La rivoluzione psicologica di Vatta

La rivoluzione psicologica di Vatta La rivoluzione psicologica di Vatta DAL NOSTRO INVIATO PISA—La città è mobilitata, l'ipotesi salvezza non si concretizzerà con una vittoria sul Toro ma i 2 punti sono indispensabili per sognare ancora. Sul fronte granata (la squadra affidata a Vatta ha trascorso la notte a Tirrenia), situazione diversa: 2 punti a Pisa sarebbero una grossa spinta «per uscire dalla trappola», come ha detto Skoro. Anche un punto avrebbe molta importanza. Chissà se serve ricordare ai granata di oggi che trent'anni fa il Torino era nelle stesse angosce. Campionato 195859. La quint'ultima giornata vedeva i granata sul campo dell'Inter. 17 maggio '59: un gol di Masiero spingeva i granata verso il fondo. Le altre quattro partite (vittorie su Spai e Padova in casa, sconfitte a Firenze e Roma) lasciavano i granata all'ultimo posto, consegnandoli alla B. Era l'anno del Talmone Torino, una T sulla maglia aveva portato 55 milioni nelle casse sociali. Non avevano evitato il collasso della squadra. Era l'anno nel quale il presidente Rubatto era stato catturato dalle «sirene» cittadine: basta col Filadelfia, Torino al Comunale come la Juve. E la Maratona, intesa come culla del tifo, era ancora da inventare. Era l'anno dei tre stranieri: l'attaccante Arce, paraguaiano, i centrocampisti Marchi, inglese, e Bonifaci, francese. Ed era ancora l'anno di Bearzot, di Crippa padre, del 19enne Vieri fra i pali. Ecco, proprio Lido Vieri avrebbe qualcosa da raccontare, in présa diretta. Non era un brutto Torino, aveva in Virgili un centravanti grezzo e potente (10 gol), ma non aveva cuore. Non poteva averlo per gli avvicendamenti alla presidenza (Rubatto, poi il reggente Leumann) c il parallelo caotico tourbillon di allenatori (Allasio, la coppia Ellena-Bertdoni, infine il magiaro Senkei). Anche questo Toro, per identiche baruffe dirigenziali e tecniche, non ha cuore. I giocatori guadagnavano allora e guadagnano (di più) oggi, ma senza una guida solida e continua non sanno trovare serenità e gol. La legge del calcio è impietosa, severa, ma giusta. Cerbi e De Finis han lasciato un bilancio valido, ma una squadra senz'ani- ma. Borsano sta dando passione e interesse, ma è arrivato a giochi compromessi. Ricordare il passato non è menar gramo. E' sottolineare come si può far di tutto — anche cambiare tecnico a cinque giornate dalla fine, per cercare una svolta almeno psicologica —, ma che oggi a Pisa la tappa delicatissima perla salvezza del Torino è in mano ai giocatori, il resto della società può solo soffrire. Vatta ha cercato di svegliare il gruppo, che ora deve rispondere sul campo. Non ci sono alternative. Vatta ha scelto un undici coerente, vuole un centrocampo attento a presidiar la zona (Sabato, Fuser e Comi), Edu rampa di lancio per Muller e Skoro, Brambati e Ferri terzini capaci anche di spingere. Soprattutto ha cercato di convincere i giocatori che non possono partir psicologicamente battuti se vogliono avere un minimo di chance. La chiave è quella giusta, se funziona lo vedremo all'Arena Garibaldi. Fra Pisa e Toro c'è una differenza di prezzo, di valori, di idee. Negli ultimi anni Kieft e Berggreen sono venuti dalla Toscana in Piemonte, il cammino inverso l'hanno compiuto Cavallo e Sclosa. Ma oggi Pisa e Torino sono sulla stessa barca. E si affrontano in una partita per uomini. Sapremo stasera chi ne ha di più. Bruno Perucca