Quattro bombe contro Montedison

Quattro bombe contro Montedison Gli attentati a Milano, Rho e al traliccio che porta corrente all'Acna Quattro bombe contro Montedison DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO -— Con quattro esplosioni, la notte tra domenica e lunedì, è nato il «Movimento Ambientalista Armato», o qualcosa del genere. Obiettivo degli "estremisti ecologisti» (come li ha definiti la Digos): Montedison, la più grande industria chimica italiana. Due bombe a Milano, una a Rho, una a Cosseria (tra Cairo Montenotte e Cencio, in provincia di Savona). Tra le 2,15 e le 4,50 i bombaroli hanno piazzato cariche esplosive negli uffici della Shell Italia di via Londonio, nell'ingresso carraio della sede Montedison in via Illica, nella sottostazione elettrica dello stabilimento Vedril di via Pregnana a Rho, sotto un traliccio (nei boschi di Cosseria) della «linea elettrica Montedison» che rifornisce di energia gli stabilimenti dell'Acna a Cengio e dell'Agrimont a San Giuseppe di Cairo. Pochi danni a Milano città e in Liguria, grandi danni e grossi rischi per gli abitanti della zona a Rho. Una bomba incendiaria ha fatto saltare due trasformatori nella cabina elettrica della Vedril. Le fiamme si sono alimentate con l'olio combustibile e hanno disintegrato la cabina elettrica. I pompieri non hanno potuto bloccare subito l'incendio perché prima è stato necessario interrompere il flusso di corrente. Ci sono riusciti alle 8 di mattina, in tempo, comunque, per evitare che arrivasse al deposito di ammoniaca e di altre sostanze tossiche, distante poche decine di metri. La Vedril produce fari per auto, catarifrangenti, lastroni di materiale sintetico (quelli trasparenti che fanno da «tetto» alla stazione Centrale di Milano). Se il deposito delle «materie prime» fosse andato a fuoco ci sarebbe stato il pericolo di una «nube tossica». Lo stabilimento di Rho ha sospeso la produzione. Ufficialmente non c'è alcun testimone. Nel loro verbale i cara¬ binieri di Rho hanno potuto annotare «un'unica traccia» lasciata dal commando: un foro di 80 centimetri di diametro nella recinzione attorno alla cabina elettrica. E la Digos di Milano non ha nemmeno i soliti "personaggi con dei precedenti» da cui far partire le indagini. I neo «ambientalisti armati» italiani sembrano collegarsì idealmente ai gruppi Verdi-autonomi tedeschi che dal '77 associano violenza politica e valori ecologici. Se è così la «firma» degli attentati sta nel gran finale della notte dei fuochi: alle 4,50 «salta» il traliccio di Cosseria. E l'Acna di Cengio, "la fabbrica che ha avvelenato la Valle Bormida» — nelle intenzioni dei bombaroli — «deve» interrompere la produzione. Prima di agire in Liguria e a Rho, ieri notte, gli eco-terroristi avevano fatto altre due azioni, a Milano. La notte tra domenica e lunedì non è stata scelta a caso. La città era tutta un botto: migliaia di ti¬ fosi festeggiavano con clacson, fumogeni e mortaretti la vittoria dell'Inter in campionato. Le strade erano incontrollabili e il commando ha potuto compiere il suo raid indisturbato. Forse era un solo «gruppo di fuoco». Il giorno dopo tutti prendono le distanze. Lo fanno i parlamentari verdi del «Sole che ride» («Ci costituiremo parte civile nei procedimenti contro i responsabili degli attentati; questo tipo di azioni può far comodo soltanto al partito degli inquinatori; vedremo se è il caso di querelare il Tg2 che ha parlato di sospetti su gruppi di estremisti ecologi"). Lo fanno i Verdi Arcobaleno: l'unica arma dell'ambientalismo deve essere "la mobilitazione delle coscienze-; -a qualcuno, anche in vista della prossima competizione elettorale, forse torna comodo inquinare e svilire l'ondata ambientalista». (A pagina 8 altro servizio)

Persone citate: Cencio