Nasce il mago informatico di Piero Cerati

Nasce il mago informatico Riuniti a Saint-Vincent 500 prestigiatori di tutto il mondo per il convegno annuale Nasce il mago informatico In America tecniche e giochi sono progettati con il computer - In Italia ci si affida alla fantasia: il giro d'affari per i «trucchi» sfiora i cento miliardi all'anno - «Vogliamo l'albo professionale» DAL NOSTRO INVIATO SAINT-VINCENT — I maghi non vestono come Mandrake, ma in doppio petto o casual: sono arrivati in cinquecento da tutto il mondo a St-Vincent, per il Congresso internazionale organizzato dal circolo Amici della magia di Torino. Tutti hanno un biglietto da visita curioso: Manfred Thuum, tedesco, sostiene di guidare l'auto con gli occhi bendati, il malesiano Shaun Yee non ha timore di trafiggere la sua assistente con trenta spade d'acciaio, mentre lo svizzero Jean Garance divide in due la sua partner. A St-Vincent sono giunti i veri maghi, cioè quelli falsi (altri non ne esistono) perché ammettono che la loro magia è un trucco, un gio¬ co, un'illusione sorretta da abilità professionale e attrezzi tecnici, n pubblico è ingannato, ma bonariamente perché si diverte anche se il prestigiatore si limita a tirar fuori dal cilindro il solito coniglio. 'Ma lei è sicuro che sia proprio un coniglio?», chiede con espressione ironica Victor Balli, patron del Congresso e direttore degli «Amici della magia». Ad ogni gioco si insinua un dubbio: le tortore che volano via bianche sono vere o finte? La risposta è un sorriso: ogni mago tiene per sé i segreti del mestiere. A St-Vincent nelle sale e salette del Grand Hotel Billia le dimostrazioni dei «grandi» prestigiatori non sono mancate, ma ad assistervi erano sempre e soltanto loro: i ma¬ ghi, anzi gli apprendisti, gli allievi usciti dalla scuola di Torino, frequentata anche da avvocati, medici ingegneri, operai, che si dilettano di prestidigitazione. E'arrivato anche Channing Follock, non a cavallo d'una scopa (c'è anche un trucco per questo genere di esercizio), ma con un Jumbo a Ginevra, poi in auto in Valle d'Aosta. Nel 1958 recitò nel film «Scaramouche». Non c'è il fenomeno David Copperfield, ma l'asso della comicità, Bob Little, che mette in mano all'ignaro visitatore un fiammifero e lo fa drizzare di scatto tra sibili acuti mentre un fazzoletto rosso svolazza uscito chissà da dove. Semplice? 'Il trucco è basato sull'elettronica», dice Victor Balli. Alle spalle dei manipolatori c'è l'«hlgh-tech»: gli americani sono maestri nell'inventare e costruire gli attrezzi dei maghi e in Italia il giro d'affari dei «trucchi» è stimato sui 100 miliardi l'anno. Umberto Palmer! e Angela Gargano, marito e moglie, di Palermo, hanno cominciato con il «tagliare» le donne in due, poi in tre, ora sono giunti a sei pezzi: la cassa magica costa un milione e mezzo. «Afa la tecnica non basta — spiega Palmeri — perché bisogna saper usare l'attrezzo, presentare il gioco». E intanto indica una sorta di Dama di Norimberga vericale, irta di chiodi. C'è anche una «Casa delle bambole» per trafiggere con dodici spade la propria partner. Ma perché la «vittima» è sempre una donna? «Sono poche le illusioniste», dice Victor Balli. Forse perché dovrebbero chiamarsi streghe. 'No. La prestidigitazione ha origine antica, è già descritta in un papiro egizio dell'epoca di Cheope, il faraone della grande piramide, quando la donna era costretta a un ruolo di subordine. Una tradizione difficile da cancellare». Parapsicologìa, trasmissione del pensiero, divinazione, precognizioni non hanno nulla a che vedere con i prestigiatori: 'Noi diciamo che il trucco c'è, ma non si vede», spiega Carlos Ferrandis «Magicus», di Barcellona. E Insiste: 'Da tempo chiediamo un albo professionale in difesa della categoria». Piero Cerati