Urss, battuti i riformisti di Emanuele Novazio

Urss, battuti i riformisti Il Congresso del Popolo vota per il Soviet 542 burocrati Urss, battuti i riformisti Con scarse eccezioni - La vittima più illustre è Eltsin - Alcuni bocciati minacciano di creare un gruppo d'opposizione - L'economista Popov: «Ha vinto l'apparato, chi vincerà i negozi vuoti?» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — I progressisti sconfitti, Boris Eltsin'e altri illustri nomi della riforma radicale esclusi dal Soviet Supremo, un'elezione che ha scatenato il «Congresso» con accuse a Gorbaciov di voler manipolare l'assemblea e che ha raccolto migliaia di persone, a notte, al Parco Luzniki, in una spontanea manifestazione di protesta. E soprattutto, propositi manifesti di costituire un'opposizione organizzata e di continuare a dar battaglia nonostante la disfatta, per impedire lunedì l'elezione di Anatoli Lukyanov, candidato di Gorbaciov alla vice-presidenza. Dopo la lunga notte del voto per la scelta dei 542 deputati che avranno il potere legislativo reale, l'mterminabile giornata dello scontro politico entrato ormai nell'Istituzione, il più aspro e il più violento mai avvenuto al «Congresso» e davanti al Paese, in diretta per radio e alla tv, con conseguenze che graveranno a lungo, nella vita politica e sociale, con un impatto collettivo dalle implicazioni difficili a valutare ancora, con la prospettiva di un inasprirsi della lotta, in Parlamento e -fra la gente che ha visto deluse le sue attese e i suoi candidati esclusi», come un deputato gridava alla tribuna, ieri. E" cominciato subito, appe¬ na noti i risultati, appena nota la bocciatura di Boris Eltsin alla Camera delle Nazionalità, appena chiaro che l'espediente adottato nella lista della Repubblica Russa, dodici candidati per undici seggi, era rivolto proprio contro di lui, Eltsin, considerati i meccanismi elettorali. Eltsin ha ottenuto 1185 voti a favore, 984 contrari e una maggioranza superiore a quella necessaria all'elezione, il 50 per cento. E' arrivato a un soffio dal rivale Vitaly Vorotnikov, membro del Politburo e presidente del Soviet Supremo della Repubblica Russa. Ma è arrivato dodicesimo, e l'esclusione è stata automatica. Se la lista russa fosse stata come quella di tutte le altre Repubbliche, e dunque «chiusa», con lo stesso numero di candidati e seggi, Eltsin ce l'avrebbe fatta. L'uomo che ha raccolto quasi il novanta per cento dei voti a Mosca, alle elezioni del 26 marzo, è invece fuori dall'organismo legislativo vero e proprio, e non è un caso dunque che la protesta in aula, ieri, sia stata scatenata alla notizia della sua esclusione, prima ancora che i risultati del voto alla Camera dell'Unione confermassero la disfatta dei progressisti, attraverso una lunga lista di esclusioni illustri, dalla sociologa Zaslavskaia all'economista Popov allo storico Stankevich. Perché il «no» a Eltsin sembra essere soltanto l'aspetto più simbolico e visibile di un'operazione diventata chiara alla vigilia del voto, la notte precedente, quando le liste definitive per il Soviet colme di uomini dell'apparato sono state consegnate ai deputati. "Considerate le qualità delle persone che ne fanno parte, abbiamo creato un Soviet Supremo di stampo staliniano o brezneviano, e non so bene se Gorbaciov dà retta alla maggioranza aggressiva e obbediente che capovolge le decisioni attese dal popolo oppure le manipola», ha detto lo storico Afanasiev mentre una parte dell'assemblea era in piedi e applaudiva, mentre Gorbaciov restava impassibile e ascoltava, mentre a decine esprimevano il proprio disappunto fischiando. "Abbiamo appoggiato Gorbaciov, ma adesso è chiaro che l'apparato cerca la rivincita: un gruppo di deputati moscoviti formerà un gruppo separato», ha detto Gavril Popov disegnando per la prima volta l'ipotesi di un'opposizione organizzata in seno al Parlamento, ma certo pronta a mobilitarsi al suo esterno, disposta forse a ramificarsi nelle pieghe delle istituzioni. Perché la denuncia di Popov questo annunciava, ieri: "In una seduta di dodici ore abbiamo avuto non più di tré o quattro ore di dibattito. E' spaventoso, che cosa pensa di poter fare questa gente che non sa neppure organizzare il lavoro di una sala dei Congressi ? Il nostro popolo è molto paziente, ma per quanto tempo potrà ancora tollerare tutto questo?», diceva dal podio, e di nuovo una parte dell'assemblea applaudiva, un'altra dava segni d'impa-, zienza, e Gorbaciov ascoltava senza fare cenni. Pino a che, più tardi, il Presidente ha replicato ma con poche considerazioni appena, in attesa del discorso programmatico di domattina: poche parole contro il "pericolo delle frazioni che porterebbe allo scisma» e contro l'accusa di voler manipolare l'assemblea, ma senza una condanna totale o un rifiuto collettivo dell'analisi di Afanasiev e di Popov, e un appello a «non precipitare davanti a un tema serio che bisognerà discutere a lungo». Perché ancora una volta, nella seduta inaugurale del «Congresso», Gorbaciov ha confermato la sua linea: non ha mai negato attenzione e considerazione per le voci più radicali, vi ha riconosciuto e ammesso anzi propositi di riflessione e stimolo, ma l'esito è stato quello abituale della «guida dall'alto». Fino all'ultimo. Poco prima di chiudere il dibattito, ieri sera, Gorbaciov ha proposto Lukyanov per la vice-presidenza, un ruolo chiave considerato il doppio incarico del Presidente. Ha cercato d'imporlo, come la Costituzione gli consente del resto, ma prima che i lavori venissero rinviati a lunedi s'è levata immediata la protesta della sala, ancora una volta subito affidata a Sacharov: "Nei mesi scorsi sono stati approvati decreti molto criticati dall'opinione pubblica, la legge sulle manifestazioni, la legge sui delitti contro lo Stato: un passo indietro di fronte all'iniziativa democratica. Che ruolo ha giocato Lukyanov nell'approvazione di quei decreti che hanno scatenato di nuovo la macchina delle persecuzioni?», ha chiesto Sacharov. "Gli elettori si aspettavano dell'altro», riassumeva il deputato Pewrshin di Irkutzk. Gorbaciov risponderà domani. Emanuele Novazio (Altri servizi a pag. 5)

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