'è inasprito il conflitto tra i più diretti interessati: il presidente prò tempore, contrammiraglio Giuseppe Francese, pochi giorni fa ha minacciato il console della Compagnia Unica. Paride Batini, di estromettere i camalli dai lavori al terminal container, sostituendoli con disoccupati, cassintegrati o con lavoratori di cooperative -alternative», già costituite giuridicamente e che altro non attendono se non entrare in azione con costi concorrenziali rispetto alla Culmv. L'ira dell'ammiraglio è stata provocata dalla bassa produttività allo scalo contenitori: 40 «pezzi» trattati per turno, invece degli abituali 100/120. Se non in¬ terverrà un incontro chiarificatore (Batini ha comunque ribadito il suo «no» alle riforme del ministro Prandini), la vertenza potrà ulteriormente aggravarsi. Nel frattempo tuttavia è passata la normativa sui prepensionamenti e la Culmv è scesa da 2100 a circa 1600 iscritti. Ma la tempesta più vistosa che si sta abbattendo sul porto è di carattere politico. Quella parte della città che ha solidarizzato nei mesi scorsi con la politica «decisionista» del ministro della Marina mercantile, ora si è divisa. Criticano pesantemente il ministro gli imprenditori e la Camera di Commercio, gli utenti del porto, gli agenti marittimi, gli armatori e gli scaricatori. Soprattutto s'è incrinato l'asse politico portante della battaglia anti-camalli. cioè l'accordo dc-psi. Causa dello scontro sono le nomine in corso ai vertici delle società di gestione del porto, le cosiddette «invenzioni» dell'ex presidente Roberto D'Alessandro, che ne aveva fatto dei bracci operativi del vecchio Consorzio nominando a reggerle soltanto manager non targati politicamente. Invece Prandini, tramite il Consorzio privo di presidente politico da sei mesi, ha imposto sinora esponenti dell'area de, nessuno dei quali è un manager di preparazione specifica nel settore portuale. Ieri il segretario regionale del psi, Delio Meoli, che è anche sottosegretario alla Difesa, ha attaccato apertamente il ministro Prandini: -I precedenti presidenti del porto di Genova, Giuseppe Dagnino e Roberto D'Alessandro, hanno tenuto sempre i partiti e la politica di basso profilo fuori della gestione por¬ tuale. Ora il ministro della Marina mercantile fa del porto un campo d'esercitazione per la lottizzazione più sfrenata. Siamo a livello d'una repubblica sudamericana. Che cosa c'è alla base di un tale, inconcepibile comportamento? Qualche calcolo elettorale legato alle "europee"? Non credo che la lottizzazione, dopo un inverno trascorso a combattere privilegi e corporativismi nel nome dell 'efficienza e della produttività, porti consensi-. A inasprire i rapporti tra psi e de c'è anche la nomina più importante di tutte, quella del presidente del porto: nonostante le assicurazioni a livello nazionale, è in sospeso la nomina di Rinaldo Magnani, attuale presidente della Regione Liguria. Se ne riparlerà con il futuro governo. p. 1.

Luoghi citati: Genova, Liguria, Porto