La scure dell'afta sul settore dei suini
La scure dell'afta sul settore dei suini Oltre ad una nuova epidemia (costata 20 miliardi) c'è il problema dell'import La scure dell'afta sul settore dei suini Ora il mercato è stazionario, dopo la promettente ripresa dell'88, che aveva fatto seguito ad una delle stagioni più nere - L'anno scorso abbiamo speso all'estero oltre 1600 miliardi Sono più di 120 mila i suini abbattuti nelle ultime settimane per afta epizootica Sono stati finora denunciati 32 focolai nelle province di Modena e Reggio con un'appendice a Napoli. Le prime stime parlano di oltre 20 miliardi di danni. L'infezione, ricomparsa ai primi di marzo a Brescia, si è poi «trasferita» nel Modenese, in una zona ad alta densità suinicola. Così il virus (classificato come tipo «C») aggredisce ora porcilaie con migliaia di capi. La nuova ondata di febbre aft osa si è scatenata in un momento non facile per gli allevatori di suini, uno dei gruppi più dinamici del comparto zootecnico. Dopo la promettente ripresa del 1988, che aveva consentito un parziale recupero sull'annata precedente, una delle più «nere» in assoluto, si sta ora registrando una certa stasi di mercato. La consistenza del patrimonio suinicolo nazionale rimane attestata sui 9,2 milioni di capi, con una produzione lorda vendibile di circa 3000 miliardi di lire, n nostro grado di approvvigionamento nel settore è del 62,5% che significa che lo scorso anno abbiamo speso, per acquisti all'estero la cifra di 1646 miliardi Eppure gli italiani mangiano ancora meno carne suina degli altri cittadini europei; il nostro consumo complessivo annuo pro-capite non supera i 26 chili, contro una media europea di 38. Esistono quindi concrete possibilità di espansione anche perché la produzione suinicola opera sul doppio versante delle carni fresche e dei salumi. E proprio nei trasformati, pur prescindendo dai celebrati prosciutti di Parma e San Daniele, tutta la produzione na¬ zionale è, come qualità, di assoluto valore. L'industria di lavorazione delle carni suine, che rappresenta uno dei fiori all'occhiello del nostro settore alimentare per la modernità degli impianti e l'elevato livello tecnologico, è infatti riuscita, nel 1988, ad esportare 349.000 quintali di prodotto, per un totale di 322 miliardi di lire. D pregio gastronomico oggettivamente superiore della nostra produzione è prevalentemente legato al tipo di alimentazione, con larga componente di cereali, che i nostri allevatori, nonostante i costi crescenti, conti¬ nuano a preferire nel solco di una tradizione che deriva dall'allevamento famigliare. Purtroppo, afta a parte, le previsioni degli esperti per quest'anno non sono incoraggianti. La lunga siccità dovrebbe provocare un aumento dei prezzi mondiali delle granaglie, che inciderà sulle spese d'allevamento. All'orizzonte si profila un altro elemento negativo. La Cee ha in progetto di concedere un premio a chi aumenta la quota di cereali nei mangimi. Cosi i nostri concorrenti europei (soprattutto gli agguerriti olandesi) potranno, a costi contenuti sostituire parte dei sottoprodotti (ad esempio manioca) che attualmente usano perché disponibili a basso piezzo, migliorando la qualità delle loro produzioni a beneficio della competitività. I problemi sanitari non sono poi unicamente limitati al pericolo afta: infatti con il 1° gennaio 1990 anche l'Italia sospenderà i programmi di vaccinazione preventiva contro la peste suina classica, adeguandosi alle norme Cee che prevedono l'eradicazione della malattia Pur con la massima attenzione alle regole igienicosanitarie è inevitabile che, com'è successo negli altri Paesi che hanno già applicato il piano, si verifichino focolai di malattia Ora poiché le attuali disposizioni nazionali e comunitarie prevedono l'immediata eliminazione di tutti i capi infetti, gli allevatori, che hanno accettato malvolentieri l'abbandono della profilassi vaccinale, stanno premendo perché si predispongano in tempi rapidi tutti gli strumenti finanziari e procedurali per il sollecito risarcimento dei capi che dovranno essere abbattuti. Mario Valpreda
Persone citate: Mario Valpreda, Modenese
Luoghi citati: Brescia, Italia, Modena, Napoli, San Daniele
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