In crociera sul killer della Poria di Guido Coppini

In crociera sul killer della Poria Lo Stockholm sarà trasformato a Genova in nave di lusso In crociera sul killer della Poria L'ex rompighiaccio è arrivato nel porto dal quale partì il transatlantico italiano nel suo ultimo viaggio -1 marinai liguri parlano di un'offesa ai 46 morti nel disastro del '56 - Gli stessi armatori hanno comprato anche l'Achille Lauro GENOVA — Le navi in porto sono poche, e soprattutto grandi portacontainer che non esercitano alcun fascino nel curiosi che, nel sabato di sole, vagano sulle banchine: sono enormi blocchi sui quali si aggirano tecnici In camice bianco. L'attenzione viene rivolta invece all'ex «Stockholm», un tempo rompighiaccio della Marineria svedese, che nella notte (ora locale) del 25 luglio 1956 speronò il transatlantico Andrea Dona al largo dell'isola di Nantucket, poche miglia da New York, dove stava per arrivare. Vi furono 46 morti e decine di feriti. Trasformato in una normale nave, col nome nuovo di «Wolker», l'ex rompighiaccio ha attraccato l'altra notte alla testata di Ponte Assereto: ed è da questa piazzuola che molti cannocchiali puntano sulla prua della Wolker alla ricerca di quel gigantesco rostro di ferro che penetrò («come una lama nel burro», si legge nella dichiarazione di un perito) nel ventre dell'Andrea Doria. Ma il rostro non c'è più, la prua è stata completamente rifatta; nonostante siano trascorsi 40 anni dal suo varo, avvenuto nei cantieri svedesi di Gotenburg, la nave si appresta ad essere trasformata in una unità da crociera. Ci sarà forse una piscina con solarium su quella prua che irruppe con incredibile violenza nella struttura del transatlantico, aprendo un vortice d'acqua che spazzò via decine di passeggeri. Fecero appena in tempo ad accorgersene centinaia di persone che, nel salone delle feste (l'orchestra suonava Arrivederci Roma) stavano festeggiando le ultime ore a bordo. La notizia sconvolse il mondo che segui sugli schermi l'agonia del transatlantico, una lenta morte durata 11 ore. E sorprese: si era sempre ritenuto che, dopo il Titanic ( anche in quella notte "fervevanale danze*, come scrisse- ro 1 cronisti dell'epoca) nessuna tragedia del mare di quelle proporzioni avrebbe potuto avvenire, per l'irruzione nella tecnica navale di tecnologie di massima sicurezza. L'ex Stockholm sarà ristrutturato nei «Cantieri Navali Varco Chiappella», spesa prevista una cinquantina di miliardi, progetto degli architetti navali Luigi Vicini e Pietro Moncagatta. L'operazione impiegherà 60 addetti del cantiere genovese ed altri 300 dell'indotto, fra saldatori, tubisti, carpentieri delle compagnie dei rami industriali e carenanti del porto di Genova. 'Contiamo di consegnare la nave pronta nel prossimo dicembre, faremo un regalo di Natale agli armatori', dice Vittorio Chiesa, presidente dei cantieri «Varco Chiappella», il quale aggiunge di essere rimasto stupito dalla resistenza delle strutture in ferro dell'ex rompighiaccio. 'Nessuna saldatura ha ceduto'. Naturalmente, per il ruolo al quale è destinata (crociere nel Mediterraneo) la nave è obsoleta. «E* come un manichino perfetto sul quale bisognerà adattare un abito', è l'efficace immagine di un tecnico. Gli armatori sono Buontempo e Pianura che hanno già rilevato l'Achille Lauro, anch'essa destinata a crociere. Un altro dramma del mare che diventa business: si torna a danzare nella grande sala dove 1 passeggeri furono terrorizzati dall'assalto di un commando palestinese. Fu ucciso un crocieri¬ sta, Leon KUnghoffer, ebreo settantenne: da quella murata 1 crocieristi, forse attratti dal fascino morboso, potranno guardare l'orizzonte bevendo un drink. Lo Stockholm, dopo il sinistro, fu utilizzato per trasporti merce e per conto della Germania Orientale, poi trasformato ad Olso in un albergo galleggiante. Poteva essere un affare: lo hanno capito i nuovi armatori, decidendone l'acquisto per una cifra che non viene rivelata, ma che si ritiene estremamente modesta, sui cinque miliardi di lire. La nave è lunga 158 metri, larga 21, stazza 12.165 tonnellate. 'Diventerà un gioiello del mare», assicurano al cantiere genovese, tra i più qualificati d'Europa e che, lavorando molto per l'e¬ stero, non ha pagato prezzi eccessivi alla crisi del porto della Lanterna. A lavori ultimati vi saranno quasi 500 cabine per 600 crocieristi, 220 di uomini di equipaggio. Sul nome c'è ancora incertezza. Sarà sicuramente italiano (la parola Wolker sarà sollecitamente cancellata dalle fiancate), forse «Surriento», in onore del primo mitico piroscafo a vapore della flotta Lauro. Gli armatori la utilizzeranno al massimo per il periodo dei campionati di calcio, sia per il trasporto da una città di mare all'altra, sia per crociere nel Mediterraneo. I cantieri disporranno a bordo schermi giganti: vi si potranno vedere le partite del Mondiale comodamente sdraiati sul ponti. Ieri, a Ponte Assereto, qualcuno indicava la nave bianca dicendo: 'Guarda, lo Skoglund*, confondendo il nome del rompighiaccio con quello di un giocatore di calcio svedese degli Armi Sessanta. La memoria storica ha dei vuoti. Ma a far confusione sui nomi non erano certamente liguri, che non hanno dimenticato la tragedia al faro di Nantucket, il pauroso inclinamento della nave fino all'Inabissamento nella «fos-, sa» atlantica. Molti ritengo-' no quanto meno sgradevoli i futuri ozi! di bordo su una nave alla quale — quasi tutti gli esperti sono d'accordo — va la responsabilità della collisione. Tanto più che il lungo contenzioso non è ancora finito; sono rimaste ferite sulle quali — dice un comandante — «ora si sta spargendo saie». L'ex Stockholm nel porto di Genova è, in un certo senso, uno choc, se non proprio una provocazione, per chi ricorda una vicenda che ha seminato lutti, ingiustizie, episodi da chiarire, gesti nobili (come l'abnegazione di alcuni marittimi) e meno nobili, come 10 svuotamento di alcune cassette di sicurezza dei passeggeri, e l'eccessivo affollamento di membri dell'equipaggio nelle prime scialuppe. Oltre ad un autolesionismo italiano: il capitano Calamai dell'Andrea Doria fu isolato, mentre il suo collega "svedese ebbe subito il comando di un'altra nave. "Un insulto a tutti noi» è una reazione che sì raccoglie ancora al collegio Capitani di Mare di Genova. 11 capitano Calamai mori poco tempo dopo di crepacuore. 'Avrebbe voluto affondare con la sua nave — ricorda uno dei medici che era a bordo — e alcuni di noi lo spinsero quasi a forza in una scialuppa'. Due giorni prima di morire disse: 'In realtà ho smesso di vivere nel momento in cui mi resi conto che saremmo colati a picco». Guido Coppini Genova. Attraccato a Ponte Assereto, l'ex Stockholm che nel '56 (a sinistra con la prua squarciata) affondò l'Andrea Doria (a destra)