E stasera Eaichem e Philips non possono tirarsi indietro

E stasera Eaichem e Philips non possono tirarsi indietro BASKET A Livorno quinta ed ultima sfida scudetto E stasera Eaichem e Philips non possono tirarsi indietro Hanno già sprecato un'occasione a testa nella più lunga maratona tricolore Una squadra senza gioco, la Philips, un gioco con mezza squadra, l'Enichem. Chi vincerà la finale più lunga della storia del basket? La risposta questa sera, ore 17,50 in diretta tv, arbitri Grotti e Zeppilli (!). Si e arrivati dunque alla quinta partita, per la prima volta da che esistono i playoff. Un epilogo previsto da qualcuno (Sandro Gamba, per esempio) alla vigilia, ma impensabile nei modi in cui s'è realizzato. Vittoria di Livorno e Milano in casa, e fin qui tutto bene. Poi la storia è impazzita e chissà se rinsavirà nel finale. Casalini e Bucci sono d'accordo neli'assegnarsi un cinquanta per cento ciascuno. Incertezza grande, non splendida. Perchè la vena di pazzia che ha percorso tutto il campionato di basket si spiega con tanta mediocrità, l'assenza di una squadra leader e di veri fuoriclasse. Ci sono alcuni buoni giocatori, sparsi nei tanti piccoli principati voluti e mantenuti dalla Lega, contro ogni logica. Ma qualcosa di grande in questa stona infinita dello scudetto si può trovare. Per esempio quel signore elegante e pallidissimo, che dopo la partita di Milano è passato a salutare dirigenti e giornalisti. I giornalisti avrebbero dovuto passare a salutare lui, Alberto Bucci, grazie al quale hanno qualcosa da raccontare. Bucci sta compiendo un'impresa miracolosa. E' arrivato a Livorno e dall'A2 in tre anni ha compiuto il grande balzo in avanti. Ora è a un passo da uno scudetto non annunciato. Aveva una squadra piena di limiti e li ha saputi trasformare in pregi. La leggerezza è diventata velocità, la panchina corta ha cementato un gruppo perfetto che gioca a memoria. Prima di Bucci, Fantozzi e compagni erano -mezzi giocatori-, puntellati da mezzi americani. Oggi sono -giocatori universali», capaci tutti di difendere e attaccare, di trovare all'interno della squadra quella varietà di schemi e ruoli che l'assenza di rincalzi vieterebbe. Un magnifico balletto, insomma, che ha fatto girare la testa al campionato. Ma la vera impresa di Bucci è stata quella di -ipnotizzare- i suoi tra la terza e la quarta partita, di convincerli che lo scudetto non era perso dopo la batosta su- bita in casa. Secondo il suo stile, senza lanciare guerre sacre alla Bianchini, parlando poco o nulla degli arbitraggi e degli avversari. Di grande c'è anche l'entusiasmo di Livorno. Una citta tutta appesa a un canestro, come l'anno scorso Pesaro. La vita della Libertas può ricominciare a quarant'anni. col primo titolo, l'Open di Roma, la Coppa Campioni isi conoscono già le avversarie più pericolose, la Jugoplastika campione d'Europa, il solito Maccabi, il Barcellona che ha fatto fuori alla quinta finale il Rea! di Petrovic), il nuovo palazzetto da 8500 posti, il cui progetto dorme nei cassetti da anni, in attesa, chissà, proprio dello scudetto. Senza la pedina più importante. Alberto Bucci ha le valigie pronte per Verona. E Milano? Di grande è rimasto l'orgoglio. E la stanchezza. Un Casalini depresso ha commentato: «A Milano avevamo troppa tensione, troppa carica: è subentrato una specie di blocco, che ci ha fatto tremare le mani. Non direi che siamo rimasti senza benzina, anzi di benzina ne avevamo troppa, il motore si è ingolfato. Resto convinto che abbiamo giocato bene e tirato in maniera ignobile, il che significa che in quei momenti le mani tremavano davvero-. E ha chiuso, amaro: -La nostra fesseria l'abbiamo fatta. Ci siamo come liberati di un peso. Peggio di giovedì non possiamo fare». Si ricomincia da due a due, tra due squadre che hanno già vinto e perso, una volta ciascuna, questo lungo strano scudetto. c. mal.